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      LA REPLICA    

Messa in latino: è stato un successo 
E il vero disobbediente è il vescovo

 

In suffragio delle anime dei caduti italiani a Nassiriya, in Iraq, il 7 febbraio è stata celebrata a Ca' degli Ubertì una Santa Messa in lingua latina e in rito romano antico, quale si officiava in tutte le nostre chiese fino a 40 anni or sono. Data fausta e memorabile negli annali della Chiesa mantovana. Il successo riscosso dall'iniziativa del Comitato Principe Eugenio di Verona è stato grande. E conferma un'esigenza spirituale che il vescovo di Mantova S. Ec.za Egidio Caporello non potrà ignorare a lungo, dato che solo in Italia (per non dire all'estero) Stati Uniti in primis) sono decine le diocesi in cui gli ordinari hanno ufficialmente destinato luoghi di culto e celebranti per il rito romano antico. Ciò in applicazione di due documenti, del 1984 e del 1988, della Santa Sede e di Giovanni Paolo II (diretti a tutto l'orbe cattolico) che lo consentono.

Non stupisce che la Santa Messa del 7 febbraio abbia suscitato invidie e dissensi negli avversari della Santa Messa della tradizione e nei più incalliti circoli progressisti e catto-comunisti: si potrebbe dire che l'insuccesso ha dato loro alla testa. Cosi, il 21 febbraio sulla Gazzetta un lettore etichetta addirittura come scisma la celebrazione di Ca' degli Uberti per le anime di chi non è più ed è caduto per difendere la pace, officiata da un pio e commendevole sacerdote diocesano, non irretito da alcuna sanzione canonica e al quale il proprio arcivescovo affida abitualmente la celebrazione della Santa Messa della tradizione.

Ricordo che lo scisma (canone 751 del Codice di diritto canonico) si dà in caso di "rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti". Chi disobbedisce a Giovanni Paolo II? I fedeli mantovani che domandano al loro Pastore di dare generosa attuazione, anche in questa diocesi, a due documenti della Santa Sede e dello stesso Giovanni Paolo II o il loro recalcitrante Pastore? Sono stati così obbedienti e pazienti, quei fedeli, da avere prima e insistentemente chiesto la celebrazione tradizionale al loro vescovo, il quale però nemmeno li ha degnati di una risposta: cosa si può imputare loro? Sulla Gazzetta dell'8 febbraio, tocca allo storico delle religioni Carlo Prandi distribuire con imparzialità, si fa per dire, patenti d'ignoranza, a destra e contro i cattolici tradizionalisti; ed elogi, a manca, naturalmente. Egli difende anche un incauto "teologo", che aveva bollato come archeologia la Santa Messa quale si celebrava ancora nel 1962 e che per questo si era preso del "teologo di Buddha". Non sappiamo se il Prandi voglia candidarsi niente meno che a vice-teologo di Buddha. Concordiamo con l'eminente studioso su un fatto: che per essere o diventare una persona di cultura non vi sia viatico migliore del prendere la tessera di un partito della sinistra o esserne almeno un intellettuale organico. Se di estrema sinistra, poi, meglio ancora; fa più chic e fa fare carriera più rapidamente. In futuro, vedremo di accontentarlo.           

Maurizio-G. Ruggiero 
Comitato Principe Eugenio

 

da "Gazzetta di Mantova", 4 febbraio 2004

 

 

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sulla messa del 7 febbraio 
2004 a Mantova

 

 

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