UNA VOCE VENETIA

Messe latine antiche nelle Venezie 
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Riportiamo questo editoriale, che ha provocato non a caso vivaci reazioni, per informazione dei lettori. Esso, infatti, fa riferimento, tra l'altro, anche alla questione della liturgia tradizionale di cui ci occupiamo per nostro fine statutario. Non siamo, tuttavia, responsabili delle inesattezze e delle espressioni offensive contenute nell'articolo, i destinatari delle quali hanno senza dubbio facoltà di querelarsi nelle sedi idonee. Quasi ci commuove che don Giampiero Moret (Gpm), noto nemico della messa antica, inviti ad aprire una sorta di zoo per chi "è affezionato a quelle forme" (per carità). Solo gli chiediamo se la sua espressione"gli si conceda pure questa possibilità" si riferisce a un sabato al mese, all'anno o magari ogni cinque anni, perché questi cristiani possano andare a messa... Gpm è tutto felice di ricordare che il Papa ha chiesto perdono "per le colpe commesse contro l'uomo, la sua dignità e la sua libertà anche dai figli della Chiesa cattolica". Molti si chiedono, a Vittorio Veneto e altrove: e lui, don Moret, quando lo chiede perdono?

Una Voce Venetia

 

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Rassegna stampa

LEGHISTI, PER FAVORE, LASCIATE STARE LA RELIGIONE!

Gpm

 

Il Papa nel suo ultimo viaggio a Banja Luka, in Bosnia ed Erzegovina, ha chiesto perdono "per le colpe commesse contro l'uomo, la sua dignità e la sua libertà anche dai figli della Chiesa cattolica". Non è un generico ma un riferimento a quanto è successo in quelle regioni negli anni bui della guerra per opera degli ustascia, i cattolici simpatizzanti del nazismo, che hanno massacrato i serbi ortodossi. Alla base di questi misfatti l'odio razziale, rinforzato da motivi religiosi. Naturalmente, come succede quando si scatenano questi dèmoni, dall'altra parte non sono stati da meno. Perciò il Papa ha invocato "un'autentica purificazione della memoria mediante il reciproco perdono". Ritorna il motivo della giornata della pace dello scorso anno: "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono".

Controcanto. Il Bossi di fronte al dramma dei disperati che in questi giorni continuano a riversarsi sulle nostre coste, chiede l'uso dei cannoni per fermarli, poi, accortosi che la sparata è grossa, corregge invocando l'abbordaggio, che non è propriamente un gesto di gentilezza. Secondo lo Zingarelli è "l'azione di affiancare la propria nave ad un'altra allo scopo di impadronirsene con la forza". In questo scatenamento di istinti bellicosi non poteva mancare il Gentilini che, provocato da una proposta dell'onorevole Calderoli di nominarlo commissario straordinario contro gli sbarchi illegali di immigrati, ha dichiarato che, modestamente, sarebbe l'uomo giusto al posto giusto e che in due e due quattro pulirebbe il nostro mare da queste vergogne, però ora è impegnato a Treviso e non intende lasciare la sua opera incompiuta.

Due visioni contrapposte del mondo e dei rapporti umani. Le sparate di Bossi e compagni mirano a tenere in piedi i loro traballanti disegni politici aizzando ancestrali paure di fronte a questi nuovi "barbari" che invaderebbero le nostre terre distruggendo ciò che abbiamo di più caro.

Siamo in un paese democratico ed essi sono liberi di perseguire i loro progetti, per quanto appaiano pericolosi come quando si sentono tuonare: tutti a casa loro, soprattutto a casa gli straccioni del terzo mondo, il quale, secondo certe versioni della famosa "devolution", incomincerebbe non molto sotto la mitica Padania.

In questa presunta difesa della nostra identità ora costoro si attaccano anche alla fede cristiana. Secondo l'ultima evoluzione, sarebbero loro i difensori della purezza della fede cristiana. E sapete dove bisogna andare per attingere questa purezza? In quegli ambienti ultra tradizionalisti che, ad esempio, non ne vogliono sapere della Messa in italiano. Eccoli allora devotamente presenti alle Messe celebrate con l'antico rito latino. Per carità, se qualcuno è affezionato a quelle forme, gli si conceda pure questa possibilità. Ma non vi sembra un tantino ridicolo che certi personaggi che dalla pratica cristiana si sono sempre tenuti alla larga e che magari hanno cercato di far rinascere certi riti pagani, accorrano alle Messe in latino?

Mentre scriviamo si sta facendo una gran propaganda di un dibattito che si terrà venerdì 27 a Valdobbiadene sul rapporto tra Islam e Cristianesimo, dove a capo della lista degli oratori, in difesa della purezza della fede, figura un certo don Floriano, appartenente alla "Fraternità S. Pio X", che non è una pia confraternita, ma la setta fondata dal defunto vescovo Lefebvre. Su di essi pesa la scomunica, perché rifiutano il Concilio e hanno preso l'iniziativa di consacrare vescovi e preti al di fuori di ogni comunione con la Chiesa. Se costoro vogliono salvare la fede cristiana appoggiandosi a questa gente, andiamo bene. Tra l'altro questa iniziativa è fatta anche con il patrocinio di un sedicente Circolo culturale Beato Marco D'Aviano, altra grossolana strumentalizzazione che sfigura il nuovo beato.

Anche noi sappiamo che la presenza in quantità notevoli di persone di diversa religione può creare difficoltà, sappiamo che con l'Islam, in particolare, si richiede grande attenzione per la commistione tra il piano religioso e civile, ma non è con queste contrapposizioni che si risolvono. E poi diciamolo chiaro, non è questo che ci preoccupa di più dal punto di vista della fede, è invece l'indifferenza e l'incoerenza di tanti cristiani. La difesa della fede non si fa alzando assurde barriere, appoggiando ridicoli movimenti tradizionalisti (soprattutto da parte di persone che della fede si è sempre fatta un baffo), ma con una rinnovata adesione a Gesù Cristo e al suo vangelo. È questo che ci dà sicurezza per il futuro e ci spinge ad accostarci agli altri con libertà e senza timori.

 

da "L'Azione". Settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto, 29 giugno 2003

 

 

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