UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

MERCOLEDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI QUARESIMA

 

Al digiuno quaresimale viene ad aggiungersi oggi quello delle Quattro Tempora. Parimenti Venerdì e Sabato avremo un doppio motivo di praticare la penitenza. Dobbiamo consacrare a Dio la stagione della Primavera, offrendogli le primizie nel digiuno e nella preghiera; dobbiamo invocare dall'alto la benedizione del Signore sulle ordinazioni dei Sacerdoti e dei sacri Ministri. Abbiamo dunque il massimo rispetto di questi tre giorni.

Fino all'XI secolo il digiuno delle Quattro Tempora di Primavera fu collocato nella prima settimana di marzo, e quello delle Quattro Tempora d'estate nella seconda settimana di giugno. Ma un decreto di san Gregorio VII le fissò nei periodi che noi attualmente li celebriamo: le Quattro Tempora di Primavera nella prima settimana di Quaresima e quelle dell'Estate nella prima settimana di Pentecoste.

La Stazione odierna è a S. Maria Maggiore. Onoriamo la Madre di Dio, rifugio dei peccatori, e preghiamola che offra lei al Giudice divino l'umile tributo delle nostre soddisfazioni.

La Chiesa, che nei Mercoledì delle Quattro Tempera ci presenta sempre due letture della sacra Scrittura, in luogo dell'Epistola della Messa, oggi riunisce i due grandi tipi della Quaresima dell'Antico Testamento, Mosè ed Elia, per far risaltare alla nostra mente la dignità del digiuno quaresimale, al quale Gesù Cristo stesso è venuto a dare un carattere ancora più sacro, realizzando nella sua persona ciò che la Legge ed i Profeti avevano solo espresso in figura.

 

PRIMA LEZIONE (Es 24,12-18). - In quei giorni: Il Signore disse a Mosè: Sali da me sul monte e fermati lì, che io ti darò le tavole di pietra, la legge e i precetti che ho scritti, affinché tu li insegni ai figli d'Israele. E Mosè partì con Giosuè suo ministro e salì sul monte di Dio, dopo aver detto agli anziani: Aspettateci qui, finché non torniamo a voi. Avete con voi Aronne e Hur; se venisse a nascere qualche questione, rivolgetevi a loro. Or salito che fu Mosè sul monte, la nuvola coperse il monte, e la gloria del Signore si posò sul Sinai, coprendolo con la nuvola per sei giorni, e nel settimo giorno Dio chiamò Mosè di mezzo alla caligine. Or la manifestazione della gloria di Dio appariva ai figli d'Israele come un fuoco ardente sulla cima del monte. E Mosè, entrato in mezzo alla nuvola, salì sul monte, e vi stette quaranta giorni e quaranta notti.

 

SECONDA LEZIONE (3Re 19,3-8). - In quei giorni; Giunto che fu Elia a Bersabee di Giuda, licenziò il suo servo, e s'inoltrò nel deserto per una giornata di cammino. Postosi poi a sedere sotto un ginepro, chiese per sé la morte, esclamando: Basta, o Signore! Or prendi l'anima mia; che io non sono migliore dei miei padri. Si sdraiò e s'addormentò all'ombra del ginepro. Ed ecco un Angelo del Signore viene a toccarlo e a dirgli: Alzati e mangia. Egli riguardò e vide vicino al suo capo un pane cotto sotto la cenere e un vaso d'acqua. E com'ebbe mangiato e bevuto, s'addormentò di nuovo. Ma l'Angelo del Signore tornò di nuovo a toccarlo e a dirgli: Alzati e mangia, perché ti rimane da fare un lungo cammino. Elia, s'alzò, mangiò e bevve, e poi, per la forza di quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte di Dio, Oreb.

 

L'Eucaristia.

Mosè ed Elia digiunano quaranta giorni e quaranta notti, perché stanno per avvicinarsi a Dio. È necessario che l'uomo si purifichi, che si liberi dal peso del suo corpo, se vuoi mettersi in contatto con Colui ch'è lo Spirito. Ma la visione di cui furono favoriti questi due santi uomini fu molto imperfetta: essi sentirono che il Signore era vicino a loro, ma non ne videro la gloria. In seguito il Signore s'è manifestato nella carne; e l'uomo l'ha visto, l'ha ascoltato e lo ha toccato con le mani (1Gv 1,1). Pur non appartenendo noi ai fortunati mortali che conversarono col Verbo della vita, nella divina Eucarestia ci è concesso ben di più che il vederlo: entra in noi e diviene nostra sostanza. Il più umile fedele, nella Chiesa, possiede Dio più appieno che non Mosè sul Sinai ed Elia sul monte Oreb. Non meravigliamoci allora se la Chiesa, per prepararci a ricevere un tale favore nella festa di Pasqua, ci fa prima attraversare una prova di quaranta giorni, ch'è molto meno rigorosa di quella che fu, per Mosè ed Elia, la condizione della grazia che Dio si degnò concedere loro.

 

VANGELO (Mt 12,38-50). - In quel tempo; Dissero a Gesù alcuni degli scribi e dei farisei: Maestro, desideriamo di vedere da te un segno. Ma egli rispose: Questa generazione malvagia e adultera cerca un segno, e non le sarà dato altro che quello del profeta Giona. Infatti come Giona stette tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo starà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. I Niniviti sorgeranno, nel giudizio, contro questa generazione e la condanneranno, perché essi fecero penitenza alla predicazione di Giona; ed ecco vi è qui uno che è da più di Giona. La regina del Mezzogiorno sorgerà nel giudizio contro questa generazione e la condannerà, perché essa venne dagli ultimi confini della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco qui uno che è da più di Salomone.

Or quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, vagola per luoghi aridi in cerca di riposo, e non lo trova. Allora dice: Tornerò a casa mia da cui sono uscito. E quando vi arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va a prendere seco altri sette spiriti peggiori di lui ed, entrato in essa, vi si stabiliscono, e l'ultimo stato di quell'uomo diviene peggiore del primo. Così accadrà a questa generazione malvagia. Mentre Gesù parlava alle turbe, ecco sua madre e i suoi fratelli star fuori e chiedere di parlargli. E uno gli disse: Ecco, tua madre e i tuoi fratelli son là fuori e cercan di te. Ma egli, rispondendo a chi gli aveva parlato, disse: Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E stesa la mano verso i discepoli disse: Ecco la mia madre e i miei fratelli, poiché chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, mi è fratello, sorella e madre.

 

Il castigo dell'incredulità.

Il Salvatore denuncia ad Israele i castighi che l'attendono a causa del suo volontario accecamento e della durezza del suo cuore. Israele vuole prodigi per credere: ne è circondato da tutte le parti, e non li vede? Così sono gli uomini dei nostri giorni; vorrebbero avere delle prove per credere alla divinità del cristianesimo, quando tutta la storia è aperta davanti ai loro occhi. Gli avvenimenti presenti ne sono una testimonianza ma essi non prestano loro attenzione, e continuando ad appoggiarsi ai loro fallaci sistemi, non arriveranno a comprendere che la Chiesa cattolica è il fondamento della società se non il giorno in cui la società che essi stessi hanno isolato dalla Chiesa, crollerà nell'abisso scavato dalle loro mani. "Generazione perversa ed adultera", dice il Signore, contro la quale si leveranno i popoli infedeli, che non hanno conosciuto le istituzioni cristiane, e che le avrebbero forse amate e conservate. Temiamo anche noi la sorte dei Giudei, per i quali né l'assedio di Gerusalemme, né la sua distruzione sono bastate ad aprire i loro occhi; ed ancora oggi, dopo una schiavitù di diciannove secoli, rimangono ostinati nelle illusioni della loro superbia.

 

Il buon esempio.

Che i figli della Chiesa, in mezzo ai pericoli della società, comprendano anch'essi la propria responsabilità; e si pongano la domanda come mai i sapienti e i politici di questo mondo non fanno più assegnamento sopra di loro, e come mai ancora oggi, qua e là, si dura tanta fatica a scorgere fra questi uomini l'elemento cattolico. Forse la ragione si trova nel fatto che i cattolici hanno trascurato la Chiesa e le sue pratiche. Si forma ogni giorno più nelle nostre chiese la solitudine, i Sacramenti non sono più frequentati, e della Quaresima non è rimasta che la sola parola sul calendario. Urge che torniamo, non solo alla fede dei nostri padri, ma anche alla osservanza delle leggi cristiane; allora il Signore si muoverà a compassione del suo popolo infedele, per amore dei giusti che sono rimasti sempre vicini a Lui. L'apostolato dell'esempio produrrà i suoi frutti se un piccolo drappello di fedeli fu per i popoli dell'impero romano il lievito di cui parla il Salvatore, che fece fermentare tutta la massa (Vangelo della VI Domenica dopo l'Epifania), anche lo zelo col quale noi confesseremo e praticheremo i doveri della milizia cristiana otterrà il suo risultato, in seno all'attuale società, che ancora possiede più elementi cattolici di quello che non si pensi.

 

PREGHIAMO

Illumina, o Signore, le nostre anime colla luce del tuo splendore; affinché possiamo vedere ciò che è da fare, ed eseguire ciò che è retto.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 519-522

 

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