Messe latine antiche nelle Venezie
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Trent'anni fa l'appello a Paolo VI
per la messa antica firmato
da Agatha Christie

di Fabio Marino

 

Giusto trent'anni orsono, "The Times" del 6 luglio 1971 pubblicava Appeal to Preserve Mass Sent to Vatican, il testo di un memorandum alla Santa Sede sottoscritto da un gruppo di intellettuali, personalità del mondo della cultura e dell'arte di lingua inglese. Tra i tanti nomi noti, suscitò maggior impressione quello della celebre scrittrice Agatha Christie. A quanto si dice la sua adesione avrebbe impressionato molto lo stesso papa Paolo VI il quale - anche e soprattutto in seguito a questo appello - pochi mesi dopo diede il permesso di celebrare la messa antica per l'Inghilterra e il Galles, il c. d. "indulto di Agatha Christie".

Era stato l'arcivescovo di Westminster, card. John Heenan, il successivo 29 ottobre, a nome della Conferenza episcopale dell'Inghilterra e del Galles, a presentare al papa l'opportunità della concessione, come riferisce mons. Annibale Bugnini nel suo libro La riforma liturgica (1948-1975)², Roma, Centro Liturgico Vincenziano, 1997 (1ª ed. ivi, 1983), p. 298, Bugnini riporta il testo di un appunto di pugno di Paolo VI :

"Al venerato Padre Annibale Bugnini, Segretario della S. Congregazione per il Culto Divino, trasmetto l'unita lettera del Card. John Heenan, Arcivescovo di Westminster, la quale fa seguito a domande espresse a voce nell'Udienza del 29 corrente; e prego Lei di dare, d'accordo con il Cardinale Prefetto, le risposte dovute, prima che il card. Heenan, finito il Sinodo, riparta da Roma.

Codesta S. Congregazione deve aver già dato istruzioni in proposito... Ad ogni modo penso che alla prima domanda si debba dare, a giudizio dello stesso Card. Arcivescovo, riscontro favorevole, con le debite formule; e così anche alla seconda, dove particolari circostanze giustifichino la concessione. Il Cardinale ‘oratore' merita ogni riguardo e fiducia.

Grazie, voti e benedizioni. Paulus PP. VI - 30 ottobre 1971"

Riporta pure il tenore della concessione, diretta ai singoli ordinari dell'Inghilterra e del Galles in data 5 novembre 1971 (ibid.):

"... di permettere a certi gruppi di fedeli in speciali occasioni, di partecipare alla messa celebrata secondo i riti e i testi del precedente Messale Romano, pubblicato con Decreto della Congregazione dei Riti, il 27 gennaio 1965, con le modifiche apportate dalla Istruzione del 4 maggio 1967".

Il documento raccomandava la massima prudenza e riservatezza, ed esso stesso non fu pubblicato. Si può osservare come il permesso fosse dato ai vescovi, e rappresenti in qualche modo il modello di quello che sarà poi l'indulto del 1984. Solo che nel 1984 la Santa Sede decise che si usasse il messale di prima del Concilio Vaticano II, quello del 1962, togliendo in tal modo di mezzo e abrogando l'editio typica del 27 gennaio 1965 con le successive modifiche del 1967. L'abrogazione è stata confermata poi dal Motu proprio Ecclesia Dei.

È noto come, nonostante le numerose richieste, l'indulto d'Inghilterra e Galles non fu mai esteso ad altri paesi, ovvero all'intera Chiesa. Va pure ricordato che appelli degli uomini di cultura - senza distinzione tra cattolici e non, perché la messa antica veniva rivendicata quale valore universale di cultura e di civiltà -, di contenuto analogo del più famoso del 6 luglio 1971, giunsero al papa da vari paesi. Vi fu anche quello cui aderirono parecchi intellettuali italiani, tra cui Romano Amerio, Gianfranco Contini, Augusto del Noce, Giacomo Devoto, Giorgio Bassani, Carlo Laurenzi, Mario Luzi, Eugenio Montale, Guido Piovene, Nino Rota (cfr. "Una Voce Notiziario" n° 7, 1971, pp. 8 s.).

Ecco l'appello pubblicato sul Times, con una traduzione italiana.

 

Appeal to preserve Mass sent to Vatican

The following appeal to preserve the Roman Catholic Mass in its traditional form has been sent from Britain to the Vatican. Similar appeals, ecumenical and non-political, have been made from other countries: -

One of the axioms of contemporary publicity, religious as well as secular, is that modern man in general, and intellectuals in particular, have become intolerant of all forms of tradition and are anxious to suppress them and put something else in their place.

But, like many other affirmations of our publicity machines, this axiom is false. Today, as in times gone by, educated people are in the vanguard where recognition of the value of tradition is concerned, and are the first to raise the alarm when it is threatened.

If some senseless decree were to order the total or partial destruction of basilicas or cathedrals, then obviously it would be the educated - whatever their personal beliefs - who would rise up in horror to oppose such a possibility.

Now the fact is that basilicas and cathedrals were build so as to celebrate a rite which, until a few months ago, constituted a living tradition. We are referring to the Roman Catholic Mass. Yet according to the latest information available in Rome, there is a plan to obliterate that Mass by the end of the current year.

We are not at the moment considering the religious or spiritual experience of millions of individuals. The rite in question, in its magnificent Latin text, has also inspired a host of priceless achievements in the arts - non only mystical works but works by poets, philosophers, musicians, architects, painters and sculptors in all countries and epochs. Thus, it belongs to universal culture as well as to churchmen and formal Christians.

In the materialistic and technocratic civilization that is increasingly threatening the life of mind and spirit in its original creative expression - the word - it seems particularly inhuman to deprive man of word-forms in one of their most grandiose manifestations.

The signatories of this appeal which is entirely ecumenical and non-political, have been drawn from every branch of modern culture in Europe and elsewhere. They wish to call to the attention of the Holy See the appalling responsibility it would incur in the history of the human spirit were it to refuse to allow the traditional Mass to survive, even though this survival took place side by side other liturgical forms.

Signed:

Harold Acton, Vladimir Ashkenazy, John Bayler, Lennox Berkeley, Maurice Bowra*, Agata Christie, Kenneth Clark, Nevill Coghill, Cyril Connolly, Colin Davis, Hugh Delargy, †Robert Exeter, Miles Fitzalan-Howard, Constantine Fitzgibbon, William Glock, Magdalen Goffin, Robert Graves, Graham Greene, Ian Greenlees, Joseph Grimond, Harman Grisewood, Colin Hardie, Rupert Hart Davies, Barbara Hepworth, Auberon Herbert, John Jolliffe, David Jones, Osbert Lancaster, F. R. Leavis, Cecil Day Lewis, Compton Mackenzie, Georgie Malcolm, Max Mallowan, Alfred Marnau, Yehudi Menuhin, Nancy Mitford, Raymond Mortimer, Malcolm Muggeridge, Iris Murdoch, John Murray, Sean O'Faolain, E. J. Oliver, Oxford and Asquith, William Plomer, Kathleen Raine, William Rees-Moog, Ralph Richardson, †John Ripon, Charles Russell, Rivers Scott, Joan Sutherland, Philip Toynbee, Martin Turnell, Bernard Wall, Patrick Wall. E. I. Watkin, R. C. Zaehner.

*Sir Maurice Bowra died on Saturday.

 

Appello per il mantenimento della messa inviato alla Santa Sede

Il seguente appello per il mantenimento della messa romana tradizionale è stato trasmesso da Londra alla Santa Sede. Appelli consimili - ecumenici e apolitici - sono pervenuti anche da altri paesi.

"Uno degli assiomi dell'informazione contemporanea, anche religiosa, è anche che l'uomo moderno, soprattutto l'intellettuale, sarebbe divenuto intollerante di tutte le forme della tradizione e ansioso di sopprimerle o sostituirle.

Come molte altre, questa apodittica affermazione è falsa. Anche oggi, come nel passato, è proprio la cultura a riconoscere più ampiamente il valore delle tradizioni e ad allarmarsi più vivamente per i pericoli che la minacciano.

È evidente che se un ordine insensato decretasse la demolizione totale o parziale di tutte le basiliche e le cattedrali, sarebbe ancora una volta la cultura - al di là di qualunque tendenza o confessione - a levarsi per prima, e con orrore, contro la possibilità di una tale follia.

Si dà il caso però che basiliche e cattedrali siano state edificate dai popoli cristiani per celebrarvi un rito antico duemila anni, che fino a pochi mesi era una tradizione universalmente vivente. Alludiamo alla messa cattolica tradizionale. Essa, secondo informazioni recenti, dovrebbe cessare di esistere alla fine del 1971.

Anche a non voler considerare qui l'esperienza religiosa e spirituale di milioni di persone, questo rito, nei suoi magnifici testi latini, ha dato vita a una folla di opere infinitamente preziose: non soltanto di mistici e dottori, ma di poeti, filosofi, musicisti, architetti, pittori e scultori tra i più grandi, in ogni paese e in ogni epoca.

Si può ben dire, dunque, che esso appartiene alla cultura universale non meno di quanto appartenga alla Chiesa e ai fedeli.

In una civilizzazione materialistica e tecnocratica che minaccia sempre più la vita stessa dello spirito e dell'intelletto nella sua espressione creativa originaria - la parola - sottrarre agli uomini questa parola in una delle sue massime manifestazioni appare particolarmente disumano.

I firmatari di questo appello - eminentemente ecumenico e apolitico - rappresentano ogni ramo della cultura moderna internazionale. Essi chiedono con la massima gravità alla Santa Sede di Roma di voler considerare a quale tremenda responsabilità andrebbe incontro di fronte alla storia dello spirito umano se non consentisse a lasciar vivere in perpetuità la messa tradizionale, sia pure a fianco di altre forme liturgiche".

(seguono 57 firme)

(cfr. "Una Voce Notiziario" n° 6, 1971, p. 4)

 

 

 

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Inserito il 26 settembre 2001

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