Messe latine antiche nelle Venezie
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Cesare Zangirolami

Storia delle Chiese dei Monasteri delle Scuole di Venezia rapinate e distrutte da Napoleone Bonaparte

CHIESA  DI

SANTA  GIUSTINA

 

Si ritiene che questa chiesa di santa Giustina sia nel numero di quelle erette nel VII secolo da San Magno Vescovo di Oderzo, e poi di Eraclea. Venne rifabbricata alla fine del secolo XII, e nel 1219 fu consacrata da Ugolino Cardinale Ostiense, Legato Pontificio. Veneva ufficiata dai Canonici regolari di San Salvador. Nel vicino Monastero, eretto su terreno donato dal N. H. Lorenzo Dolfin, per decreto del 3 marzo 1448 di Papa Nicolò V, si stabilirono delle monache agostiniane tolte dal Monastero di Santa Maria degli Angeli di Murano ov'erano in esuberanza. Il loro ingresso nel convento di Santa Giustina avvenne soltanto nel 1453. Essendo la chiesa parrocchiale, le monache avevano l'incarico di nominare il parroco.

Verso la fine del XV secolo minacciando rovina, la Chiesa venne riedificata [1], ed ebbe la consacrazione il 14 maggio 1514 da Domenico Zon Vescovo di Chissamo in Can-

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dia. Nondimeno nel 1600 ebbe bisogno di altro radicale ristauro, e nel 1640, il Procuratore di San Marco, Girolamo Soranzo fece erigere la facciata dall'architetto Baldissera Longhena, con alcune statue del bolognese Clemente Moli (sec. XVII).

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Questa chiesa era ricca di dipinti. Facendone il giro dalla porta maggiore, principiando a mano sinistra, vi era: La cena di Gesù con gli Apostoli, opera singolare di Santo Peranda (1566-1633); ed all'incontro Gesù crocifisso tra i ladroni e San Longino a cavallo con altri soldati, di Giacomo Palma; e pure di Giacomo Palma era il soffittato sotto il Coro rappresentante la Risurrezione di Gesù Cristo, con i soldati che fuggono.

Dalle parti della porta vi erano due quadri di Marco di Tiziano (1545-1611): Cristo nell'orto, e Cristo flagellato; seguiva la Natività di Gesù, del cavalier conte Pietro Liberi (1605-1687); seguiva una tavola d'altare con san Magno, Vescovo di Eraclea, fondatore di questa chiesa, e San Sebastiano, San Rocco e Santa Monica, con un chierichetto che tiene il Pastorale, opera di Giovanni Contarini (1549-1603); le portelle dell'organo con San Pietro e San Paolo, erano di mano di Santo Peranda; seguiva la tavola della Madonna di Loreto, con molti Angeli, di Antonio Aliense (1556-1629); e sopra la cornice v'era il Battesimo di Santa Giustina, di Alessandro Varotari (1590-1650 c.); e sotto della cornice: la Natività di Gesù, di Pietro de Mera detto il Fiammingo; seguiva l'Annunziata, di Santo Peranda; e nella Cappella maggiore vi era Gesù condotto al Monte Calvario, di Matteo Ponzone; e la tavola dell'altare aveva: Il martirio di Santa Giustina, opera singolare del Palma; altro quadro dirimpetto a quello del Ponzone vi era Gesù preso nell'orto, di mano di Francesco Ruschi (sec. XVII); seguiva

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fuori della Cappella, la visita di Santa Maria Elisabetta, dell'Aliense; poi del Pietro Vecchia (1605- 1678) un Doge avanti a Santa Giustina che le rende grazie per la vittoria di Lepanto dove i cristiani annientarono i Turchi; ed al disopra di questo quadro, di mano del Varotari: San Magno Vescovo che fa fabbricar questa chiesa.

Vi era poi la tavola con Cristo in Croce e le Marie, di Antonio Aliense; e sopra il Pulpito, la presa di santa Giustina, ed un soldato a cavallo, cosa rara del Varotari; seguiva la tavola con Santa Brigida con un Pontefice, san Bernardo ed altri, opera di Baldissera d'Anna (1560-1639); seguiva il quadro con Santa Giustina, San Giovanni, San Giuseppe, ed un Angelo vestito di bianco, opera molto lodata di Pietro Muttoni detto della Vecchia. E sopra di questo, un quadro ov'è un Angelo che consola Santa Giustina in carcere, di Filippo Zaniberti (1585-1636).

In questa Chiesa, molto venerata vi era la pietra sulla quale la tradizione teneva aver pregato Santa Giustina, prima del martirio, e stava appresso il Battisterio. Portava le impronte delle Sue ginocchia. Fra le molte reliquie vi si conservava il Corpo del martire San Placido; e vi si conservava la figura la Maria Vergine detta di Spagna.

L'altar maggiore, ricchissimo di porfidi e serpentini, con due statue di marmo pario, opere di Antonio Lombardo e di Paolo Milanese, celebri statuari; oltre un Cristo scolpito da Tommaso Lombardo; il Tabernacolo di marmo fino a due ordini di colonne corinzie e composite, con nicchie e contorni, rimessi di coralli, di diaspri orientali, di agate e corniole, e fondi di lapislazzuli, e vasi e colonnette di diaspro rosso, balaustri di bronzo dorato, ed altri ornamenti tanto sulle colonne come sulle colonnette che conducono in Cappella. Insomma di una ricchezza inestimabile.

Scrive il Paoletti che nelle feste per la vittoria di Lepanto, "Venezia diede lo spettacolo d'una città la più florida e la più magnifica d'Europa. Venezia volle eternare quella

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Vittoria, fece coniare una nuova moneta che volle chiamata giustina, avente per motto Memor ero tui Justina virgo. Indi dispose che ogni anno il Doge con la Signoria in gran pompa avrebbe visitato questa Chiesa" - nel giorno 7 ottobre, ritenendo quella splendida vittoria, dove s'immortalarono Sebastiano Venier ed Agostino Barbarigo, ottenuta per intercessione di Santa Giustina.

Oltre che mantenere il Governo Veneto, dodici monache in questo Monastero, nella visita annuale il Serenissimo Doge regalava la monache di ducati venticinque in tanti ducatoni con l'impronta della Santa.

Nella seconda festa di Pentecoste la Scuola del Santissimo distribuiva due grazie da ducati venti l'una a giovani per maritarsi o monacarsi. Le monache poi nel giorno del Santo Natale distribuivano ducati quaranta, venti ai poveri della loro contrada e venti a quelli di Santa Marina.

Anche per questa Chiesa ed il Monastero, venne il giorno nefasto, ché attila non muore mai.

Chiusa nel 1810, nel 1841 ebbe demolito il campanile, e nel 1844 venne divisa in due piani per prestarsi, con una parte del convento, a Casa di educazione militare, cioè dell'I. R. Marina austriaca.

Di tutto quanto era in questa Chiesa venne salvato soltanto l'altar maggiore che dal Comandante della Marina fu ceduto per la Chiesa di Sant'Aponal che nel 1851 si riapriva al culto.

Nel 1886 i locali erano chiusi (Tassini). Poi ebbe sede il R. Istituto Nautico Sebastiano Venier, e, trasferito quest'Istituto a San Giuseppe, in questi locali vi è il Liceo Scientifico G. B. Benedetti.

 

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[1] a spese dei pii senatori Zaccaria Barbaro, Marc'Antonio Morosini, Girolamo Contarini, Matteo ed Andrea Dandolo.

 

da: C. ZANGIROLAMI, Storia delle Chiese dei Monasteri delle Scuole di Venezia rapinate e distrutte da Napoleone Bonaparte, Mestre, Vianelli, 1962 (rist. Venezia, Filippi, 2007), pp. 89-92.

 

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Cesare Zangirolami, Storia delle Chiese dei Monasteri delle Scuole di Venezia rapinate e distrutte da Napoleone Bonaparte - Chiesa di San Geminiano

 

 

 

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Inserito il 10 ottobre 2011

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