Messe latine antiche nelle Venezie
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RISPONDE IL TEOLOGO

La convivenza è un peccato

Teologicamente assurdo il matrimonio presacramentale
prospettato al Sinodo diocesano di Verona

 

Un lettore ci ha scritto la sua opinione a proposito della convivenza prematrimoniale presentata come "presacramento" in una proposta al Sinodo della Diocesi di Verona denunciata dal sacerdote don Gino Oliosi in una recente lettera aperta sul Sinodo:

Don Oliosi ha ragione, ma che la convivenza prematrimoniale sia stata tacitamente derubricata da peccato contro il sesto comandamento a "presacramento" è attestato da vicende come quella di quel noto ciclista, che dopo due anni di "convivenza" si è sposato con rito civile e ha annunciato che tra qualche mese si sposerà in Chiesa, considerando evidentemente le due "fasi" perfettamente consequenziali. Qualcuno crede forse che a lui e alla futura consorte verrà dalla Chiesa chiesto conto del lungo concubinato?  E tutti i VIP "conviventi", anche pluridecennali, qualcuno crede forse che si confessino prima di decidersi, bontà loro, a sposarsi in Chiesa? Qualcuno ha letto nelle loro interviste il minimo accenno di pentimento o ricorda la minima espressione di disappunto o di dubbio da parte dell'intervistatore?

Franco Damiani

Abbiamo chiesto una risposta sulla questione al prof. don Ivo Cisar, teologo e giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale del Veneto:

Circa il presunto "presacramento":

1) Teologicamente è assurdo un matrimonio "presacramentale".

2) Pastoralmente la Chiesa non può "derubricare" (né l'ha fatto "tacitamente") il peccato di convivenza. A che servirebbe? Ad un puro proselitismo (vedi Mt 23,15)!? La Chiesa non può piegare la legge divina ai peccati ed abusi di fatto; di questo passo si finirebbe con approvare tutti i peccati. Invece Cristo ha ordinato: Insegnate a loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28,20).

3) Il resto sono questioni di fatto, sulle quali bisognerebbe vedere nella coscienza dei singoli e dei loro eventuali confessori. Quindi dal punto di vista morale, se si pentono realmente, possono essere assolti; se non si pentono e ricevono il sacramento in stato di peccato, il matrimonio può essere al massimo, ma non necessariamente, valido, comunque resta non fruttuoso (ossia non produce la grazia), e non si salva chi, impenitente, muore in tale stato di peccato.

4) Le trasgressioni non giustificano le persone, anche se fossero molte, forse la maggioranza, né autorizzano ad abolire la legge, non la fanno cadere, tanto più che questa è divina (e Dio dà la grazia a chi la chiede, Dio non si contraddice). La legge continua ad obbligare e serve, per lo meno, ad accusare (ad illuminare la coscienza).

don Ivo Cisar

 

 

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Inserito il  1° marzo  2005

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