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Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico > Tempo di Natale > 3 gennaio

 

 

L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

3  GENNAIO

2 GENNAIO                                                                                    SANTA GENOVEFFA

Français

Missale Romanum

 

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3 GENNAIO

 

Termina oggi l'Ottava di san Giovanni [1]: ma dobbiamo ancor rendere un ultimo tributo di omaggi al Discepolo prediletto. Il Ciclo sacro ci riporterà nuovamente la sua gloriosa memoria il 6 maggio, quando, fra i gaudi della Risurrezione del suo Maestro, celebreremo la sua coraggiosa Confessione a Roma, in mezzo ai fuochi della Porta Latina. Oggi, cerchiamo di soddisfare la nostra riconoscenza verso di lui per le grazie che ci ha ottenute dalla misericordia del divino Bambino, considerando alcuni dei favori che ha ricevuti dall'Emmanuele.

L'Apostolo.

L'Apostolato di Giovanni fu fecondo di opere salutari per i popoli verso i quali fu inviato. Il paese dei Parti ricevette da lui il Vangelo, e fu lui a fondare la maggior parte delle Chiese dell'Asia Minore, fra le quali sette sono state scelte con i loro Angeli da Cristo stesso nella divina Apocalisse, per rappresentare le diverse classi di pastori e forse anche, come hanno pensato alcuni, le sette età della stessa Chiesa. Non dobbiamo dimenticare che le Chiese dell'Asia Minore, ancora ripiene della dottrina di san Giovanni, inviarono Apostoli nelle Gallie, e che l'insigne Chiesa di Lione è una delle conquiste di quella pacifica spedizione. Presto, proprio in questo santo Tempo di Natale, onoreremo l'eroico Policarpo, Vescovo di Smirne, discepolo di san Giovanni, e di cui fu a sua volta discepolo san Potino, che fu il primo vescovo di Lione.

Il figlio di Maria.

Ma le fatiche apostoliche di san Giovanni non lo distolsero dalle cure che la sua tenerezza filiale e la fiducia del Salvatore gli

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imponevano riguardo alla purissima Maria. Fino a quando Cristo la ritenne necessaria al consolidamento della sua Chiesa, Giovanni ebbe l'insigne privilegio di vivere con lei, di poterla circondare dei segni della sua tenerezza, finché, dopo aver soggiornato in Efeso con lui, essa tornò sempre con lui a Gerusalemme, donde si elevò dal deserto di questo mondo fino al cielo, come canta la Chiesa, simile a una leggera nube di mirra e d'incenso. Giovanni sopravvisse a questa seconda separazione, e attese, nelle fatiche dell'apostolato, il giorno in cui sarebbe stato concesso anche a lui di salire verso la beata regione in cui il suo divino Amico e la sua incomparabile Madre l'aspettavano.

Il Dottore.

Gli Apostoli, splendidi lumi posti sul candelabro dalla mano di Cristo stesso, si spegnevano man mano nella morte del martirio; rimaneva in piedi solo Giovanni nella Chiesa di Dio. Le Chiese raccoglievano le parole della sua bocca ispirata come la regola della loro fede, e la sua profezia di Patmos mostrava che i segreti dell'avvenire della Chiesa erano svelati ai suoi occhi. In mezzo a tanta gloria, Giovanni era umile e semplice come il Bambino di Betlemme, e ci si sente commossi dagli antichi racconti che ce lo mostrano mentre stringe fra le sue sante mani un uccelletto, colmandolo di tenere carezze.

Quel vegliardo che, nei suoi anni giovanili, aveva posato il capo sul petto di Colui che trova la sua delizia nello stare con i figli degli uomini; l'unico fra gli Apostoli che lo aveva seguito fino alla Croce e che aveva visto squarciare dalla lancia il Cuore che ha tanto amato il mondo, provava gusto soprattutto a parlare della carità fraterna. La sua misericordia per i peccatori era degna dell'amico del Redentore, ed è noto l'insegnamento evangelico che intraprese con un giovane la cui anima egli aveva amato con amore di padre, e che si era abbandonato, nell'assenza del santo Apostolo, a tutti i disordini. Malgrado l'età avanzata Giovanni lo raggiunse sulle montagne, e lo ricondusse pentito all'ovile.

Ma quest'uomo così meraviglioso nella carità, era inflessibile contro l'eresia che distrugge la carità nella sua stessa sorgente, guastando la fede. Da lui la Chiesa ha ricevuto l'insegnamento di fuggire l'eresia come la peste: Non rivolgetegli nemmeno il saluto, dice l'amico di Cristo nella sua seconda Epistola, perché colui che lo saluta partecipa alle sue opere di malizia. Un giorno, entrato in un bagno pubblico, seppe che vi si trovava anche l'eresiarca Cerinto, e ne uscì

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all'istante come da un luogo maledetto. I discepoli di Cerinto tentarono di avvelenarlo con un bicchiere del quale si serviva, ma avendo il santo Apostolo fatto il segno della croce sulla bevanda, ne venne fuori un serpente che dimostrò la malizia dei settari e la santità del discepolo di Cristo. Questa fermezza apostolica nella custodia del deposito della fede fece di lui il terrore degli eretici dell'Asia, e giustificò in tal modo il profetico nome di Figlio del Tuono che gli aveva dato il Salvatore, come l'aveva dato anche al fratello Giacomo il Maggiore, l'Apostolo della Spagna.

A ricordo del miracolo che abbiamo riferito, la tradizione delle arti cattoliche ha dato come emblema a san Giovanni un calice dal quale esce un serpente, e in parecchie province della cristianità, particolarmente in Germania, nel giorno della festa dell'Apostolo si benedice solennemente del vino con una preghiera che ricorda quell'avvenimento. Vi è anche, in quelle regioni, l'usanza di bere, alla fine del pasto, un ultimo bicchiere chiamato il bicchiere di san Giovanni, come per porre sotto la sua protezione il pasto che si è fatto.

Ci manca lo spazio per narrare in particolare varie tradizioni sull'Apostolo: si possono vedere nei leggendari e noi ci limiteremo a dire qui qualche cosa riguardo alla sua morte.

Il brano del Vangelo che si legge alla Messa di san Giovanni è stato spesso interpretato nel senso che il Discepolo prediletto non dovesse morire; tuttavia bisogna riconoscere che il testo si spiega anche senza ricorrere a tale interpretazione. La Chiesa Greca professa la credenza nel privilegio dell'esenzione dalla morte concesso a san Giovanni; e questo sentimento di parecchi Padri antichi è riprodotto in alcune Sequenze o Inni delle Chiese d'Occidente. La Chiesa Romana sembrerebbe propendervi nella scelta delle parole che compongono un'Antifona delle Laudi della Festa; bisogna tuttavia riconoscere che essa non ha mai favorito tale sentimento, benché non abbia ritenuto opportuno riprovarlo. D'altra parte, il sepolcro del santo Apostolo è esistito in Efeso, i monumenti della tradizione ne fanno menzione, come fanno menzione dei prodigi d'una manna miracolosa che vi si è raccolta per parecchi secoli.

È sorprendente tuttavia il fatto che il corpo di san Giovanni non sia stato oggetto di alcuna traslazione; nessuna Chiesa si è mai gloriata di possederlo, e quanto alle reliquie particolari di questo Apostolo, sono in numero limitatissimo nella Chiesa, e la loro natura è rimasta sempre abbastanza vaga. A Roma, quando si chiedono delle reliquie di san Giovanni, se ne ottengono solo del suo sepolcro. È impossibile, dopo tutti questi fatti, non riconoscere qualche cosa

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di misterioso nella sparizione totale del corpo d'un personaggio cosi caro a tutta la Chiesa, mentre i corpi di tutti gli altri suoi colleghi nell'Apostolato hanno una storia più o meno continua e tante Chiese se li disputano, tutti o in parte. Ha voluto il Salvatore glorificare, prima del giorno del giudizio, il corpo del suo amico? Lo ha sottratto a tutti gli sguardi, come quello di Mosè, negli imperscrutabili disegni della sua sapienza? Queste domande non avranno probabilmente mai una risposta sulla terra, ma non si può fare a meno di riconoscere, con molti santi dottori, nel mistero di cui il Signore ha voluto circondare il virgineo corpo di san Giovanni, come un nuovo segno della mirabile castità di questo grande Apostolo.

* * *

Noi ti salutiamo oggi con il cuore pieno di riconoscenza, o beato Giovanni, che ci hai assistiti con sì tenera carità nella celebrazione dei misteri della Natività del tuo divino Re. Mettendo in risalto le tue ineffabili prerogative, rendiamo gloria a Colui che te ne ha onorato. Sii dunque benedetto, tu che sei l'amico di Gesù, il Figlio della Vergine! Ma prima di lasciarci, ricevi ancora le nostre preghiere.

Apostolo della carità fraterna, fa' che i nostri cuori si fondano tutti in una santa unione; che cessino le divisioni e rinasca nel cuore dei cristiani di oggi la semplicità della colomba di cui tu sei stato un mirabile esempio. Si conservi pura nelle nostre Chiese la fede, senza la quale non può esservi carità; sia schiacciato il serpente dell'eresia, e le sue velenose bevande non siano più offerte alle labbra d'un popolo complice o indifferente; sia fermo ed energico nei cuori dei cattolici l'attaccamento alla dottrina della Chiesa; le contaminazioni profane, la vile tolleranza degli errori non vengano più a corrompere i religiosi costumi dei nostri padri, e i figli della luce si allontanino dai figli delle tenebre.

Ricorda, o santo Profeta, la sublime visione nella quale ti fu rivelato lo stato delle Chiese dell'Asia Minore: ottieni per gli Angeli che custodiscono le nostre, quella fedeltà inviolabile che è l'unica a meritare la corona e la vittoria. Prega anche per le regioni che tu stesso hai evangelizzate e che meritarono il terribile castigo di perdere la fede. Hanno sofferto per troppo tempo la schiavitù e la degradazione: è tempo che siano rigenerate in Gesù Cristo e nella sua Chiesa. Dall'alto del cielo, manda la pace alla tua Chiesa di Efeso, e alle sue sorelle di Smirne, di Pergamo, di Tiatira, di Sardi, di Filadelfia e di Laodicea; fa' che si ridestino dal loro sonno, che escano dai loro sepolcri,

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che l'Islamismo si avvii presto al suo malaugurato destino, si spengano lo scisma e l'eresia che degradano l'Oriente, e tutto il gregge si riunisca in un unico ovile. Proteggi la santa Romana Chiesa che fu testimone della tua gloriosa Confessione e l'ha registrata fra i suoi più splendidi titoli di gloria insieme a quella di Pietro e di Paolo. Fa' ch'essa riceva in questi giorni in cui la messe biancheggia da ogni parte, una nuova effusione di luce e di carità. E infine, o Discepolo prediletto del Salvatore degli uomini, fa' che siamo ammessi un giorno a contemplare la gloria del tuo virgineo corpo; e dopo averci presentati su questa terra a Gesù e a Maria in Betlemme, presentaci allora a Gesù e a Maria negli splendori dell'eternità.


[1] Vedi nota posta al 2 gennaio.

 

da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. GRAZIANI, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 191-195.

 

LINK UTILI

Dom Guéranger, L'Année Liturgiques (Abbaye Saint Benoît de Port-Valais)

Dom Guéranger, L'eresia antiliturgica

 

 

 

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