TEMPO DI PASSIONE
STORIA
MISTICA
PRATICA
DOMENICA
LUNEDÌ
MARTEDÌ
MERCOLEDÌ
GIOVEDÌ
VENERDÌ
SETTE
DOLORI
SABATO
SETTIMANA SANTA
Palme
Lunedì santo
Martedì santo
Mercoledì santo
Giovedì santo
in Coena Domini
Venerdì santo
Sabato santo
LINK UTILI
L’ERESIA ANTILITURGICA
SPIEGAZIONE
DELLA MESSA
|
Français
Missale Romanum
I SETTE
DOLORI DI MARIA
SANTISSIMA
La compassione della
Madonna.
La pietà degli ultimi tempi ha consacrato in una maniera speciale
questo giorno alla memoria dei dolori che Maria provò ai piedi della Croce
del suo divin Figliolo. La seguente settimana è
interamente dedicata alla celebrazione dei Misteri della Passione del
Salvatore, e sebbene il ricordo di Maria che soffre insieme a Gesù sia
sovente presente al cuore del fedele, il quale segue piamente tutti gli
atti di questo dramma, tuttavia i dolori del Redentore e lo spettacolo
della giustizia divina che s'unisce a quello della misericordia per operare
la nostra salvezza, assillano troppo la mente, perché sia possibile onorare
come merita il mistero della compassione di Maria ai patimenti di Gesù.
Conveniva perciò che fosse scelto un giorno, nell'anno, per adempiere a
questo dovere; e quale giorno meglio si addiceva del Venerdì della presente
settimana, ch'è di per se stesso interamente dedicato al culto della
Passione del Figlio di Dio?
Storia di questa festa.
Fin dal XV secolo, nel 1423, un arcivescovo di Colonia, Thierry de Meurs, inaugurava
tale festa nella sua chiesa con un decreto sinodale [1].
Successivamente si propagò, sotto diversi nomi, nelle regioni cattoliche,
con tolleranza della Sede Apostolica; fino a che il Papa Benedetto XIII,
con decreto del 22 agosto 1727, non l'inserì solennemente nel calendario
della Chiesa universale, sotto il nome di Festa dei sette Dolori della
Beata Vergine Maria. In tal giorno dunque la Chiesa vuole onorare Maria
addolorata ai piedi della Croce. Fino all'epoca in cui il Papa non estese
all'intera cristianità la Festa, col titolo suindicato, essa veniva
designata con differenti nomi: La Madonna della Pietà, La Madonna
Addolorata, La Madonna dello Spasimo; in una parola, questa festa era
già sentita dalla pietà del popolo, prima che fosse consacrata dalla
Chiesa.
Maria Corredentrice.
Per ben comprendere l'oggetto, e meglio compiere in questo giorno,
verso la Madre di Dio e degli uomini i doveri che le sono dovuti, dobbiamo
ricordare che Dio, nei disegni della sua sovrana Sapienza, ha voluto in
tutto e per tutto associare Maria alla restaurazione del genere umano. Tale
mistero ci mostra un'applicazione della legge che rivela tutta la grandezza
del piano divino; ed ancora una volta ci fa vedere il Signore sconfiggere
la superbia di Satana col debole braccio di una donna. Nell'opera della
salvezza, noi costatiamo tre interventi di Maria, tre circostanze, nelle
quali è chiamata ad unire la sua azione a quella stessa di Dio.
La prima, nell''Incarnazione del Verbo, il quale non assume
carne in lei se non dopo averne ottenuto il consenso con quel solenne FIAT
che salvò il mondo; la seconda, nel Sacrificio di Gesù Cristo sul
Calvario, ove ella assiste per partecipare all'offerta espiatrice; la
terza, nel giorno della Pentecoste, quando riceve lo Spirito Santo
come lo ricevettero gli Apostoli, per potere adoperarsi efficacemente alla
fondazione della Chiesa. Nella festa dell'Annunciazione esponemmo la parte
ch'ebbe la Vergine di Nazaret al più grande atto
che piacque a Dio intraprendere per la sua gloria, e per il riscatto e la
santificazione del genere umano. In seguito avremo occasione di mostrare la
Chiesa nascente che si sviluppa e s'ingigantisce sotto l'influsso della
Madre di Dio. Oggi dobbiamo descrivere la parte che toccò a Maria nel
mistero della Passione di Gesù, spiegare i dolori che sopportò presso la
Croce, ed i nuovi titoli che ivi acquistò alla nostra filiale riconoscenza.
La predizione di
Simeone.
Il quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù, la Beata Vergine
venne a presentare il Figlio al Tempio. Questo fanciullo era atteso da un
vegliardo, che lo proclamò “luce delle nazioni e gloria d'Israele”. Ma,
volgendosi poi alla madre, le disse: “(Questo fanciullo) è posto a rovina e
risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anche a
te una spada trapasserà l'anima” (Lc
2,34-35). L'annuncio dei dolori alla madre di Gesù ci fa comprendere che le
gioie natalizie erano cessate, ed era Venuto il tempo delle amarezze per il
figlio e per la madre. Infatti, dalla fuga in Egitto fino a questi giorni
in cui la malvagità dei Giudei va macchinando il più grave dei delitti,
quale fu lo stato del figlio, umiliato, misconosciuto, perseguitato e
saziato d'ingratitudini? Quale fu, per ripercussione, il continuo affanno e
la costante angoscia del cuore della più tenera delle madri? Noi oggi,
prevenendo il corso degli eventi, facciamo un passo avanti ed arriviamo
subito al mattino del Venerdì Santo.
Maria, il Venerdì Santo.
Maria sa che questa stessa notte suo figlio è stato tradito da un
suo discepolo, da uno che Gesù aveva scelto a suo confidente, ed al quale
ella stessa, più d'una volta, aveva dato segni della sua materna bontà.
Dopo una crudele agonia, s'è visto legare come un malfattore, e la
soldatesca l'ha condotto da Caifa, suo principale
nemico. Di là l'hanno portato al governatore romano, la cui complicità era
necessaria ai prìncipi dei sacerdoti e ai dottori
della legge, perché potessero versare, secondo il loro desiderio, il sangue
innocente. Maria si trova allora a Gerusalemme, attorniata dalla Maddalena
e da altre seguaci del Figlio; ma esse non possono impedire che le grida di
quel popolo giungano fino a lei. Del resto, chi potrebbe far scomparire i
presentimenti nel cuore d'una tal madre? In città non tarda a spargersi la
voce che Gesù Nazareno è stato consegnato al governatore per essere
crocifisso. Si terrà forse in disparte Maria, in questo momento in cui
tutto un popolo s'è mosso per accompagnare coi suoi insulti fino al
Calvario, questo Figlio di Dio che ha portato nel suo seno ed ha nutrito
del suo latte? Ben lungi da tale viltà, si leva e si mette in cammino, fino
a portarsi al passaggio di Gesù.
L'aria risuonava di schiamazzi e di bestemmie. La moltitudine che
precedeva e seguiva la vittima era composta da gente feroce od insensibile;
solo un gruppetto di donne faceva sentire i suoi dolorosi lamenti, e per
questa compassione meritò d'attirare su di sé gli sguardi di Gesù. Poteva
Maria, dinanzi alla sorte del suo figlio dimostrarsi meno sensibile di
queste donne, che avevano con lui solo legami di ammirazione o di
riconoscenza? Insistiamo su questo punto, per dimostrare quanto abbiamo in
orrore il razionalismo ipocrita che, calpestando tutti i sentimenti del
cuore e le tradizioni della pietà cattolica ha tentato, sia in Oriente che
in Occidente, di mettere in dubbio la verità della Stazione della Via
dolorosa, che segna il punto d'incontro del figlio e della madre. Questa
setta che non osa negare la presenza di Maria ai piedi della Croce, perché
il Vangelo è troppo esplicito al riguardo, piuttosto di rendere omaggio
all'amore materno più devoto che mai sia esistito, preferisce dare ad
intendere che, mentre le figlie di Gerusalemme si mostrarono intrepide al
passaggio di Gesù, Maria si recò al Calvario per altra via.
Lo sguardo di Gesù e di
Maria.
Il nostro cuore di figli tratterà con più giustizia la donna forte
per eccellenza. Chi potrebbe dire il dolore e l'amore che espressero i suoi
sguardi, quando s'imbatterono in quelli del figlio carico della Croce? e
dire con quale tenerezza e con quale rassegnazione rispose Gesù al saluto
della madre? e con quale affetto Maddalena e le altre sante donne
sostennero fra le loro braccia colei che doveva ancora salire il Calvario,
per ricevere l'ultimo respiro del suo dilettissimo
figlio? Il cammino è ancora lungo sulla Via dolorosa, dalla quarta alla
decima Stazione, e se fu irrigato dal sangue del Redentore, fu anche
bagnato dalle lacrime della madre sua.
La Crocifissione.
Gesù e Maria sono giunti sulla sommità della collina che servirà da
altare al più augusto dei sacrifici; ma il divino decreto ancora non
permette alla madre d'accostarsi al figlio; solo quando sarà pronta la
vittima, s'avanzerà colei che deve offrirla. Mentre aspetta questo solenne
momento, quali scosse per la Vergine ad ogni colpo di martello che inchioda
sul patibolo le delicate membra del suo Gesù! E quando finalmente le sarà
permesso d'avvicinarsi a lui col prediletto Giovanni, la Maddalena e le
compagne, quali indicibili tormenti proverà il cuore di questa madre
nell'alzare gli occhi e nello scorgere, attraverso il pianto, il corpo
lacerato del figlio, stirato violentemente sul patibolo, col viso coperto
di sangue e imbrattato di sputi, e col capo coronato da un diadema di
spine!
Ecco dunque il Re d'Israele, del quale l'Angelo le aveva
preannunziato le grandezze; ecco il figlio della sua verginità, colui che
ella ha amato come suo Dio e insieme come frutto benedetto del suo seno!
Per gli uomini, più che per sé, ella lo concepì, lo generò, lo nutrì; e gli
uomini l'hanno ridotta in questo stato! Oh, se, con uno di quei prodigi che
sono in potere del Padre celeste, potesse essere reso all'amore di sua
madre, e se la giustizia alla quale s'è degnato di pagare tutti i nostri
debiti volesse accontentarsi di ciò che egli ha sofferto! Ma no, deve
morire, ed esalare lo spirito in mezzo alla più crudele agonia.
Il martirio di Maria.
Dunque Maria è ai piedi della Croce per ricevere l'addio del
figlio, che sta per separarsi da lei; fra qualche istante, di questo suo
amatissimo figlio non le resterà che un corpo inanimato e coperto di
piaghe. Ma cediamo qui la parola a san Bernardo, del cui linguaggio si
serve oggi la Chiesa nell'Ufficio del Mattutino: “Oh, Madre, egli esclama,
considerando la violenza del dolore che ha trapassata l'anima tua, noi ti
proclamiamo più che martire, perché la compassione che hai provato per tuo
figlio, sorpassa tutti i patimenti che il corpo può sopportare. Non è forse
stata più penetrante d'una spada per la tua anima quella parola: Donna
ecco il figlio tuo? Scambio crudele! in luogo di Gesù, ricevi Giovanni;
in luogo del Signore, il servo; in luogo del Maestro, il discepolo; in
luogo del figlio di Dio, il figlio di Zebedeo: un
uomo, insomma, in luogo d'un Dio! Come poté la tua anima sì tenera non
essere ferita, quando i cuori nostri, i nostri cuori di ferro e di bronzo,
si sentono lacerati al solo ricordo di quello. che dovette allora soffrire
il tuo? Perciò non vi meravigliate, fratelli miei, di sentir dire che Maria
fu martire nella sua anima. Di nulla dobbiamo stupirci, se non di colui che
avrà dimenticato ciò che san Paolo annovera tra i più gravi delitti dei
Gentili, l'essere stati disamorati. Ma un tale difetto è lungi dal
cuore di Maria; che sia lungi anche dal cuore di coloro che l'onorano!” (Discorso
delle dodici stelle).
Nella mischia dei clamori e degl'insulti che salgono fino al figlio
elevato sulla Croce, nell'aria, Maria ascolta quella parola che scende
dall'alto fino a lei e l'ammonisce che d'ora in poi non avrà altro figlio
sulla terra che quello di adozione. Le gioie materne di Betleem
e di Nazaret, gioie così pure e sì spesso turbate
dalla trepidazione, sono compresse nel suo cuore e si cambiano in amarezza.
Era la madre d'un Dio, e suo figlio le è stato tolto dagli uomini! Alza per
un'ultima volta i suoi sguardi al caro Figlio, e lo vede in preda ad
un'ardentissima sete, e non può ristorarlo; contempla i suoi occhi che si
spengono, il capo che si reclina sul petto: tutto è consumato!
La ferita della lancia.
Maria non s'allontana dall'albero del dolore, all'ombra del quale è
stata trattenuta fino adesso dal suo amore materno; ma quali crudeli
emozioni l'attendono ancora! Sotto i suoi occhi, s'avvicina un soldato a
trapassare con una lanciata il costato del figlio suo appena spirato. “Ah,
dice ancora san Bernardo, il tuo cuore, o madre, è trapassato dal ferro di
quella lancia ben più che il cuore del figlio tuo, che ha già reso l'ultimo
suo anelito. Non c'è più la sua anima; ma c'è la tua, che non può
distaccarsene” (Ibidem).
L'invitta madre rimane immobile a custodire i sacri resti del
figlio; coi suoi occhi lo vede distaccare dalla Croce; e quando alla fine
gli amici di Gesù, con tutte le attenzioni dovute al figlio ed alla madre,
glielo rendono così come la morte l'ha ridotto, ella lo riceve sulle sue
ginocchia, che una volta furono il trono sul quale ricevette gli omaggi dei
prìncipi dell'Oriente. Chi potrà contare i
sospiri ed i singhiozzi di questa madre, che stringe al cuore la spoglia
esamine del più caro dei figli? Chi conterà le ferite, di cui è coperto il
corpo della vittima universale?
La sepoltura di Gesù.
Ma l'ora passa; il sole declina sempre più verso il tramonto:
bisogna affrettarsi a rinchiudere nel sepolcro il corpo, di colui ch'è
l'autore della vita. La madre di Gesù raccoglie in un ultimo bacio tutta la
forza del suo amore, ed oppressa da un dolore immenso come il mare, affida
l'adorabile corpo a chi, dopo averlo imbalsamato, lo distenderà sulla
pietra della tomba. Chiuso il sepolcro, accompagnata da Giovanni suo figlio
adottivo, dalla Maddalena, dai due discepoli che hanno assistito ai
funerali e dalle altre pie donne, Maria rientra nella città maledetta.
La novella Eva.
Vedremo noi, in tutti questi fatti, solo lo spettacolo delle
sofferenze sopportate dalla madre di Gesù, vicino alla Croce del figlio?
Non aveva forse Dio una intenzione, nel farla assistere di persona alla
morte del Figlio? E perché non la tolse da questo mondo, come Giuseppe,
prima del giorno della morte di Gesù, senza causare al suo cuore materno
un'afflizione superiore a quella di tutte la madri prese insieme, che si
sarebbero succedute da Eva in poi, lungo il corso dei secoli? Dio non l'ha
fatto, perché la novella Eva aveva una parte da compiere ai piedi
dell'albero della Croce. Come il Padre celeste attese il suo consenso prima
d'inviare sulla terra il Verbo eterno, così pure richiese l'obbedienza ed
il sacrificio di Maria per l'immolazione del Redentore. Non era il bene più
caro di questa incomparabile madre, quel figlio che aveva concepito solo
dopo aver accondisceso alla divina proposta? Ma il cielo non poteva
riprenderselo, senza che lei stessa lo donasse.
Quale terribile conflitto scoppiò allora in quel cuore sì amante!
L'ingiustizia e la crudeltà degli uomini stanno per rapirle il figlio: come
può lei, la madre, ratificare, col suo assenso la morte di chi ama d'un
duplice amore, come suo figlio e come suo Dio? D'altra parte, se Gesù non
viene immolato, il genere umano continua a rimanere preda di Satana, il
peccato non è riparato, ed invano lei è divenuta la madre d'un Dio. Per lei
sola sarebbero gli onori e le gioie; e noi saremmo abbandonati alla nostra
triste sorte. Che farà, allora, la Vergine di Nazaret,
dal cuore così grande, la creatura sempre immacolata, i cui affetti non
furono mai intaccati dall'egoismo che s'infiltra così facilmente nelle
anime nelle quali è regnato il peccato originale? Maria, per la sua
dedizione unendosi per gli uomini al desiderio di suo figlio, che non brama
che la loro salvezza, trionfa di se stessa: una seconda volta pronuncia il
suo FIAT, ed acconsente all'immolazione del figlio. Non è più la giustizia
di Dio che glielo rapisce, ma è lei che lo cede: e, quasi a ricompensa,
viene innalzata a un piano di grandezza che mai la sua umiltà avrebbe
potuto concepire. Un'ineffabile unione si crea fra l'offerta del Verbo
incarnato e quella di Maria; scorrono insieme il sangue divino e le lacrime
della madre, e si mescolano per la redenzione del genere umano.
La fortezza di Maria.
Comprendete ora la condotta di questa Madre ed il coraggio che la
sostiene. Ben differente da quell'altra madre di cui parla la Scrittura, la
sventurata Agar, la quale dopo aver cercato invano di spegnere la sete
d'Ismaele, ansimante sotto la canicola solare del deserto, fugge per non
vedere morire il figlio, Maria inteso che il suo è condannato a morte, si
alza, corre sulle sue tracce fin che non lo ritrova e l'accompagna al luogo
ove dovrà spirare. Ed in quale atteggiamento rimane ai piedi della Croce di
questo figlio? La vediamo forse venir meno e svenire? L'inaudito dolore che
l'opprime l'ha forse fatta cascare al suolo, o fra le braccia di quelli che
l'attorniano? No; il santo Vangelo risponde con una sola parola a tutte
queste domande: “Maria stava (in piedi) accanto alla Croce”. Come il
sacrificatore sta eretto dinanzi all'altare, così Maria, per offrire un
sacrificio come il suo, conserva il medesimo atteggiamento. Sant'Ambrogio,
che col suo tenero spirito e la profonda intelligenza dei misteri, ci ha
tramandato preziosissimi trattati del carattere di Maria, esprime tutto in
queste poche parole: “Ella rimase ritta in faccia alla Croce, contemplando
coi suoi occhi il figlio, ed aspettando, non la morte del caro figlio, ma
la salvezza del mondo” (Comment. su san Luca. c. xxiii).
Maria, madre nostra.
Così la Madre dei dolori lungi dal maledirci, in un simile momento,
ci amava e sacrificava a nostra salvezza perfino i ricordi di quelle ore di
felicità che aveva gustate nel figliol suo. Facendo tacere lo strazio del
suo cuore materno, ella lo rendeva al Padre come una sacro deposito che le
aveva affidato. La spada penetrava sempre più nell'intimo dell'anima sua;
ma noi eravamo salvi: da semplice creatura, essa cooperò insieme col figlio
alla nostra salute. Dopo di ciò, ci meraviglieremo sé Gesù scelse proprio
questo momento per eleggerla Madre degli uomini, nella persona di Giovanni
che rappresentava tutti noi? Mai, come allora, il Cuore di Maria era aperto
in nostro favore. Sia dunque, ormai, l'Eva novella, la vera “Madre dei
viventi”. La spada, trapassando il suo Cuore immacolato, ce ne ha
spalancata la porta. Nel tempo e nell'eternità, Maria estenderà anche a noi
l'amore che porta a suo figlio, perché da questo momento ha inteso da lui
che anche noi le apparteniamo. A riscattarci è stato il Signore: a
cooperare generosamente al nostro riscatto è stata la Madonna.
Preghiera.
Con tale confidenza, o Madre afflitta, oggi noi veniamo con la
santa Chiesa, a renderti il nostro filiale ossequio. Tu partoristi senza
dolore Gesù, frutto dal tuo ventre; ma noi, tuoi figli adottivi, siamo
penetrati nel tuo Cuore per mezzo della lancia. Con tutto ciò amaci, o
Maria, corredentrice degli uomini! E come potremmo noi non cantare
all'amore del tuo Cuore sì generoso, quando sappiamo che per la nostra
salvezza ti sei unita al sacrificio del tuo Gesù? Quali prove non ci hai
costantemente date della tua materna tenerezza, tu che sei la Regina di
misericordia, il rifugio dei peccatori, l'avvocata instancabile di tutti
noi miseri? Deh! o Madre, veglia su noi; fa' che sentiamo e gustiamo la
dolorosa Passione di tuo figlio. Non si svolse, essa, sotto i tuoi occhi?
non vi prendesti parte? Facci dunque penetrare tutti i misteri, affinché le
nostre anime, riscattate dal sangue di Gesù, e lavate dalle tue lacrime, si
convertano finalmente al Signore e perseverino d'ora innanzi nel suo santo
servizio.
[1] Labbe, Concilies,
t. XII p. 365. - Il decreto esponeva la ragione dell'istituzione di tale
festa: “Onorare l'angoscia che provò Maria quando il Redentore s'immolò per
noi e raccomandò questa Madre benedetta a Giovanni, ma soprattutto affinché
sia repressa la perfidia degli empi eretici Ussiti”.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno
liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 661-669
|