Un sostituto procuratore
tra killer e Dio.
In nome delle regole
Intervista con Giuseppe Capoccia
LINDA CAPPELLO
In anni lontani - solo per fare un esempio - le
indagini sull'omicidio di mafia della piccola Angelica Pirtoli e di
sua madre. In tempi più recenti - praticamente oggi - l'inchiesta
sul duplice omicidio di Campi Salentina. E l'arresto dei tre
presunti killer.
In un caso e nell'altro, a guidare le indagini c'è
il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia. La ricerca dei killer,
insomma è il suo mestiere. Ma non si occupa solo di delitti. Da
qualche anno la ricerca è diventata anche ricerca di Dio. Con una
"vocazione" al rito in latino.
Dottor Capoccia, come mai un pubblico
ministero, abituato ad indagare su rapine, droga e omicidi… si
interessa di messa
antica e di canto gregoriano?
Me lo sono chiesto anch'io e continuo a chiedermelo
spesso. Nei miei ricordi, ci sono lunghi anni di una Fede ridotta al
minimo; poi qualcosa riaffiora. Sono tornato a messa ma ogni
domenica mi sentivo insoddisfatto e confuso. Allora mi sono messo a
cambiare chiesa: ogni volta una messa diversa dall'altra ma sempre
la stessa confusione. Neanche a Roma, dove c'è l'imbarazzo della
scelta, riuscivo a trovare una chiesa dove ritornare: tanto chiasso,
tanta orizzontalità. Poi, un giorno, l'invito di un collega: "Vieni
a Gesù e Maria", il nome di una chiesa in via del Corso dove si
celebra la messa antica: venni folgorato. Non avevo mai assistito
alla messa in latino: non la conoscevo. Anzi, non ne avevo neanche
mai sentito parlare. Ecco cosa cercavo da almeno 10 anni: la Messa
di sempre.
E come si è ritrovato alla guida di un
pellegrinaggio internazionale?
Io credo che nulla accada per caso; uno fa il suo
dovere, si rende disponibile, mette a disposizione i propri talenti,
sta in mezzo agli altri e poi, tu non sai come, ti ritrovi delegato
generale di un Pellegrinaggio internazionale, con il peso - ma un
peso entusiasmante - di dover rappresentare tanti altri che comunque
sono minoranza scarsamente tollerata, relegata nelle periferie della
Chiesa.
Quali sono questi fedeli "relegati” nelle periferie
della Chiesa?
Il pellegrinaggio è quello del popolo Summorum
Pontificum: in sostanza, dei fedeli che, senza etichette, sono
legati alla messa antica, detta comunemente messa in latino.
È un popolo formato da tanti che
desiderano riavvicinarsi al culto e che, animati di un forte
desiderio del sacro, vi trovano una liturgia più degna, più sacra,
più solenne. Soprattutto è un popolo giovane: sulla pagina Facebook
del Pellegrinaggio rileviamo migliaia di
contatti e la fascia di età più numerosa è tra 18 e 34 anni. Spesso,
purtroppo, è un popolo che non può vivere la sua fede pienamente
perché non trova la messa antica nella sua parrocchia. Per questo il
pellegrinaggio di sabato 26 ottobre in San Pietro a Roma assume un
significato emblematico: per anni si è pensato che ci fossero solo i
Francesi ad essere tradizionalisti, poi soltanto gli Europei e
adesso si scopre, grazie al motu proprio Summorum Pontificum che
dalle Filippine al Sudamerica, dall'Australia alla Finlandia si
tratta di una realtà universale. Niente di strano visto che il
messale di San Pio V è stato il messale della Chiesa universale per
secoli.
Questa messa era sparita dopo il Concilio, no?
Nei fatti sì. Nel 2007, quando Papa Benedetto ha
restituito alla Chiesa universale la messa antica, in Italia c'erano
soltanto una ventina di celebrazioni domenicali. Oggi se ne
celebrano stabilmente circa 150: tra queste c'è la messa celebrata a
Lecce dal 2009.
Se penso agli inizi ancora sorrido: che ingenuo che
ero. Non immaginavo che tanti mi avrebbero frapposto diffidenza,
ostacoli, maldicenze anche cattive e inaspettate. Poi - sa com'è -
le indagini più difficili sono e più appassionanti diventano. E
quanto più il percorso è disseminato di difficoltà (anche dolose),
maggiore è l'impegno che ci metti. E tanti sono gli amici che ti
sostengono.
Che c'entra la liturgia antica, fatta di silenzi, di
adorazione e di canto gregoriano, con il suo mestiere?
Trovo grande analogia tra il mio mestiere di
investigatore e la liturgia antica: nelle indagini devi essere
attento ai dettagli ma non perdere mai di vista l'obiettivo, la
ricostruzione in cui tutto possa trovare una spiegazione, possa
andare a posto come in un puzzle rompicapo. Solo che per raggiungere
l'obiettivo finale, devi avere passione per ogni dettaglio, né
scordarti le regole, altrimenti è tutto inutilizzabile... Così è la
Messa in latino: trovi tutta, ma proprio tutta la tua fede, ma ne
ritrovi anche i dettagli, tutti i dettagli.
C'è un altro aspetto di profonda affinità con il mio
lavoro: il rito. Nel processo ci sono le regole, e se non le
rispetti il processo è nullo; eppure non si tratta di formalismi. Le
regole sono a tutela di tutti i soggetti coinvolti. E così è per il
Messale tradizionale: così c'è scritto, così si fa nella Messa. Ed è
tutela per i fedeli, ma è tutela soprattutto dei diritti di Dio ad
essere adorato come Lui ha disposto; diritti che vengono spesso
calpestati quando si inventa o addirittura si improvvisa la
liturgia: quando nel corso delle indagini qualcuno commette
scorrettezze, cerca di volgere le regole a proprio vantaggio, cambia
le carte in tavola, si insorge e talvolta si grida allo scandalo.
Perché, se siamo così attenti ai diritti, siamo diventati tanto
sciatti per i diritti di Dio?
Ma in Puglia, dove viene celebrata la Messa antica?
Cominciamo da Lecce: ogni domenica alle 11 - anche
d'estate - nella chiesa di San Francesco di Paola. Ufficialmente c'è
a Bari, Taranto, Monopoli, Barletta, Ugento. Poi vi sono altre
località che però - mi consentirete - non intendo rendere note
perché i sacerdoti ed i fedeli che vi partecipano potrebbero essere
esposti a spiacevoli ritorsioni da parte di qualche superiore troppo
zelante nel tentare di far sparire una norma universale della Chiesa
qual è il Summorum Pontificum: alla faccia dell'accoglienza.
da La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 ottobre 2013
