5 AGOSTO
MADONNA DELLA NEVE
Per quanto
siano semplicemente di rito doppio maggiore e passino inavvertite a molti,
le due feste del 16 luglio e del 5 agosto non sono tuttavia meno care alla pietà
cristiana. Esse sono un preludio al trionfo dell’Assunzione e vi preparano
le nostre anime invitandole al raccoglimento e a una tenera devozione verso
la Madre di Dio. I mesi estivi attraggono i fedeli ai luoghi di
pellegrinaggio e ai santuari dedicati alla Vergine dove sentono
maggiormente la sua presenza e ottengono più abbondanti benefici dalla
Mediatrice di tutte le grazie. È a un pellegrinaggio da compiere con il
pensiero e il desiderio che ci invita oggi la Liturgia festeggiando da
tanti secoli la Dedicazione della chiesa che fu la prima a portare a Roma
il santo nome di Maria e che è non soltanto una delle più belle e delle più
ricche della Città eterna, ma anche l’antenata delle innumerevoli chiese
dedicate alla Vergine che la pietà cristiana doveva erigere su tutta la
terra, dalle modeste cappelle di campagna fino alle splendide cattedrali di
Chartres, di Reims o di Parigi.
Verso la
metà del secolo IV il Papa Liberio aggiunse un’abside a una vasta sala
chiamata il “Sicininum” e la consacrò al culto. Appunto per questo si dà
ancora talvolta a quell’edificio il nome di basilica liberiana. Sisto III
la ricostruì quasi interamente e la dedicò quindi, verso il 435, alla
Vergine di cui il Concilio di Efeso aveva, nel 431, definito la divina
Maternità e consacrato il nome di “Theotókos”, cioè Madre di Dio. La
basilica ricevette allora e conservò in seguito il nome di S. Maria
Maggiore.
Una graziosa
leggenda, fiorita nel Medioevo, narra che la Santa Vergine apparve in sogno
a Liberio, ordinandogli di costruirle una basilica sull’Esquilino, nel
luogo che egli avrebbe trovato, l’indomani, tutto coperto di neve. E il
giorno dopo, infatti, per quanto si fosse in piena estate, una neve
miracolosa indicava il punto in cui costruire la basilica desiderata dalla Vergine.
Per questo si sarebbe chiamata quella chiesa la Madonna della Neve. La
leggenda non è senza relazione con l’usanza di far cadere in quel giorno
una pioggia di fiori bianchi nella basilica. Tale usanza, che esprime la
purezza di Maria, fu forse all’origine della leggenda, oppure per la
leggenda a dar luogo al profumato rito1? Non lo sappiamo. Certo
è, invece, che S. Maria Maggiore merita giustamente il suo nome: è infatti
la basilica mariana per eccellenza. E se, “tante volte la spirituale
purezza di Nostra Signora di Chartres o di Amiens ha fatto sprigionare dal
cuore dei pellegrini un grido di gioia e di lode, l’armonia della Madonna
di Roma invita alla tranquilla fiducia nell’indulgenza infinita della
Madre”2.
La Madonna: è
lei che troviamo in questo luogo ammirando sul frontone dell’abside i
mosaici che ricordano i misteri dell’Incarnazione e della divina Maternità.
È lei che veneriamo davanti alla bella icone di stile bizantino, chiamata
“Madonna di san Luca”, per lungo tempo attribuita all’Evangelista e che,
pur essendo d’un’epoca più recente, è certo la riproduzione di un’opera
antica. Roma che conserva con pietà tante meravigliose immagini della
Vergine, ama quest’ultima come la più veneranda fra tutte; questo dipinto è
il suo palladio, e lo considera come “la salvezza del popolo romano”. È la
Madonna infine che ritroviamo ancora nei ricordi della mangiatoia del
Salvatore: cinque pezzi di legno tarlato racchiusi in un reliquiario che
vengono posti sull’altare maggiore, a Natale, durante la messa di
mezzanotte.
Innumerevoli
sono i pellegrini venuti ad implorare in questa basilica la materna
protezione della Vergine o a presentarle i loro omaggi di filiale
tenerezza. E quanti santi vi ricevettero grazie particolari! Appunto qui,
in una notte di Natale, la Santa Vergine depose il Bambino Gesù fra le
braccia di san Gaetano da Thiene; qui, durante un’altra notte di Natale,
sant’Ignazio di Loyola celebrò la sua prima messa; qui i rosari sgranati da
san Pio V ottennero ai Crociati la vittoria di Lepanto; davanti alla
Madonna di san Luca amava pregare san Carlo Borromeo quando era arciprete
della basilica e fu appunto lui che, per testimoniare la sua gratitudine
verso la Madre di Dio, riformò il coro dei canonici, gli diede un
regolamento del tutto monastico e assicurò una esemplare celebrazione
dell’Ufficio divino.
E quali
ricordi, o Maria, ridesta in noi questa festa della tua basilica Maggiore!
E quale più degna lode, quale migliore preghiera potremmo offrirti oggi se
non ricordare, supplicandoti di rinnovarle e di confermarle per sempre, le
grazie ricevute da noi in questo benedetto recinto? Non è forse alla sua
ombra che, uniti alla nostra madre, la Chiesa, a dispetto delle distanze,
abbiamo gustato le più dolci e più elevate emozioni della Liturgia?
È qui che nella
prima Domenica di Avvento ha avuto inizio l’anno, come nel “luogo più
conveniente per salutare l’avvicinarsi della divina Nascita che doveva
allietare il cielo e la terra, e mostrare il sublime prodigio della
fecondità d’una Vergine”3. Traboccanti di desiderio erano le
anime nostre nella santa Vigilia che, fin dal mattino, ci radunava nella
radiosa basilica “dove la Rosa mistica si sarebbe alfine schiusa e avrebbe
effuso il suo divino profumo. Regina di tutte le numerose chiese che la
devozione romana ha dedicate alla Madre di Dio, essa si ergeva dinanzi a
noi risplendente di marmi e di oro, ma soprattutto beata di possedere nel
suo seno, insieme con il ritratto della Vergine Madre, l’umile e gloriosa
Mangiatoia. Durante la notte, un popolo immenso faceva ressa dentro le sue
mura, aspettando il beato istante in cui quello stupendo monumento
dell’amore e delle umiliazioni d’un Dio sarebbe apparso portato a spalle
dai ministri sacri, come un’arca della nuova alleanza, la cui vista
rassicura il peccatore e fa palpitare il cuore del giusto”4.
Appena
trascorso qualche mese, eccoci nuovamente nell’insigne santuario, “per
partecipare questa volta ai dolori della nostra Madre nell’attesa del
sacrificio che si preparava”5. Ma tosto, quali nuovi gaudi nell’augusta
basilica! “Roma faceva omaggio della solennità pasquale a colei che, più di
ogni altra creatura, ebbe il diritto di provarne la gioia, sia per le
angosce che il suo cuore materno aveva sopportate, sia per la fedeltà nel
custodire la fede nella Risurrezione durante le ore crudeli che il suo
divin Figliolo dovette trascorrere nell’umiliazione del sepolcro”6.
Splendente come la neve, o Maria, una candida schiera di neonati usciti
dalle acque formava la tua corte e rinnovava il trionfo di quel giorno.
Fa’ che in essi
come in tutti noi, o Maria, gli affetti siano sempre puri come il marmo
bianco delle colonne della tua chiesa prediletta, la carità risplendente
come l’oro che brilla nella sua volta, e le opere luminose come il cero
pasquale, simbolo di Cristo vincitore della morte e che ti fa omaggio dei
suoi primi fuochi.
___________________
1 N. Maurice-Denis et Boulet, Romée, 1948, p. 351.
2 Ibidem.
3 L’Avvento, p. 36.
4 Il Tempo di Natale, p. 123.
5 La Passione, p. 692; Stazione del Mercoledì Santo.
6 Il Tempo Pasquale, p. 37.
da P. GUÉRANGER,
L’anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P.
Suffia, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 938-941.
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INDICE
DOPO LA PENTECOSTE
SANTA MARTA
SANTI MARTIRI
SANTI ABDON E
SENNEN
SANT’IGNAZIO
SAN PIETRO IN
VINCOLI
SANTI MACCABEI
SANT’ALFONSO
SANTO STEFANO PAPA
INVENZIONE DI SANTO
STEFANO
SAN DOMENICO
MADONNA DELLA NEVE
TRASFIGURAZIONE
SAN SISTO II E
COMPAGNI
SAN GAETANO
SAN DONATO
SANTI CIRIACO, LARGO
E SMAFAGDO
SAN GIOVANNI M.
VIANNEY
VIGILIA DI SAN LORENZO
SAN ROMANO
SAN
LORENZO
SAN TIBURZIO E
SUSANNA
SANTA CHIARA
SANTI IPPOLITO E
CASSIANO
VIGILIA DELL’ASSUNTA
SANT’EUSEBIO
ASSUNTA
SAN GIOACCHINO
SAN
ROCCO
SAN GIACINTO
SANT’AGAPITO
SANT’ELENA
SAN GIOVANNI
EUDES
SAN BERNARDO
SANTA GIOVANNA
DE CHANTAL
CUORE IMMACOLATO
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