Messe latine antiche nelle Venezie
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Le pagine che seguono sono state pubblicate in italiano oltre vent'anni orsono nel quaderno "Documento 10" di Una Voce Italia, Klaus Gamber, La riforma della liturgia romana. Cenni storici. Problematica (titolo originale: Die Reform der römischen Liturgie. Vorgeschichte und Problematik, pro manuscripto, 1979). Di recente l'opera è uscita presso l'abbazia del Barroux (La réforme liturgique en question, trad. francese S. Wallon, Éd. Sainte-Madeleine, 1992, ISBN: 2-906972-08-8), e ha suscitato grande interesse in tutto il mondo (trad. inglese: The Reform of the Roman Liturgy: Its Problems and Background. Paperback. Foundation for Catholic Reform, Harrison, NY, 1993). L'edizione francese reca le prefazioni di vari cardinali, tra cui quella del card. Joseph Ratzinger il quale afferma tra l'altro: "Quanto è avvenuto dopo il Concilio significa una cosa ben diversa: al posto della liturgia frutto di un continuo sviluppo è stata messa una liturgia fabbricata… prodotto banale dell'istante. … Gamber, con la vigilanza di un autentico veggente e il coraggio di un vero testimone, si è opposto a tale falsificazione e ci ha insegnato instancabilmente la pienezza vivente di una liturgia vera, grazie alla sua conoscenza incredibilmente ricca delle fonti" (Ratzinger, Klaus Gamber. L'intrépidité d'un vrai témoin, in La reforme, cit., p. 8). La lettura del testo di mons. Gamber è la maggiore conferma che questa è una parola di verità.

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Osservazioni critiche
sul nuovo ordinamento
delle lezioni nella messa

di mons. Klaus Gamber

 

Alcuni anni fa, un gruppo di riformatori liturgici ha preparato un nuovo Lezionario per la messa e ha saputo farlo rendere obbligatorio dall'autorità ecclesiastica. Questo lavoro di alcuni innovatori ha preso il posto di un ordinamento che vigeva da più di mille anni nella Chiesa romana, e di conseguenza lo ha eliminato.

Era di per sé positivo il fatto che le pericopi del Missale Romanum tridentino venissero arricchite da ulteriori letture. È noto, del resto, che già al tempo dell'Epistolario di san Girolamo, e ancor prima, il rito romano disponeva di una scelta di letture alternative. Talune di queste pericopi aggiuntive, ad esempio alcune per i mercoledì e venerdì per annum, si erano conservate soprattutto nei paesi di lingua tedesca e nel patriarcato di Aquileia fino ai messali a stampa di epoca pretridentina.

Dal punto di vista del rito romano tradizionale, quindi, non vi sarebbe stato nulla da eccepire sul fatto che anche per i giorni feriali si approntassero letture proprie e per le domeniche si stabilissero cicli di letture aggiuntive. È noto che le pericopi domenicali vennero fissate in epoca relativamente tarda, come mostra le lista delle epistole conservata a Würzburg, la quale risale al secolo VIII.

A parte il fatto che il nuovo Lezionario ha eliminato il precedente, e che è stata così interrotta bruscamente un'antichissima tradizione, il liturgista è costretto a rilevare che, nella scelta delle nuove pericopi, sono stati determinanti alcuni opinabili criteri di natura esegetica, mentre sono stati troppo poco rispettati quei criteri liturgici in base ai quali erano sempre stati scelti nella Chiesa i brani per le letture. Lo Stonner parla persino di occasionali "modificazioni poetiche che il testo biblico può subire nella liturgia". Decisive sovente erano le parole con cui un brano cominciava e quelle con cui finiva, poiché l'incipit e la conclusione di una pericope hanno grande importanza. Inammissibile dovrebbe pertanto essere giudicata la chiusa "Allora si aprirono loro gli occhi ed essi si accorsero di essere nudi", come oggi si può udire in una delle letture della Prima Domenica di Quaresima (anno A), soprattutto se si consideri che, subito dopo, il popolo deve dire "Rendiamo grazie a Dio".

Un tempo, nella scelta dei brani del Vangelo si aveva cura di badare che in essi non mancasse mai il nesso con la celebrazione del mistero eucaristico - come Pius Parsch sottolinea continuamente nel suo Anno della salvezza. Nell'introduzione egli scrive: "Nel Vangelo il Cristo si manifesta e ci parla. Ravvisiamo nel Vangelo non tanto un insegnamento, quanto una epifania (manifestazione) del Cristo. Così il Vangelo perlopiù indica l'azione principale della celebrazione del mistero".

Il nuovo Lezionario, invece, serve - coerentemente con lo spirito che informa il culto protestante - in primo luogo all'ammaestramento e alla "edificazione" dell'assemblea. Il Novus Ordo, evidentemente, è stato preparato da esegeti, non da liturgisti. Gli esegeti non hanno però pensato al fatto che la maggior parte dei fedeli non è in grado di comprendere tanti brani veterotestamentari perché non ha praticamente alcuna conoscenza della storia della salvezza precedente la venuta del Cristo, e che pertanto il Pentateuco o il Libro dei Re a loro dice ben poco. Per lo stesso motivo il popolo non afferra, lascia scorrer via anche la maggior parte delle nuove letture tratte dall'Antico Testamento.

Gli studiosi della liturgia conoscono (o si suppone che dovrebbero conoscere) i vari lezionari che sono o sono stati in uso nella Chiesa orientale e in quella occidentale. Dovrebbero sapere in base a quali leggi si scelgono le pericopi. Stupisce assai che abbiano trascurato quasi del tutto gli antichi lezionari, alcuni dei quali risalgono ai secoli IV e V. Quale dovizia di ispirazione vi avrebbero trovato! Ma pare piuttosto che consapevolmente abbiano voluto rinnegare la tradizione.

Al secolo V risale la parte più antica del Grande lezionario della Chiesa di Gerusalemme, tramandatoci da manoscritti georgiani. Tutti i segni di un'alta antichità reca la lista copta dei Vangeli; purtroppo non è stata ancora studiata tutta una serie di antichi lezionari provenienti dall'Egitto. Del più antico ordinamento siriaco di pericopi ha trattato il Baumstark. Quanto all'Occidente, sono da ricordare - tra le testimonianze più antiche - la lista dei Vangeli di Aquileia, e l'antico lezionario campano tramandatoci dal famoso Codice Fuldense (lista di Epistole) e in molti evangeli anglosassoni (lista dei vangeli); infine, una liste di epistole che nella sua forma originaria risale a san Pier Crisologo (morto nel 450). Alquanto più recenti sono i lezionari tramandatici nelle antiche chiese ambrosiana, gallicana e mozarabica.

Quanto alla Chiesa romana, molto probabilmente già san Girolamo (morto nel 419/420) approntò un libro di epistole, il Liber comitis, documentato per la prima volta nel 471. Esso potrebbe essersi tramandato, in forma appena modificata, nella già ricordata lista delle epistole di Würzburg, e costituisce il fondamento delle pericopi non evangeliche del Missale Romanum insieme con la antica lista romana dei vangeli (Capitulare evangeliorum), che però era più ricca di quanto sarebbe risultata nel messale posteriore.

Come nelle altre riforme liturgiche postconciliari, anche nella preparazione dei nuovi lezionari è stata interrotta un'antichissima tradizione (in parte di 1550 anni), senza sostituirla con nulla di migliore. Anche dal punto di vista pastorale, sarebbe stato più prudente conservare l'antico ordinamento del Missale Romanum e, nel quadro di una riforma, consentire la scelta di altre letture ad libitum.

Questa sarebbe stata una vera riforma, ossia un vero ritorno alla forma originaria, e non sarebbe andata distrutta una ricchezza accumulata nei secoli. Così invece si è abbandonata la tradizione della Chiesa sia occidentale che orientale, e si è imboccata la pericolosa via dello sperimentalismo precludendo la possibilità di ritornare in un qualunque momento, senza difficoltà, al passato.

Perché meravigliarsi, dunque, se parroci "progressisti" tralignano e, in luogo delle letture bibliche della messa, fanno leggere brani di Marx o Mao, o addirittura brani di giornale? Distruggere tutta un'antica compagine è relativamente facile: cosa ardua crearne una nuova.

 

da Klaus Gamber, La riforma della liturgia romana. Cenni storici. Problematica, trad. it., "Documento 10" (suppl. a "Una Voce Notiziario" n° 53-54, 1980), Roma, 1980, pp. 49-52

 

 

 

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Inserito il 16 ottobre 2001

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