Messe latine antiche nelle Venezie
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"Un diritto per tutti"
Grazie, Padre Santo

Nell'omelia tenuta alla messa pontificale celebrata a Loreto il 14 settembre, il card. Darío Castrillón Hoyos - come si legge nel resoconto de "Il Messaggero" che riporta fedelmente i passaggi principali del discorso - ha dichiarato testualmente che l'antico rito nella Chiesa latina è "un diritto per tutti". Di questo noi ringraziamo il Santo Padre Benedetto XVI che con il suo atto tanto atteso - il Motu proprio Summorum Pontificum - ha dato la possibilità a molti di esercitare liberamente e chiedere apertamente l'applicazione di questo diritto. Il Cardinale - anche noi eravamo presenti - nel parlare a chi ha sofferto per decenni per celebrare questo rito senza contrapposizioni, si è rivolto esplicitamente all'associazione Una Voce Italia, rendendole in tal modo un pieno riconoscimento per l'azione svolta dagli anni sessanta a oggi a favore della messa.

Una Voce Venetia

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Castrillon e la messa in latino:

"Un rito nel segno dell'unità"

di Pierfrancesco Giannangeli

 

LORETO - Nessuna intenzione di dividere, bensì una possibilità di arricchimento spirituale per il popolo dei fedeli. È la parola "unità" a ricorrere in più passaggi dell'omelia del cardinale Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia commissione "Ecclesia Dei", che ieri pomeriggio nella basilica inferiore di Loreto ha celebrato il ritorno della messa con rito tridentino. La messa in latino, per intenderci, concessa dal motu proprio "Summorum pontificum" di Benedetto XVI, entrato in vigore appunto ieri. "Un rito tradizionale, venerabile, bello, teologicamente forte" ha detto il cardinale, da più parti indicato come il sottile tessitore della tela che intende riaccogliere sotto le insegne del Vaticano la comunità dei lefebvriani, i tradizionalisti riuniti nel nome del vescovo francese Marcel Lefebvre, che alcuni decenni fa venne scomunicato da Roma.

Un messaggio chiaro, quello lanciato da Castrillon Hoyos, soprattutto a chi, anche dentro la chiesa cattolica, guarda con qualche apprensione e perplessità al ritorno del latino nelle celebrazioni liturgiche. "Siamo qui in comunione con tutta la Chiesa - ha ribadito nelle parole della sua omelia - e sono sicuro che tutti i vescovi del mondo saranno felici di offrire ai fedeli la ricchezza di questo rito. Ringraziamo dunque il Santo Padre per la sua lettera, uscita dal suo cuore di pastore, un documento che va accolto con fede e amore riverente nei confronti del vicario di Cristo". In sostanza, ha spiegato Castrillon Hoyos, ora la liturgia cattolica si può avvalere di due riti: quello ordinario introdotto da Paolo VI nel 1970 e quello straordinario, promulgato da Giovanni XXIII nel 1962. Pari dignità e nessun eccentrico folklore, insomma. "Questo antico rito deve godere dell'antico onore che gli viene tributato dal suo venerabile uso - ha aggiunto il cardinale - e se si preferisce la vecchia forma, non significa che la nuova viene disprezzata. Il Papa non fa andare indietro la Chiesa, ma la arricchisce. Un tesoro antico della chiesa latina ora è un diritto per tutti".

Poi si è rivolto ai fedeli, con una frase che può essere interpretata come il tentativo di sanare una dolorosa ferita, rimasta aperta per molti anni: "Avete sofferto per decenni per celebrare questo rito caro a voi, senza contrapposizioni. Non va mai dimenticato che, indipendentemente dal rito usato, ogni culto deve essere culto celebrato nell'amore di Dio".

Tra i banchi, sotto le volte della moderna architettura della basilica inferiore di Loreto, c'erano molti uomini in abito scuro, alcune donne con il velo nero a coprire i capelli e rappresentanti di diverse confraternite e dei Cavalieri di Malta. Teste imbiancate, ma anche giovani per questa celebrazione voluta dall'associazione "Una Voce Italia" in collaborazione con l'istituto "Cristo Re Sommo Sacerdote", nel giorno della festa dell'Esaltazione della santa Croce. Presenti anche alcuni esponenti del mondo ortodosso russo e greco, da padre Filippo Vassiliev per il Patriarcato di Mosca in Italia, a Ekaterina Soboleva, primo consigliere dell'Ambasciata russa presso la Santa Sede, fino a padre Serafino Corallo, in rappresentanza del metropolita Ghennadios Zervos.

 

da "Il Messaggero", 14 settembre 2007

 

 

 

 

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Inserito il 27 ottobre 2007

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