Messe latine antiche nelle Venezie
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RISPONDE IL TEOLOGO

Scacciano Isacco

Le dichiarazioni di don Fasani su S. Pietro Martire ai luterani

 

Don Bruno Fasani, direttore del settimanale diocesano "Verona Fedele", ha rilasciato una dichiarazione a proposito della cessione della chiesa veronese di S. Pietro Martire, ora in restauro con i soldi della Regione Veneto, agli evangelici luterani. La dichiarazione è stata pubblicata sul quotidiano "Corriere di Verona" del 12 gennaio 2005. Ne riportiamo per maggiore chiarezza il tenore: "Quella chiesa verrà data ai nostri fratelli luterani come segno tangibile del progetto di comunione e dialogo ecumenico promosso in questi ultimi anni, a testimonianza di un continuo processo di avvicinamento. Questo progetto di unificazione non sembra corrispondere a una sensibilità di valori comuni, anzi il loro (il riferimento è ai seguaci del rito antico, ndr) è sempre stato un atteggiamento di isolamento e differenziazione, tutte le loro iniziative sono esattamente lontane dalla prassi liturgica cattolica, pertanto risulta alquanto strana questa rivendicazione che arriva da coloro che non riconoscono la nostra liturgia" (Corriere di Verona, 12 gennaio 2005).

Quindi il rev.do Fasani sostiene che i non cattolici luterani vanno benissimo e sono suoi fratelli, mentre considera i cattolici legati al rito latino antico molto più lontani dei non cattolici, dando la stura a tutta una serie di accuse contro i cattolici stessi. Tale affermazioni sorprendenti vengono presentate come la posizione della Curia veronese, anche se non si sa se questo sia esatto. Si sa soltanto che in una lettera di mons. Carraro al presidente di Una Voce-Verona del 23 luglio 2004, Prot. 238/04, il Vescovo scrive "con la presente sono a lei per assicurarle la mia cura per il vostro gruppo" (espressioni ribadite nella lettera del 29 novembre 2004, Prot. 368/04). Comunque, non risulta che le dichiarazioni al Corriere siano state smentite.

Abbiamo chiesto al teologo prof. don Ivo Cisar un suo giudizio sulle sopra riportate affermazioni e i loro fondamenti. Egli ci ha dato la seguente risposta:

 

Mentre è dogma l'unità e l'unicità della Chiesa che esiste senza possibilità di perdita nella Chiesa cattolica (UR 3), nella quale si trova la pienezza dei mezzi di salvezza (UR 4), l'ecumenismo è solo uno dei metodi possibili per farvi rientrare i cristiani non cattolici ossia gli orientali che devono rinunciare allo scisma ed i protestanti che devono rinunciare alle loro negazioni ed eresie.

Dal Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo del 25 marzo 1993 risulta che gli edifici cattolici possono ospitare, in caso di necessità, i suddetti (n. 137) o di aversi in possesso o uso comune (n. 138-139), ma non risulta che possano o debbano venire ceduti, consegnati, come sta per accadere a Verona, ed è accaduto già altrove.

Le cessioni ecumeniche diventano più gravi e gravose, quando vengano compiuti a danno, anche e soprattutto spirituale, dei cattolici. È come se Abramo avesse scacciato dalla casa paterna non Ismaele, figlio della schiava Agar, ma Isacco, figlio suo e di Sara (Gn 21,10; cfr. Gal 4,30-31).

Per quanto riguarda le accuse: "isolamento"? subìto, non voluto; "differenziazione"? certamente, perché la riforma postconciliare ha snaturato la santa messa. "Iniziative lontane dalla prassi liturgica cattolica": lontane dalla prassi liturgica postconciliare, ma non che quella dei "tradizionalisti" non sia cattolica: la Lettera Quattuor abhinc annos per l'uso del messale del 1962 (3 ottobre 1984) lo riconosce come cattolico. "Non riconoscono la nostra liturgia": secondo la lettera del 1984 non si mette in dubbio "la legittimità e l'esattezza dottrinale del Messale romano promulgato dal papa Paolo VI nel 1970", ovviamente questo si riferisce alla celebrazione nel rispetto delle norme liturgiche, non agli abusi che nessuno potrebbe imporre di riconoscere.

 

 

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Inserito il 20 gennaio 2005

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