Messe latine antiche nelle Venezie
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Pellegrinaggio giubilare di Una Voce delle Venezie nella basilica di Aquileia

di Giordano Brunettin

 

Il Coordinamento delle Venezie di Una Voce ha inteso fruire nel modo più opportuno delle straordinarie possibilità di grazia indulgenziale offerte dall'anno santo del 2000, indicendo un pellegrinaggio di tutti gli associati e dei fedeli che sostengono le sante messe nell'antico rito romano presso un'emblematica mèta giubilare. Essa è stata subito e naturalmente individuata nella veneranda cattedrale di S. Maria Assunta di Aquileia: non soltanto per la circostanza di essere chiesa indulgenziale per le archidiocesi di Gorizia e di Udine, ma anche per l'alto suo valore simbolico ed evocativo per tutte le genti cristiane insediate sui territori dell'antica provincia romana Venetia et Histria, la X regio Augusta, cui, per altro, si richiama lo stesso coordinamento.

In Aquileia, infatti, sorse la prima comunità di credenti in Gesù Cristo, destinata a conoscere le persecuzioni e le palme del martirio; da Aquileia partì poi l'evangelizzazione della X regio, prendendo le mosse dalla predicazione apostolica; in Aquileia si organizzò la Chiesa delle Venezie con tanto fervore da riuscire a erigere una grandiosa cattedrale e a tappezzarla di meravigliosi musaici appena tolte le restrizioni imperiali alla fede cristiana (313); fervore che per tutto il IV secolo seppe dare vita a un collegio di chierici, quasi chorus beatorum, forse anticipazione della regola di vita comune agostiniana, cui si abbeverarono Rufino di Concordia, Girolamo di Stridione, Cromazio, che diventò vescovo di Aquileia. E proprio nell'aula della cattedrale di Aquileia venne celebrato nel 381 il concilio delle provincie occidentali destinato, sotto la guida di Ambrogio di Milano e con lo zelo di Cromazio, a stroncare l'eresia ariana che ancora allignava nelle regioni tra Italia e Illirico. Nei secoli del medioevo, infine, prese definitivamente forma la grande metropoli aquileiese, adornata del titolo patriarcale e del pallio, nella quale trovarono alimento spirituale e religioso e ordinamento ecclesiastico le popolazioni italiche, tedesche e slave tra Como, la Drava e la Kulpa.

Queste parvero ragioni sufficienti per riunire in Aquileia aderenti e fedeli in una manifestazione giubilare che proponesse ancora il tesoro spirituale e civile della tradizione aquileiese, e la rendesse presente nelle forme liturgiche e devozionali meglio rispondenti all'intimo significato di quella tradizione.

Sabato 6 maggio 2000 è stato, dunque, celebrato il pellegrinaggio presso la cattedrale di Aquileia: dalle varie parti dell'Italia settentrionale e dall'Austria sono convenuti associati e fedeli, affrontando i disagi di lunghe trasferte in perfetto spirito di pellegrinaggio, e alle ore 11 è cominciata la messa solenne all'altar maggiore della antica chiesa. Dopo oltre trent'anni sotto le venerande volte è risonato ancora l'antico rito romano, quasi rompendo il ghiaccio di un inverno liturgico trapunto di autoumiliazioni e di arroganze pauperistiche. Ha celebrato don Antonio Lotti, cappellano professo del Sovrano Militare Ordine di S. Giovanni di Malta e parroco di Corona, delegato arcivescovile per le messe in rito romano antico per l'archidiocesi di Gorizia, e ha proclamato l'evangelo don Nello Marcuzzi del clero udinese, elevando il canto in tono patriarchino dal quattrocentesco pergamo patriarcale. Erano presenti il sindaco di Aquileia, i presidenti di Una Voce Austria e Italia.

Mentre si svolgeva ordinatamente il sacro rito e si intonavano i canti del grande patrimonio della musica liturgica cattolica a opera della venerabile Nuova confraternita San Giacomo di S. Martino al Tagliamento (Pn) e della Corale Portelli di Mariano del Friuli (Go), oltre ad annoverare la presenza di quanti componevano il pellegrinaggio e altri di diversa provenienza recatisi appositamente per assistere a un rito cattolico che è stato sottratto all'amore dei fedeli, in tutto più di un centinaio di astanti, va registrato il transito per l'aula basilicale di nutriti gruppi di passaggio per l'antica metropoli. E da parte di numerosi componenti di queste folle in transito non sono mancati segni di meraviglia e di commozione nel rivedere e nel riascoltare - o nel vedere e ascoltare per la prima volta - inaspettatamente la messa celebrata e cantata nelle forme e nei modi che erano stati quelli dei propri padri, ma soprattutto erano stati quelli di tutti i santi, dottori, papi e vescovi della Chiesa cattolica.

L'omelia di don Lotti non ha mancato di sottolineare come le celebrazioni secondo l'antico rito non soltanto siano in perfetta sintonia con il volere del Santo Padre, ma anche rispondano oggettivamente a una profonda e irreprimibile esigenza di decoro e di salvaguardia liturgica, teologica e culturale in un'epoca quale la presente, affetta da superficialità, miscredenza, approssimazione, da imminenti disastri civili sotto la spinta convergente dell'istituzionale secolarizzazione atea e dell'anticristianesimo mussulmano. Spinta convergente cui sovente non viene opposta virile e cristiana resistenza, soprattutto da parte di quanti dovrebbero vigilare sul gregge di Cristo.

E proprio il rito odierno, celebrato nella cattedrale di Aquileia, risponde al bisogno di ribadire non soltanto l'identità cristiana dell'Occidente, bensì – che è ben più importante - la verità stessa, così obnubilata: i tesori artistici della veneranda cattedrale, le sue impressionanti vicissitudini storiche, il ricordo prodigioso di fede e di pietà ch'ancor s'aggromma attorno agli istoriati capitelli voluti dal grande patriarca Marquardo di Randeck (1365-1381), ma che viene rievocato potentemente dalle volute d'incenso che s'elevano per la crociera dell'altar maggiore, sotto lo sguardo delle figure affrescate nel 1031 per ordine del patriarca Poppone (1019-1042) alla solenne riconsacrazione del rinnovato tempio; ebbene tutto ciò rappresenta ad un tempo un monito e un incitamento alle anime cattoliche. Il monito a non mai deflettere dalla tradizione che esprime la continuità con l'evangelo e sostiene la Chiesa nei suoi riti e nella sua missione. L'incitamento a propagare e diffondere con zelo la buona novella, in perfetta adesione al perenne insegnamento della Chiesa, proponendo l'unica vera rivoluzione - l'evangelo - contro le seduzioni e le prepotenze sanguinose del mondo e del suo principe.

Lo splendore della mite giornata primaverile all'uscita dalla cattedrale, quale segno di celeste sostegno e di giovanile vigore, ha vieppiù incoraggiato le anime dei fedeli peregrinanti a propagare la fede appena rafforzata dalla santa messa della tradizione cattolica e dal divino alimento per tutte le genti.

 

 

 

 

 

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Inserito il 16 ottobre 2007

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