Messe latine antiche nelle Venezie
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

SABATO

 

DI  PASSIONE

STORIA

MISTICA

PRATICA

DOMENICA

LUNEDÌ

MARTEDÌ

MERCOLEDÌ

GIOVEDÌ

VENERDÌ

SETTE DOLORI

SABATO

LINK UTILI

dOM gUéRANGER

L'ERESIA ANTILITURGICA

THE LITURGICAL YEAR

CEREMONIES OF THE MASS

CAUSE DE BÉATIFICATION

ABBAYE DE SOLESMES

 

Français                                                                                                                   Missale Romanum

 

SABATO

DELLA  SETTIMANA  DI  PASSIONE

 

Oggi cominciamo, col santo Vangelo, a contare esattamente i giorni che dovranno trascorrere prima dell'immolazione del divino Agnello. Questo Sabato è il sesto giorno prima di Pasqua, secondo il computo di san Giovanni al capitolo dodicesimo.

L'unzione di Betania.

Gesù si trova a Betania, dove si tiene un festino in suo onore. Lazzaro risuscitato è presente al banchetto, che ha luogo in casa di Simone il Lebbroso. Mentre Marta si occupa nel servirli, Maria Maddalena, alla quale lo Spirito Santo fa quasi presentire l'avvicinarsi della morte e della sepoltura del suo amato Maestro, ha preparato un profumo e lo viene a spandere sopra di lui. Il santo Vangelo, che conserva sempre un misterioso riserbo sulla Madre di Gesù, non ci dice ch'era presente anche lei quel giorno a Betania ma non si può metterlo in dubbio; pure gli Apostoli presero parte al banchetto. Mentre nel villaggio di Betania, situato a due chilometri da Gerusalemme, gli amici del Signore si stringevano così intorno a lui, sulla città infedele il cielo andava sempre più ottenebrandosi. Tuttavia, Gesù, domani vi farà una sua apparizione; e i discepoli ancora non lo sanno. Il cuore di Maria è triste; Maddalena è tutta assorta in lugubri pensieri; tutto presagisce la fine imminente.

Storia di questo giorno.

La Chiesa ha però riservato il passo del Vangelo di san Giovanni che narra questi fatti, per la Messa del Lunedì prossimo. La ragione di questo particolare sta nel fatto che, fino al XII secolo, non c'era, ancora, una Stazione a Roma. Il Papa preludeva con una giornata di riposo alle fatiche della grande Settimana, le cui solenni funzioni cominceranno domani. Ma se egli non presiedeva all'assemblea dei fedeli, non trascurava di compiere in questo giorno due tradizionali prescrizioni che avevano la loro importanza negli usi liturgici della Chiesa Romana.

Nel corso dell'anno, il Papa costumava mandare ogni Domenica una porzione della santa Eucarestia, ch'egli consacrava, a ciascun sacerdote che era addetto ai titoli presbiteriali, che erano le chiese parrocchiali della città. Questo invio, o meglio distribuzione, aveva luogo da oggi per tutta la Settimana Santa, forse perché l'ufficiatura di domani non avrebbe permesso d'effettuarla comodamente. Gli antichi documenti liturgici di Roma c'informano, che la consegna del pane consacrato si faceva nel Concistoro del Laterano; il Cardinal Tommaso e Benedetto XIV inclinano a credere che i Vescovi delle Chiese suburbucarie vi prendessero parte. Abbiamo altre prove, dall'antichità, che talvolta i Vescovi s'inviavano scambievolmente la santa Eucarestia, in segno della comunione che li univa. Quanto ai sacerdoti preposti ai Titoli presbiteriali della città, ai quali ogni settimana veniva consegnata una porzione dell'Eucarestia consacrata dal Papa, essi se ne servivano all'altare, mettendo una picco­la parte di questo pane consacrato nel calice, prima di comunicarsi.

L'altra usanza di questo giorno consisteva in una elemosina generale alla quale presiedeva il Papa, e che senza dubbio, nella sua abbondanza, aveva lo scopo di supplire a quella che non avrebbe potuto aver luogo durante la Settimana Santa, troppo occupata negli Uffici divini e nelle altre cerimonie. I Liturgisti del Medio Evo spiegano la commovente relazione tra il Pontefice Romano, che esercita di persona le opere di misericordia verso i poveri, e Maria Maddalena, che pure oggi imbalsama coi suoi profumi i piedi del Salvatore.

Posteriormente al XII secolo, venne fissata una Stazione, la quale ha luogo nella chiesa di S. Giovanni a Porta Latina, che, secondo la tradizione, sorge sul luogo dove il Discepolo prediletto per ordine di Domiziano sarebbe stato immerso in una caldaia d'olio bollente.

LETTURA (Ger 18,18-23). - In quei giorni: Degli empi Giudei dissero fra di sé: Venite, facciamo una congiura contro il giusto, perché la legge non può mancare al sacerdote, il consiglio al sapiente, la parola al profeta. Venite, abbattiamolo con la lingua, senza dar retta a tanti suoi discorsi. Signore, rivolgiti verso di me, ascolta quanto dicono i miei avversari. Si rende forse il male, per il bene giacché essi hanno scavato una fossa all'anima mia? Ricordati che io sono stato nel tuo cospetto, per parlare in loro favore, per allontanare da essi il tuo sdegno. Per questo abbandona i loro figli alla fame, falli cadere sotto la spada; le loro mogli restino senza figli e vedove, i loro mariti siano messi a morte, i loro giovani siano trafitti dalla spada in battaglia. Si sentano le grida uscir dalle loro case: Manderai adunque all'improvviso, addosso a loro il ladrone, perché essi hanno scavato la fossa per prendermi, han teso dei lacci ai miei piedi. Ma tu, o Signore, ben conosci quanto tramano contro di me per farmi morire; non perdonare la loro iniquità, non si cancelli dinanzi a te il loro peccato, siano calpestati e maltrattati nel tempo del tuo furore, Signore Dio nostro.

Anatemi contro i peccatori.

Non si possono leggere senza fremere gli anatemi che Geremia, figura di Gesù Cristo, indirizza ai Giudei, suoi persecutori. Questa predizione, che s'avverò alla lettera fin dalla prima rovina di Gerusalemme, per mano degli Assiri, ebbe una conferma ancora più terribile nella seconda visita dell'ira di Dio sulla maledetta città. Non era solo un profeta, Geremia, che i Giudei avevano perseguitato col loro odio e con indegni trattamenti; ma lo stesso Figlio di Dio, che avevano rigettato e messo in croce: al loro Messia avevano "ricambiato il bene col male". Quindi, non era stato solo Geremia "a pregare il Signore che facesse la grazia d'allontanare da essi il suo sdegno": l'Uomo-Dio in persona aveva sempre interceduto per loro; e se alla fine loro furono abbandonati alla giustizia divina, questo avvenne dopo ch'ebbero esaurite tutte le vie della misericordia e del perdono. Ma tanto amore era rimasto sterile; e l'ingrato popolo, sempre più irritato contro il suo benefattore, nell'impeto del suo odio gridava: "Che il suo sangue ricada sopra di noi e sui nostri figli!" Quale sentenza Giuda attirava a proprio danno, formulando un tale augurio! Dio l'intese e se ne ricordò.

Il peccatore, ahimé, che conosce Gesù Cristo ed il prezzo del suo sangue, e che continua a versare a suo piacimento un sangue sì prezioso, non s'espone forse agli stessi rigori di quella giustizia, che si mostrò così tremenda verso Giuda? Tremiamo e preghiamo, implorando la divina misericordia per tanti ciechi volontari e cuori ostinati che corrono alla rovina; e con le suppliche incessanti che rivolgeremo al Cuore misericordioso del Redentore di tutti, facciamo sì che sia revocato il decreto ch'essi hanno meritato e si tramuti in una sentenza di perdono.

VANGELO (Gv 12,10-36). - In quel tempo: I prìncipi dei sacerdoti deliberarono di ammazzare anche Lazzaro; perché molti per causa di lui abbandonavano i Giudei e credevano in Gesù. Il giorno dopo, una gran folla, accorsa alla festa, avendo sentito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e andò ad incontrarlo, gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore: il Re d'Israele. E Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: Non temere, figlia di Sion; ecco il tuo Re viene seduto sopra un puledro d'asina. I suoi discepoli non compresero allora queste cose; ma glorificato che fu Gesù, si ricordarono ch'erano state scritte di lui, e che gli erano state fatte. E la folla ch'era con lui quando chiamò Lazzaro fuori del sepolcro e lo risuscitò dai morti, ne rendeva testimonianza. Anche per questo gli andò incontro la turba, perché aveva sentito che egli aveva fatto quel miracolo. I Farisei allora dissero: Vedete che non concludiamo nulla? Ecco, tutto il mondo gli va dietro. Or fra quelli accorsi ad adorare per la festa, v'erano alcuni Gentili. Questi, accostatisi a Filippo, che era di Betsaida della Galilea, lo pregarono dicendo: Signore, desideriamo vedere Gesù. Filippo andò a dirlo ad Andrea e Andrea e Filippo lo dissero a Gesù. E Gesù rispose loro: È venuta l'ora nella quale dev'essere glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane infecondo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perderà e chi odia la sua vita in questo mondo, la salverà per la vita eterna. Se uno mi vuol seguire mi segua; e dove son io, ci sarà pure il mio servo. Se uno mi serve l'onorerà mio Padre. Ma ora l'anima mia è conturbata. E che dico? Padre, salvami da quest'ora. Ma per questo son giunto a questo momento. Padre, glorifica il tuo nome. E dal cielo venne questa voce: E l'ho glorificato, e di nuovo lo glorificherò. Or la folla ch'era presente, e udì, disse ch'era stato un tuono. Altri dicevano:  Un angelo gli ha parlato. E Gesù prese a dire: Non per me, ma per voi è venuta questa voce. Or si fa giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. Ed io quando sarò innalzato da terra trarrò tutti a me. Ciò diceva per significare di qual morte doveva morire. Gli rispose la gente: Noi abbiamo appreso dalla legge che il Cristo vive in eterno. Or come dici tu che il Figlio dell'uomo dev'essere innalzato? Chi è questo Figlio dell'uomo? Disse allora Gesù ad essi: Ancora un poco la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; e chi cammina al buio non sa dove vada. Finché avete luce, credete nella luce, per essere figli della luce. Queste cose disse Gesù; poi se ne andò (a Betania coi dodici) e si nascose da loro.

L'odio dei Giudei.

I nemici del Salvatore sono giunti a tal segno di follia da perdere la ragione. È davanti a loro Lazzaro risuscitato; ma invece di riconoscere in lui la prova schiacciante della divina missione di Gesù, ed arrendersi finalmente davanti all'evidenza, pensano di far perire questo testimone incontestabile, come se Chi lo aveva risuscitato una volta non potesse di nuovo ridargli la vita. La trionfale accoglienza che il popolo fa al Signore in Gerusalemme li spinge ad inasprire la loro stizza ed il loro odio. "Vedete che non concludiamo nulla? essi mormorano; ecco che tutto il mondo gli va dietro". Ahimé! ad una momentanea ovazione succederà immediatamente uno di quei voltafaccia ai quali il popolo è troppo abituato. Ma intanto, ecco che anche i Gentili si fanno avanti per vedere Gesù. È il preludio del prossimo avveramento della profezia del Salvatore: "Vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a gente che ne produca i frutti" (Mt 21,43). Sarà quello il momento che "il Figlio dell'Uomo sarà glorificato" e che tutte le nazioni protesteranno il loro umile omaggio al Crocifisso, contro l'accecamento dei Giudei. Ma prima bisognerà che il divino " Frumento caduto in terra, muoia"; poi quando verrà il tempo della mietitura, darà il cento per uno.

La Redenzione.

Tuttavia Gesù non può non risentire nella sua umanità un istantaneo turbamento al pensiero di questa morte. Non è ancora l'agonia dell'Orto; ma un brivido l'assale. Ecco come grida: "Padre! salvami da quest'ora". Cristiani, è il nostro Dio ch'è preso da paura, nel prevedere ciò che fra poco comincerà a soffrire per noi; e domanda che s'allontani il destino ch'egli ha previsto e voluto. "Ma, soggiunge, per questo son venuto al mondo; Padre, glorifica il tuo nome". Ora il suo spirito è sereno, e torna ad accettare le condizioni della nostra salute. Sentite anche questa parola di trionfo: "Il principe di questo mondo sarà cacciato fuori": cioè Satana sarà detronizzato, in virtù del Sacrificio che egli sta per offrire.

Ma non è solamente la disfatta del demonio, il frutto dell'immolazione del Redentore: questo essere terreno e pervertito che è l'uomo sta per distaccarsi dalla terra ed innalzarsi al cielo; e sarà il Figlio di Dio, quale amante celeste, che lo attirerà a sé: "Quando sarò innalzato da terra trarrò tutti a me". Non si preoccupa più dei patimenti, della terribile morte che poco fa lo spaventava; non vede più che la rovina del nostro nemico, e la nostra salvezza e glorificazione per la sua Croce. In queste parole noi abbiamo tutto il Cuore del Redentore; meditiamole, perché bastano da sole a disporre le nostre anime a gustare i misteri di cui è piena la grande Settimana che si apre domani.

PREGHIAMO

La tua destra, o Signore, difenda e, dopo averlo purificato, istruisca degnamente il popolo che prega; affinchè mediante la consolazione presente avanzi verso i beni futuri.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 669-674

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