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L'INTERVISTA ALL'ABATE

"Un primo passo importante
ora si liberalizzi il messale"

Il protagonista della trattativa: "Abbiamo cominciato un cammino per sanare ferite profonde"

di Andrea Tornielli
nostro inviato
a Castelgandolfo (Roma)

 

Padre Franz Schmidberger è l'uomo chiave della svolta nei rapporti tra il Vaticano e la Fraternità San Pio X: stretto collaboratore di monsignor Lefebvre, aveva incontrato più volte il cardinale Ratzinger e ha incontrato due volte Benedetto XVI. È lui che durante un'udienza generale, lo scorso 15 giugno, ha salutato il Papa e ha consegnato al suo segretario particolare la richiesta per l'udienza che è stata accordata ieri. Il Giornale lo ha intervistato.

Ci può dire com'è andato l'incontro con il Papa?

"È stato un incontro molto positivo, che si è svolto in un clima cordiale e di reciproca attenzione".
Quanto è durato?

"Trentacinque minuti in tutto".

Perché avete chiesto udienza a Benedetto XVI?

"Per noi la cosa più importante era manifestare il nostro amore e il nostro attaccamento alla Chiesa e alla Sede di Pietro. Ciò che gli abbiamo detto è che siamo disposti a lavorare per il bene della Chiesa, non per distruggerla o dividerla".

Che cosa vi ha risposto Papa Ratzinger?

"Quando abbiamo detto che eravamo lì per amore della Chiesa ci ha risposto: “Questo è molto importante”. Abbiamo cominciato un cammino, necessario per sanare ferite profonde".
Quali passi compirete per la riconciliazione?

"Non vorrei parlare di riconciliazione, perché per noi la comunione c'è già, ci consideriamo in unione con la Chiesa e con la sua Tradizione, con il rito che è stato celebrato per secoli, con tutti i santi del Cielo".

Ma Giovanni Paolo II ha scomunicato Lefebvre e i quattro vescovi da lui consacrati nel 1988 e fino ad oggi voi avete posto come condizione previa all'avvio di un dialogo la cancellazione delle scomuniche...

"Siamo persuasi che all'interno del cammino iniziato oggi si arriverà a dichiarare che quelle scomuniche non esistono. Quelle ordinazioni episcopali a nostro parere furono necessarie per la Chiesa".

Avete chiesto al Papa la liberalizzazione del vecchio messale, l'altra delle condizioni da voi avanzate?

"Non abbiamo parlato di questo, anche se la liberalizzazione del messale rimane la nostra richiesta fondamentale. Il Santo Padre, da cardinale, ha detto e scritto cose importanti sulla Messa di San Pio V e dunque siamo fiduciosi. Del resto vorrei ricordare che lo stesso cardinale Medina Estevez, già Prefetto del Culto divino, disse che l'antico messale non era stato mai abrogato e in questo senso si espressero anche otto dei nove membri di una commissione cardinalizia istituita da Giovanni Paolo II nel 1986".

Ma allora che cosa avete detto al Papa?

"Gli abbiamo parlato della crisi che attraversa la Chiesa...".

E lui?

"Il Santo Padre certamente riconosce che ci sono degli abusi, che ci sono cose che non vanno. Basta ricordare la sua meditazione per la Via Crucis, quando parlava della 'sporcizia' nella Chiesa, e il discorso pronunciato alla vigilia del conclave, quando denunciava la 'dittatura del relativismo'. Noi siamo perfettamente d'accordo con quelle parole, anche se bisogna andare alla radice del problema alle cause profonde della crisi, che per noi vanno fatte risalire a molte storture nate dal Concilio Vaticano II e a un certo modo di intendere l'ecumenismo e la libertà religiosa".

Avete parlato di una possibile soluzione giuridica per il rientro della Fraternità nella piena comunione con Roma?

"No, perché quello è l'ultimo dei problemi e si troverà certamente una soluzione soddisfacente. Il primo passo sarà un segnale concreto per la liberalizzazione dell'uso del messale di San Pio V e questo provocherà un cambiamento di clima nella Chiesa. Poi continueremo in un cammino già iniziato di discussione e di confronto sulla crisi della Chiesa: in questi ultimi due mesi ho già incontrato vari cardinali e capi dicastero della Curia romana. Abbiamo fatto arrivare richieste, spiegazioni, contributi, domande relative alla riforma liturgica e all'ecumenismo. Chiederemo al Papa di metterci sotto osservazione per verificare ciò che facciamo e come lo facciamo, e si potrebbe arrivare a togliere le scomuniche".

Che cosa pensa degli incontri di Benedetto XVI con ebrei e musulmani avvenuti a Colonia?

"Mi sembra che rispetto ad altre volte in questa occasione non vi siano state sottolineature di comunanze teologiche, ma gli incontri sono avvenuti su un piano diverso, e questo per noi è positivo. Anche se non so a che cosa possano portare...".

Padre Schmidberger, dopo l'incontro di oggi è ottimista?

"Non sono ottimista, ma realista. È accaduto qualcosa di positivo...".

 

da "Il Giornale", 30 agosto 2005
www.ilgiornale.it

 

 

 

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