UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

LUNEDÌ DELLA PRIMA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

Le ferie di Quaresima hanno ciascuna una Messa propria, mentre quelle dell'Avvento ripetono semplicemente la Messa della Domenica precedente. Questa ricchezza della Liturgia, nella santa Quarantena, ci aiuta potentemente a immedesimarci del pensiero della Chiesa, moltiplicando l'espressione degli affetti che ci vuole ispirare. La Colletta è la preghiera più solenne di queste Messe feriali; l'Epistola, il Vangelo e l'Oremus, che si recita sul popolo alla fine della Messa, formano con essa un contenuto della più solida istruzione e ci fanno quasi passare in rivista tutto ciò che c'è di più sostanziale nelle sacre Scritture e più si addice al tempo in cui siamo.

A Roma, oggi la Stazione è a S. Pietro in Vincoli; chiesa che, edificata nel V secolo, conserva con onore le catene del Principe degli Apostoli.

 

LEZIONE (Ez 34,11-16). - Ecco quanto dice il Signore: Ecco, io stesso andrò in cerca delle mie pecorelle e le visiterò. Come il pastore conta il suo gregge, quando si trova in mezzo alle sue pecorelle ch'eran disperse, così io conterò le mie pecorelle e le menerò via da tutti i luoghi in cui furon disperse, nel giorno dei nuvoli e della caligine. Io le porterò via di mezzo ai popoli, le riunirò dalle varie regioni, le condurrò nella loro terra, le pascerò sui monti d'Israele, lungo i rivi e in tutti i luoghi abitati del paese. Le menerò in ottimi pascoli, i loro pascoli saranno sugli alti monti d'Israele; ivi riposeranno sull'erbette verdeggianti, si satolleranno sugli ubertosi pascoli, sulle montagne d'Israele. Io pascerò le mie pecorelle, io le farò riposare, dice il Signore Dio. Io andrò in cerca delle smarrite, ricondurrò le cacciate, legherò le fratturate, ristorerò le deboli, terrò d'occhio le grasse e robuste, e le pascerò con giustizia, dice il Signore onnipotente.

 

Il buon Pastore.

Il Signore ci appare qui nella figura d'un Pastore pieno di tenerezza per le sue pecorelle: tale è infatti per gli uomini in questi giorni di misericordia e di perdono. Parte del suo gregge s'era smarrita e dispersa fra le tenebre di questo mondo; ma Gesù non poteva aver dimenticato le sue pecore, e s'è messo in cammino per andarle a cercare e riunire. Non c'è lontano deserto, né dirupo di monte, né spinoso cespuglio, ch'egli non esplori, per ritrovarle. A tutte fa sentire la sua voce per mezzo della santa Chiesa, che le invita a tornare; e temendo che si sgomentino a motivo dei loro traviamenti, e provino inquietudine nel comparire davanti a lui, egli le rassicura. Basta che tornino e si lascino trovare, ed avranno i più dolci pascoli in riva alle acque, sull'erba più verdeggiante e sui monti più deliziosi. Se sono ferite, il divino Pastore fascerà le loro piaghe; se sono deboli, le fortificherà. Le riunirà alle pecore fedeli che non l'avevano abbandonato, e starà sempre con loro. Si commuova dunque una buona volta il peccatore alla vista di tanta bontà, e non tema più gli sforzi che deve fare per avvicinarsi al Signore suo Dio. Se gli sembra penoso il ritorno, e l'espiazione spaventa la sua debolezza, si ricordi dei giorni che stava al sicuro nell'ovile, sotto l'occhio del più tenero Pastore; questi giorni possono rinascere per lui. La porta dell'ovile è aperta; molte pecorelle, dianzi smarrite, s'affrettano ad entrarvi piene di gioia e di confidenza; le segua, e si ricordi anche che "si farà più festa in cielo per un peccatore pentito, che per novantanove giusti i quali non han bisogno di penitenza" (Lc 15,7).

 

VANGELO (Mt 25,31-46). - In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Or quando verrà il Figlio dell'uomo nella sua maestà, con tutti i suoi Angeli, sederà sul trono della sua gloria. E si raduneranno dinanzi a lui tutte le genti, e separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capretti alla sinistra. Allora il Re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi sin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste; ignudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste; carcerato, e veniste a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti vedemmo affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti abbiamo accolto, ignudo e ti abbiamo rivestito? Quando ti vedemmo infermo e carcerato, e siam venuti a visitarti? E il Re risponderà loro: In verità vi dico: quando ciò faceste ad uno dei minimi di questi miei fratelli, l'avete fatto a me. Allora si volgerà anche a quelli che sono a sinistra e dirà: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato pel diavolo e per gli angeli suoi. Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui pellegrino e non mi albergaste; ignudo e non mi rivestiste; infermo e carcerato, e non mi visitaste. Allora anche questi gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e sitibondo, o pellegrino, o ignudo, o infermo, o carcerato, e non ti abbiamo assistito? Allora egli risponderà loro: In verità vi dico: quando ciò non faceste ad uno di questi minori, non l'avete fatto a me. E questi andranno al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna.

 

Il Giudizio.

Poco prima un Profeta dell'Antico Testamento c'invitava da parte di Dio ad accettare le proposte del Pastore delle nostre anime; il Signore esauriva tutti i mezzi della sua tenerezza, per far nascere nel cuore delle pecorelle smarrite il desiderio di tornare a stargli vicino. Ma ecco che la santa Chiesa, nello stesso giorno che ci mostra questo gran Dio sotto la figura d'un Pastore così compassionevole, ce lo rivela nel suo aspetto di giudice inflessibile. Come mai, l'animo così buono del nostro Salvatore, del medico così caritatevole delle nostre anime, s'è trasformato tutto ad un tratto? "Via da me, maledetti, nel fuoco eterno!". Ed è nello stesso Vangelo, nel codice della legge dell'amore, che la Chiesa ha trovato questo racconto. Ciò nonostante, non ti confondere, peccatore; leggi attentamente e riconoscerai, in colui che pronuncia un tale anatema, lo stesso Dio del quale il Profeta ha descritto la misericordia, la pazienza e lo zelo per tutte le sue pecorelle. Nel suo tribunale ci appare ancora sotto i tratti del Pastore. Guarda! separa le pecore dai capri, mettendo le une alla sua destra e gli altri alla sinistra; si parla sempre d'un gregge. Il Figlio di Dio vuole conservare l'ufficio di Pastore fino all'ultimo giorno. Ma le condizioni sono mutate: non esiste più il tempo, si apre l'abisso dell'eternità; comincia il regno della giustizia: la giustizia che concede agli amici di Dio la ricompensa promessa, e quella che precipita nel profondo degli abissi il peccatore impenitente. Allora sarebbe troppo tardi pensare alla penitenza: questa si compie nel tempo, e il tempo non è più. Come può il cristiano che sa che ci dobbiamo trovare tutti riuniti ai piedi di questo tribunale, esitare ancora ad arrendersi agl'inviti della Chiesa, che lo sollecita a dare soddisfazione dei suoi peccati? Come può rifiutare a Dio la leggera espiazione, di cui oggi la sua misericordia vuole ancora accontentarsi? Veramente l'uomo è il più crudele nemico di se stesso, quando ascolta insensibile la parola del suo Salvatore presente e del suo Giudice futuro: "Se non farete penitenza perirete tutti".

 

PREGHIAMO

Deh ! Signore, spezza i legami dei nostri peccati, e, placato, allontana tutto ciò che per essi meritiamo.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 514-516

 

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