Messe latine antiche nelle Venezie
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Perché gli Struzzi

 

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Credo di non aver mai visto uno struzzo-animale se non in fotografia: struzzi-uomini invece ne ho visti e ne vedo tanti. Pur senza conoscere la morfologia di questa creatura cara allo zoo come alla psicologia, me ne sono fatto un mito che è costante oggetto di molte riflessioni.

Lo struzzo - dicono - nasconde la testa di fronte al pericolo, ritenendo così di non essere veduto. Mi confermano anche che lo struzzo ha uno stomaco non grande, ma talmente elastico da digerire qualsiasi cosa, anche un rospo vivo; facendo l'autopsia dello stomaco di uno struzzo sono state trovate le cose più disparate: da ciottoli a frammenti di vetro e perfino chiavi, forbici ecc.

Questi connotati un po' veri, un po' presunti, un po' amplificati, la fantasia popolare li ha immediatamente accolti come fatti di rara curiosità, così da creare la figura di un animale che però resta animale anche se la sua fisionomia "morale" lo può automaticamente trasferire nella sfera umana. Sotto questo aspetto lo struzzo potrebbe completare la bandiera tricolore al posto dello stemma sabaudo ormai cancellato, come, meglio ancora, potrebbe arricchire i gagliardetti dei vari partiti che, quanto a stomaco e a sciocca furbizia, sono modelli insuperati. Al di fuori di queste sétte, ma sempre nel contesto del grigiore della vita politica nazionale, potremmo includere senza forzare la realtà, la grande massa degli Italiani che, devastati da un conformismo stupido e supino, ormai ingoiano tutto, dai rospi ai moscerini, senza reagire. Sì: senza reagire. Ritengo questa passività fatalistica il male peggiore del momento perché ha dei riflessi paurosi nella vita privata e sociale.

La passività, l'inerzia, l'indolenza, la rassegnazione da una parte creano il menefreghismo, dall'altra - per la ragione dei contrari - suscitano reazioni aspre e violente che fatalmente esplodono in gesti o in bravate da guerriglia, di cui abbiamo oggi esempi clamorosi, sconcertanti e sconfortanti.

Quando poi il menefreghismo raggiunge le alte cime, allora è finita: la classe politica, a cui innocentemente e fiduciosamente abbiamo affidato le nostre sorti, è come travolta da un cronico malessere che ne ottunde prima l'intelligenza e poi la volontà. Da qui alla paralisi dello Stato il passo è breve e oggi noi siamo testimoni e spettatori di questo scollamento del pubblico potere che nemmeno un terremoto riuscirebbe più a scuotere. Ragion per cui, nonostante le belle prediche dei nostri padri coscritti, le introspezioni dei sociologi, i sogni degli storici e le divagazioni di certa stampa, oggi in Italia tutto è possibile e gli Italiani accetterebbero passivamente fascismo, comunismo, peronismo, franchismo, monarchia, repubblica presidenziale, colonnelli o caporali, Mao o Masaniello. Con la massima indifferenza.

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Lo stesso fenomeno, sia pure con diverse connotazioni, si verifica nei confronti della Chiesa, della Religione. Fino a dieci anni fa nessuno avrebbe mai immaginato di arrivare dove siamo arrivati. Anche i novatori più arrabbiati, che pensavano a una pioggia piuttosto insistente, mai avrebbero previsto il diluvio, dal momento che lo stesso Padreterno aveva assicurato: "mai farò più venire il diluvio sulla terra". Quanti hanno assistito allibiti e sconcertati alla rivoluzione della Chiesa, tuttora, travolti dall'ansia quotidiana di una stasi, si domandano se la Chiesa sopravviverà a se stessa.1

E, alla stasi che tarda a venire, alla ripresa in cui tutti sperano, ma pochi credono, subentra allora il pessimismo, la rassegnazione, per non dire la disperazione, in quanto le punte dell'estremismo cattolico, non solo non accennano a quietarsi, ma imperversano come un ciclone su un gregge di disorientati.

In questa situazione di fatalismo religioso-sociale di casa nostra si colloca il libro Gli Struzzi, che, oltre a essere una documentazione sfacciata e provocante del malessere degli Italiani, come cittadini e come credenti, vuole anche essere - e qui la presunzione non c'entra perché anche ai "piccoli" deve essere consentito di abbaiare - una specie di introspezione autobiografica rimuginata ed espressa in termini che ne configurano l'autore. Il quale, - come sempre - non ha né velleità, né presunzioni di scrivere quello che altri non abbiano già detto, o di dirlo meglio, ma di dirlo a modo suo. Mi è stata rimproverata - veramente solo da qualcuno - la violenza del mio linguaggio, l'audacia di alcune espressioni… Cosa volete, cari amici e lettori! Con quello che c'è piovuto addosso, altro che parole violente! Ci vorrebbe il fuoco dal cielo. Ma questo, secondo Gesù, non è evangelico. Allora anch'io non l'invoco, almeno in pubblico.

Mi è servito di modello in queste note un caro, simpatico confratello veneto, zelante oltre ogni dire (vende perfino "Famiglia Cristiana"! …), pio, laborioso e… intransigente. Il suo rigore morale è stato, per tanti suoi allievi, al di sopra di ogni sospetto. Sempre e dovunque. Con l'avvento del centrosinistra e la folgorazione del Vaticano II non si è scostato di un millimetro dalla casella morale in cui Iddio l'ha rinchiuso e configurato. Pur allergico a certe cose più di me, ha accettato tutto con una logica dell'obbedienza e del rispetto che, purtroppo, io non ho mai conosciuto. E non so se questo è colpa o fatalità.

L'anzidetto religioso ha sofferto, certo meglio di Giobbe, dolori atroci, credo per oltre vent'anni, con una rassegnazione e una fede degne di un martire. Poi, finalmente, precipitando gli eventi, è stato operato: un'operazione lunga e difficile allo stomaco. Tutto bene; però, a un certo punto si ebbe la sensazione che stesse per essere spedito al Creatore. Per fortuna

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nostra - credo non sua - oggi è vivo e vegeto. Sta benissimo: marcia verso i settanta e pare ne abbia cinquanta… Dio lætificat juventutem suam.

Con questo eccezionale esempio di bontà (anche se rare volte coi nervi a fior di pelle) ho intessuto discussioni e dibattiti a non finire, con punte piuttosto vivaci. La C. E. I. raccomandò ai Sacerdoti di spiegare per quattro domeniche in Chiesa il problema del divorzio ai fedeli (mancavano ancora due anni al Referendum). Fra quelli della sua comunità è stato l'unico a compiere fino in fondo il proprio dovere. Venne la buona occasione di mandare a carte quarantotto l'iniqua legge sul divorzio: bastava liquidare quel governo fasullo che si reggeva sull'ipocrisia e l'opportunismo del cosiddetto centro-sinistra. Niente! … Secondo lui il governo doveva stare in piedi… nonostante il divorzio! Altro esempio: arriva la "Riforma liturgica" così come il Vaticano II l'ha voluta. Quindi, per dirne una, la Messa resta in latino. Non c'è niente da fare! No, secondo lui il Vaticano II la vuole in italiano… Uno stomaco da struzzo, forse piccolo come una di quelle salsicce che si mangiano in Romagna, ma elastico, retrattile, adatto insomma alla bisogna…

Tre, a mio modo di vedere, sono gli atteggiamenti degli uomini che si dividono la vasta area delle idee politiche e religiose in Italia dopo i fatti che ci hanno messo un po' nei guai tutti quanti dal 1962 in poi. Forse era così anche prima: non voglio apparire tanto sciocco da non rendermene conto. C'è chi ha tagliato la corda ed è approdato su altre sponde e, bene o male, vive la sua vita. Non si può fargliene una colpa: quando la corda è troppo tirata rischia di spezzarti i nervi e solo chi ha la vocazione del martirio resiste. C'è chi si ostina a combattere sul fronte della coerenza, magari con rabbia e dispetto; meglio ancora, nel ridimensionamento delle cose, nei brevi e lunghi tempi, attende fiducioso la pioggia che non viene. C'è infine chi si adegua e accetta tutto: il fuoco dal Cielo, come la rugiada d'autunno; il bene e il male; la destra o la sinistra, o per convinzione o per rassegnazione, rimanendo però in quella zona grigia da cui non esploderà mai una rivoluzione, né un fermento di ribellione al conformismo ufficiale.

Questi sono i più, sono la famigerata e famosa maggioranza silenziosa (altra enorme riserva di struzzi) che ancora si ostina a nascondere la testa sotto la sabbia. A costoro è diretto il mio libro che, come il precedente, La repubblica di Pilato, ha solo la pretesa di far capire che il mondo non è fatto solo di pecore. Si ripetono qui i soliti temi, i soliti argomenti, le stesse situazioni: ricompaiono le stesse figure, gli stessi nomi. Di conseguenza vi

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dico le stesse cose: non c'è niente di nuovo sotto il sole. Le uniche cose nuove (?!?) e irreversibili sono il centro sinistra e il Vaticano II. Col primo ci si vuol dare d'intendere che l'Italia sia nata nel 1962 e ciò è falso. "Noi eravamo grandi e quelli ancor non eran nati". Col secondo (che è appunto il Vaticano II) si ha la sciocca pretesa di metterci in testa che anche la Chiesa sia stata fondata nel 1962, il che è ridicolo se pensiamo che il primo Papa riuscì a tradire Gesù Cristo quasi 2000 anni fa.

Io rifiuto queste due concezioni della storia, manichee e adulterine. Sono con l'Italia di ieri, di oggi e di domani, dove l'Italia vuol dire patriottismo, onore, giustizia, serietà, laboriosità ecc. ecc. Per gli stessi motivi - più estesi, naturalmente, nella loro accezione religiosa - sono con la Chiesa di ieri, di oggi e di domani, anche se di quest'ultima devo criticare le contraddizioni che ogni giorno metton in croce me, come Paolo VI, come milioni di credenti.

P. Pellegrino Santucci
Montecastello, 22 agosto 1974

 

 

 

1 La Chiesa "occidentale" invece è destinata a morire proprio per le sue ingenue compromissioni (che in Italia sono "compromessi") col neotemporalismo laico e pagano a cui vanamente e scioccamente dà la caccia.

 

da Pellegrino Santucci, Gli Struzzi, Bologna, 1975, p. 11-14

 

 

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Inserito il 6 ottobre 2010

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