UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

VENERDÌ DELLA SECONDA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

Oggi la Stazione è alla chiesa di S. Vitale Martire, consacra­ta da Innocenzo I (401-417).

 

lezione (Gen 37, 6-22). - In quei giorni: Giuseppe disse ai suoi fratelli: Udite il sogno che ho fatto. Mi pareva che noi legassimo i covoni nel campo, e che il mio covóne, quasi alzandosi, stesse ritto, e che i vostri covoni, stando all'intorno, adorassero il mio covone. Allora i fratelli gli dissero: Che forse tu sarai nostro re e noi dovremo stare a te soggetti? Cosi questi sogni e questi discorsi accrebbero l'invidia e l'odio. Egli ebbe ancora un altro sogno, e, raccontandolo ai fratelli, disse: Mi sembrava, in sogno, che il sole, la luna e undici stelle mi adorassero. Avendolo raccontato al padre e ai fratelli, suo padre lo sgridò dicendo: Che vuoi dire questo sogno che hai avuto? forse che io, tua madre, e i tuoi fratelli, prostrati per terra, ti dovremo adorare? Mentre per questo i fratelli gli portavano invidia, il padre considerava dentro di sé la cosa. Or mentre i suoi fratelli stavano a pascere i greggi del padre in Sichem, Israele disse a Giuseppe: I tuoi fratelli pascolano le pecore in Sichem; vieni, che ti manderò da loro. Ed avendo egli risposto: Eccomi, Giacobbe gli disse: Va' a vedere se tutto va bene relativamente ai tuoi fratelli e al bestiame, e portami le notizie di quanto si fa. Mandato dalla valle di Ebron, arrivò a Sichem. Mentre andava errando pei campi, incontrò un uomo il quale gli domandò che cercasse. Egli rispose: Cerco i miei fratelli: insegnami dove siano a pascere i greggi. E l'uomo gli rispose: Sono partiti di qui, e li ho sentiti dire: Andiamo a Dotain. Allora Giuseppe andò a cercare i suoi fratelli e li trovò a Dotain. Essi lo scorsero da lontano, e, avanti che s'avvicinasse, designarono ucciderlo, e dicevansi l'uno all'altro: Ecco, viene il sognatore! Su via, ammazziamolo e gettiamolo in una vecchia cisterna, e poi diremo: Una fiera crudele lo ha divorato, e allora si vedrà a che gli giovino i suoi sogni. Ma Ruben, udito questo, si sforzava di liberarlo dalle loro mani, e diceva: Non lo ammazzate, non versate il suo sangue; ma gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, non vogliate macchiare le vostre mani. E diceva questo, perché voleva liberarlo dalle loro mani e restituirlo a suo padre.

 

Giuseppe, figura del Messia.

La santa Chiesa porta oggi la nostra attenzione sulla prevaricazione dei Giudei, e per conseguenza sulla vocazione dei Gentili. In questa istruzione destinata ai Catecumeni attingiamo la nostra edificazione. Anzitutto cogliamo in una figura dell'Antico Testamento, la nozione del fatto che vedremo compiersi nel Vangelo. Giuseppe è l'oggetto delle compiacenze del padre Giacobbe, il quale vede in lui il figlio di Rachele, sua diletta sposa, e l'ama per la sua innocenza. Sogni profetici ne avevano annunciato la futura grandezza; ma egli ha dei fratelli, e questi fratelli, mossi da nera invidia, hanno deciso di farlo morire. Tale disegno non è mandato ad effetto in tutta la sua estensione, ma in parte viene adempiuto, perché Giuseppe non rivedrà più la terra che lo vide nascere. È venduto a mercanti stranieri, ed un'oscura prigione diviene quindi la sua dimora; ma ne esce per venire a dettar leggi, e non nella terra di Canaan che l'ha cacciato, ma in seno all'Egitto pagano. Per lui, questa regione della Gentilità che versava nella più spaventosa carestia, ritrova l'abbondanza e la pace ; e per non morire nel paese dal quale lo allontanarono, gli stessi fratelli di Giuseppe sono costretti a scendere in Egitto per venire ad implorare la clemenza di colui che fu la loro vittima. Chi non riconosce in questa storia meravigliosa il tipo del nostro Redentore, vittima della gelosia della propria nazione, nonostante i segni profetici che si realizzarono in lui fino all'ultimo momento ? Decisa la sua morte come quella di Giuseppe, come lui venduto, passa attraverso le ombre di morte, per riapparire poi pieno di gloria e di potenza. Ma non prodiga più ad Israele le manifestazioni della sua predilezione: si rivolge ai Gentili, e d'ora in poi starà con loro. È là che i superstiti Israeliti lo verranno a cercare, quando, bramosi finalmente di saziare la fame che li strugge, si decideranno a riconoscere per il vero Messia quel Gesù Nazareno, loro re, che hanno crocifisso.

 

vangelo (Mt 21,33-46). - In quel tempo: Gesù disse alle turbe dei Giudei e ai principi dei sacerdoti questa parabola : C'era un padrone, il quale piantò una vigna, la cinse di siepe, vi scavò un frantoio, vi edificò una torre, la die a lavorare ai coloni e se ne andò via lontano. Or quando s'avvicinò il tempo dei frutti, mandò i suoi servi dai coloni per ricevere i frutti di essa. Ma i coloni, presi quei servitori, chi bastonarono, chi ammazzarono, e chi lapidarono. Mandò ancora altri servi in maggior numero dei primi, e coloro li trattarono allo stesso modo. Finalmente mandò loro il suo figliuolo, dicendo: Avran riguardo a mio figlio. Ma i coloni, visto il figliolo, dissero tra di loro: Questo è l'erede, venite, ammazziamolo ed avremo la sua eredità. E presolo lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Or quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei coloni? Rispondono : Farà malamente perire gli scellerati ed allogherà la vigna ad altri coloni che gliene rendano il frutto a suo tempo. Dice loro Gesù: Non avete mai letto nelle Scritture: la pietra che gli edificatori hanno riprovata, essa è divenuta pietra angolare? Ciò è stato fatto dal Signore ed è meraviglioso agli occhi nostri. Per questo vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a gente che ne produca i frutti. E chiunque cadrà sopra questa pietra, si sfracellerà; e quello sul quale essa cadrà, sarà stritolato. E i principi dei sacerdoti e i Farisei, udite le sue parabole, compresero che parlava di loro; e cercarono di catturarlo; ma ebbero paura delle turbe che lo ritenevano quale profeta.

 

Riprovazione della Sinagoga.

Ora qui non ci troviamo più davanti alle figure dell'antica alleanza, che ci mostravano il nostro Redentore da lontano e con caratteristiche prese da altri personaggi: qui ci troviamo di fronte alla stessa realtà. Ancora poco tempo, e la vittima tre volte santa soccomberà sotto i colpi dei suoi invidiosi. Com'è terribile e solenne la parola di Gesù in queste ultime ore! I suoi nemici ne sentono tutto il peso; ma, accecati dalla superbia, vogliono lottare fino alla fine contro colui ch'è la Sapienza del Padre, e si ostinano a non riconoscere in lui quella formidabile Pietra che sfracella chi la urta e stritola quello su cui cade. La Vigna è la Verità rivelata, la regola della fede e dei costumi, l'attesa del Messia Redentore, tutto l'insieme dei mezzi di salute; è la famiglia dei figli di Dio, la sua eredità, la sua Chiesa. Dio aveva eletto la Sinagoga ad essere depositarla d'un tale tesoro; ma voleva che la sua vigna fosse custodita fedelmente, che fruttificasse in mano ai coloni e la riconoscessero sempre sua per il loro proprio bene, l'oggetto delle sue compiacenze. Ma nel suo cuore sterile ed avaro, la Sinagoga volle appropriarsi della Vigna del Signore. Invano egli mandò a diverse riprese i suoi Profeti per rivendicarne i diritti: i coloni infedeli li mandarono a morte. Infine venne in persona l'erede, il Figlio di Dio: accoglieranno almeno lui con onore e e rispetto? renderanno omaggio al suo carattere divino? Tutt'altro! essi hanno macchinato d'ucciderlo e, dopo averlo cacciato via come uno straniero sacrilego, lo manderanno a morte.

 

Il nuovo popolo eletto.

Accorrete dunque, o Gentili ! venite ad eseguire il castigo del Padre; non lasciate pietra su pietra di questa rea città che gridò: "Cada il suo sangue sopra di noi e sopra i nostri figli"! E non sarete solo i ministri della giustizia celeste: voi diventerete l'oggetto della predilezione del Signore. La riprovazione di questo popolo ingrato apre a voi le porte della salvezza. Siate d'ora in poi i custodi della vigna fino alla fine dei secoli e cibatevi dei suoi frutti, che sono vostri. Dall'Oriente all'Occidente, dall'Aquilone a Mezzogiorno, venite alla grande Pasqua che si sta preparando: c'è posto per tutti voi. Scendi nella piscina della salute, popolo nuovo, formato da tutti i popoli che stanno sotto il cielo, e sii la gioia della Chiesa tua Madre, che non cessa di partorire altri figli, fino a quando, raggiunto il numero degli eletti, non verrà di lassù il suo Sposo a condannare come giudice "coloro che non hanno conosciuto il tempo in cui sono stati visitati" (Lc 19,44).

 

PREGHIAMO

O Signore, concedi al tuo popolo la salute dell'anima e del corpo, affinché, intento alle opere buone, meriti d'essere sempre difeso dalla tua potente protezione.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 550-553

 

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