UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

MARTEDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

La Stazione è nella chiesa di S. Balbina.

 

lezione (3Re 17, 8-16). - In quei giorni: La parola del Signore fu indirizzata ad Elia Tesbite con queste parole: Levati e va' a Sarepta dei Sidoni, ove dimorerai, ed ove ho ordinato ad una vedova di nutrirti. Elia si levò ed andò a Sarepta. Giunto alla porta della città, vistasi dinanzi una donna vedova che accoglieva legna, la chiamò e le disse: Dammi in un vaso un po' d'acqua per bere. Mentre quella andava a prenderla, le gridò dietro e disse: Portami, ti prego, nelle tue mani anche un tozzo di pane. Essa rispose: Viva il Signore Dio tuo! Io non ho pane, ma soltanto un po' di farina in un'anfora, quanta ne può entrare in una mano, e un po' d'olio in un vaso; ed ecco stavo raccattando un po' di legna per andare a cuocere quella roba a me e al mio figlio, mangiare e poi morire. Elia le disse: Non temere: va' a fare quello che hai detto; ma prima, con quel po' di farina, fa per me un piccolo pane cotto sotto la cenere, e portamelo; e poi lo farai per tè e per il tuo figlio; perché il Signore Dio d'Israele dice così: L'anfora della farina non diminuirà, il vaso dell'olio non calerà fino al giorno in cui il Signore manderà pioggia sulla terra. Essa andò a fare come le aveva detto Elia, e mangiò lui, lei e la sua casa. E da quel giorno l'anfora della farina non diminuì, il vaso dell'olio non calò, secondo la parola che il Signore aveva detta per mezzo d'Elia.

 

Il profeta Elia.

Mentre prosegue l'istruzione dei Catecumeni, alla luce dei fatti evangelici che si vanno esponendo di giorno in giorno, la Chiesa continua ad attingere al Vecchio Testamento i segni profetici che si realizzeranno nella maledizione dei Giudei e nella vocazione dei Gentili. Oggi è la volta di Elia, questo misterioso personaggio che ci tiene fedele compagnia durante la Quaresima, il quale viene a denunciare i giudizi coi quali Dio colpirà un giorno il popolo ingrato. Una siccità di tre anni aveva ridotto agli estremi il regno d'Israele, e, ciò nonostante, non voleva convertirsi al Signore. Elia va cercando ancora qualcuno che lo nutra. Che gran privilegio nutrire un Profeta di Dio! Dio sta con lui! Ma forse quest'uomo-miracolo si dirigerà ad una casa del regno d'Israele? o si rifugerà nella terra di Giuda? No; egli va verso le regioni della gentilità e si reca in un paese di Sidone, a Sarepta, presso una povera vedova: a quest'umile donna porta la benedizione d'Israele. Lo stesso Gesù notò questa circostanza, in quel passo dove sì visibilmente appare la giustizia di Dio contro i Giudei e la sua misericordia verso di noi: "In verità vi dico che molte eran le vedove in Israele al tempo d'Elia, quando il cielo stette chiuso per tre anni e sei mesi, e vi fu gran carestia per tutta la terra; eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma ad una vedova in Sarepta, di Sidone" (Lc 4,25-26).

 

L'estrema miseria del mondo pagano.

Questa donna è dunque il tipo della gentilità chiamata alla fede. Vediamo anche quali somiglianti caratteristiche ci presenta una tale storia simbolica. È una vedova senza sostegno e senza protezione alcuna: simbolo della gentilità derelitta, che non ha nessuno che la difenda dal nemico del genere umano. Per nutrire la madre e il figlio non resta che un pugno di farina ed una goccia d'olio, poi dovranno morire: è l'immagine della spaventosa penuria di verità che affliggeva il mondo pagano, la cui vita agonizzava quando gli venne annunciato il Vangelo. Versando in tale strettezza, la vedova di Sarepta accolse il Profeta con un senso di umanità e di fiducia; non dubitò della sua parola, e fu salva, lei e il figlio. Alla stessa maniera furono ricevuti gli Apostoli dal mondo pagano, quando, scuotendo la polvere dai loro piedi, furono costretti a voltar le spalle all'infedele Gerusalemme.

 

Il Pane vivo.

Vediamo la vedova che regge nelle mani due pezzi di legno: questo doppio legno è la figura della Croce, come pensano sant'Agostino, san Cesario d'Arles e sant'Isidoro di Siviglia, i quali fanno eco alla primissima tradizione cristiana. Con quei legni la donna cuoce il pane che la nutrirà, perché dalla Croce procede ai Gentili l'alimento e la vita: Gesù, ch'è il Pane vivo. Mentre Israele rimane nella carestia e nell'aridità, la Chiesa dei Gentili non si vede mai mancare la farina del celeste frumento, ne l'olio, simbolo di forza e di dolcezza. Sia gloria dunque a Colui che ci chiamò dalle tenebre all'ammirabile luce della fede! (1Pt 2,9). Ma tremiamo alla vista delle sventure che attirò sopra un intero popolo l'abuso delle grazie. Se la giustizia di Dio non ha esitato a riprovare tutta una nazione, s'arresterà forse davanti alla nostra volontaria ostinazione?

 

vangelo (Mt 23,1-12). - In quel tempo: Gesù, volgendosi alle turbe e ai- suoi discepoli, diceva loro nel suo insegnamento: Sulla cattedra di Mosè si assisero gli Scribi ed i Farisei. Osservate e fate adunque tutto ciò che vi diranno; ma non vogliate imitarli, che dicono e non fanno. Difatti, legan pesi grandi e insopportabili e li caricano sulle spalle della gente; ma essi non li vogliono neppure muovere con un dito. Fanno poi tutte le loro azioni per essere veduti dagli uomini; perciò portano più larghe le filatterie e metton lunghe frange sui mantelli. Inoltre ambiscono i primi posti nei conviti e i primi seggi nelle sinagoghe, essere salutati nelle piazze ed essere dalla gente chiamati Maestri. Ma voi non vogliate essere chiamati Maestri : perché uno solo è il vostro Maestro, voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno padre sulla terra, perché uno solo è il vostro Padre, quello che è nei cieli. Ne vi fate chiamare dottori, perché uno è il vostro Dottore, il Cristo. Chi è maggiore tra di voi, sarà vostro servo. Colui che si esalta, sarà umiliato; e colui che si umilia, sarà esaltato.

 

La Chiesa Maestra di verità.

Sulla cattedra di Mosè siedono i dottori della Legge, e Gesù vuole che si ascolti il loro insegnamento. Ma questa cattedra, ch'è pure una cattedra di verità, malgrado siano indegni coloro che vi stanno, non rimarrà più a lungo in Israele. Perdurando quest'anno il suo pontificato, Caifa profetizzerà ancora su quella cattedra; ma, siccome l'ha profanata con indegne passioni, fra poco sarà rimossa e sarà trasferita nel cuore della Gentilità. Gerusalemme, rinnegherà il divino liberatore, sta per perdere i suoi onori, e presto Roma, centro della potenza pagana, innalzerà fra le sue mura quella stessa cattedra ch'era la gloria d'Israele, e dall'alto della quale erano proclamate le profezie così visibilmente avverate in Gesù. D'ora in poi quella cattedra, nonostante tutte le furie delle porte dell'inferno, non crollerà più, e sarà la vera speranza delle nazioni, che riceveranno da lei l'indefettibile testimonianza della verità. .Così, la fiaccola della fede che brillava in Giacobbe, passò in altre mani, ma non si è spenta. Rallegriamoci della sua luce, e con la nostra umiltà, meritiamo d'essere sempre illuminati dai suoi raggi.

 

Cristo-Verità.

Quale fu la causa della perdizione d'Israele, se non il suo orgoglio? Esso si compiacque dei doni che Dio accumulò sopra di sé, ma non volle saperne d'un Messia spogliato d'ogni gloria umana; nel sentire da Gesù che i Gentili avrebbero avuto parte alla salvezza, si ribellò, e volle soffocare nel più esecrando misfatto, la voce che gli rimproverava la durezza del suo cuore. I Giudici, alla vigilia della divina vendetta, quando ormai si profilava imminente, non avevano perduto nulla della loro arroganza: sempre la stessa ostentazione, lo stesso spietato disprezzo dei peccatori. All'opposto, il Figlio di Dio s'è fatto figlio dell'uomo; è il nostro Maestro, e ci serve. Impariamo da tale esempio il valore dell'umiltà. Se siamo chiamati Maestri o Padri, ricordiamo che nessuno è maestro e padre, se non in Dio nostro Signore. È degno di chiamarsi maestro colui, per bocca del quale insegna Gesù Cristo; e quegli è veramente padre, che riconosce che la sua paterna autorità non viene che da Dio. Infatti l'Apostolo dice: "Piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, da cui ogni famiglia e nei cieli e sulla terra prende nome" (Ef. 3,14-15).

 

PREGHIAMO

Accogli propizio, o Signore, le nostre suppliche, e guarisci le malattie delle anime nostre; affinché ottenuto il perdono, ci rallegriamo sempre della tua benedizione.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 541-543

 

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