UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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Messa nella Rettoria di S. Toscana a Verona il 16
febbraio 2003, celebrata da don Luigi Moncalero, fsspx

 

"L'AZIONE" DI VITTORIO VENETO E LA MESSA ANTICA

Don Moret,
falsità di chi?

 

Riportiamo una lettera al direttore, pubblicata in luglio sul settimanale della diocesi di Vittorio Veneto, "L'Azione", insieme con una risposta del medesimo. La risposta è da attribuire al suo direttore, don Giampiero Moret, del quale abbiamo già avuto modo di occuparci (www.unavoce-ve.it/lazione29-06-03.htm).

Non intendiamo affrontare qui ex professo la questione della Fraternità San Pio X, se non per rilevare come don Moret, evidentemente, non ha mai letto la Nota del Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei Testi Legislativi del 24 agosto 1996 (allegato al Prot. N. 5233/96). Se confrontasse con detta Nota le dichiarazioni di mons. Perl della cui esistenza persino dubita (vi è una lettera della Commissione Ecclesia Dei, cfr. www.unavoce-ve.it/03-03-14.htm), il direttore dell'Azione si renderebbe conto come queste ultime non sono poi così strane né prive di fondamento di autorità. Non entriamo neppure nel campo delle inesattezze sulla scomunica di mons. Lefebvre, di chi colpisca, né di quanto lo stesso mons. Lefebvre pensava esattamente del Concilio: esistono i documenti della Santa Sede in merito, vi sono anche gli scritti che l'arcivescovo ha lasciato, ma per carità, chi potrebbe pretendere che don Moret se li vada a leggere...

Certo, chi pensa che un giornale serio, un giornale cattolico, un giornale diocesano dovrebbe fondarsi su di una scrupolosa informazione prima di pubblicare alcunché - specie su questioni così delicate - si fa forse una pia illusione?

Ma di maggiore interesse, specie per l'associazione Una Voce, è quanto don Moret dice a proposito della messa latina antica nella Rettoria di S. Toscana a Verona. Scrive don Moret: "non è vero che un sacerdote della Fraternità vi celebri la messa". Ebbene questa affermazione è contraddetta da numerose testimonianze di persone presenti, che hanno visto questo tipo di celebrazioni a S. Toscana diverse volte, a partire dal giorno di Natale del 2002. L'immagine riportata all'inizio della presente pagina (da tempo pubblicata da Una Voce Venetia: www.unavoce-ve.it/fsspx16-02-03-3.jpg) mostra l'altar maggiore di S. Toscana ove si vede don Luigi Moncalero della Fraternità San Pio X che sta celebrando la messa della Domenica di Settuagesima, nel pomeriggio del 16 febbraio 2003. Una messa analoga c'è stata anche domenica 16 novembre u.s. Il permesso del Vescovo, sul punto la discussione appare superflua: i sacerdoti entrano nella chiesa per celebrare con il consenso del rettore, se il Vescovo non gradisse, probabilmente la cosa non si ripeterebbe.

Ancora peggio, però, quando don Moret afferma che a S. Toscana "semplicemente si celebra una volta al mese la Messa in latino secondo il vecchio rito da un sacerdote diocesano". Questo è assolutamente inesatto, perché è ben noto che dal 1994 il vescovo di Verona ha permesso la messa antica in S. Toscana, e da allora viene celebrata dal rettore tutte le domeniche e feste di precetto la mattina alle 11 - tranne le feste di Natale, Pasqua e Pentecoste che sono state concesse soltanto un anno fa dopo lunghe trattative tra la Curia e Una Voce-Verona, delle quali è stata ampiamente informata l'opinione pubblica (cfr. "Corriere del Veneto", 18 dicembre 2002).

A questo punto, ci si chiede come sia possibile che il vicario generale abbia potuto fornire le informazioni nel modo come sono presentate. Dobbiamo forse credere che don Moret abbia parlato della messa di Verona come una volta al mese perché è probabilmente tra coloro che a Vittorio Veneto si oppongono alla messa antica ogni domenica, insistentemente richiesta dai cristiani, per lasciarla, appunto, una sola volta al mese il sabato pomeriggio (cfr. www.unavoce-ve.it/vittoriov.htm)? Far vedere lui stesso ai suoi lettori la realtà vera, cioè che altrove concessioni ben più larghe sono normali, sarà una sofferenza insopportabile? Forse che quella dell'Azione somiglia a una "disinformazione" in senso sovietico? Non lo sappiamo, e non sta a noi dirlo, ma sono in tanti a chiederselo, può comprendersi con quali effetti.

La verità è che sull'Azione ben due notizie su circostanze di fatto risultano del tutto non corrispondenti alla realtà, la cui evidenza è sotto gli occhi di tutti (se una messa c'è, come negare il fatto?). E per di più questo avviene da parte di chi, come don Moret, accusa nel contempo altri di scrivere "un sacco di cose non vere". Non sarebbe il caso, per ragioni di giustizia, ma forse anche di decenza, per salvare un po' di credibilità, che il settimanale della diocesi di Vittorio Veneto facesse una rettifica, e dicesse ai suoi lettori come veramente si sono svolti i fatti?

Una Voce Venetia

 

 

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LA CONFERENZA DI VALDOBBIADENE

Opinioni e falsità, mettiamo ordine...

 

Leggo nel suo ultimo editoriale un anatema preventivo nei confronti di una conferenza sui rapporti fra Islam e Cristianesimo tenutasi a Valdobbiadene il 27 giugno con don Floriano Abrahamowicz della Fraternità San Pio X e i deputati leghisti Bricolo e Polledri, conferenza cui hanno assistito 150 persone. Della conferenza, come accennato, lei parla prima ancora che essa abbia avuto luogo: mi vuol dire come può farlo con cognizione di causa? Si allude poi a un "sedicente" circolo culturale "Beato Marco d'Aviano": perché "sedicente"? È vietato fondare circoli con questo glorioso nome? Le ricordo che la Fratenità S. Pio X ha in questo periodo colloqui al più alto livello (il cardinale Castrillon Hoyos) con le gerarchie vaticane, le quali in occasione del pellegrinaggio giubilare del 2000 si dichiararono "felicemente stupite" della pietà e del decoro mostrato dagli oltre seimila fedeli della Fraternità partecipanti al pellegrinaggio stesso; che il cardinale Perl ha recentemente dichiarato che «non è peccato assistere alle Messe della Fraternità» (e vorrei vedere, sono le Messe cattoliche di sempre), che non esiste una "dottrina lefebvriana" ma che monsignor Lefèbvre ha sempre e solo insegnato la dottrina cattolica; che un sacerdote della Fraternità celebra regolarmente una volta al mese nella chiesa veronese di S. Toscana, con l'autorizzazione di quel vescovo; e infine che nelle conferenze di don Floriano sull'Islam, già numerose nel Veneto, ciò che brilla è solo la grande cultura e la grande pietà di questo sacerdote, il quale ricorda che l'Europa cristiana ha sempre avvertito l'Islam quale minaccia e ha sempre eretto contro di esso le sue difese, come il nome del beato Marco d'Aviano, protagonista della difesa di Vienna nel 1683, ricorda. Assistendo inoltre regolarmente alle Messe officiate da don Floriano in quel di Lanzago di Silea, posso dire che esse sono spiritualmente edificanti, essendo espressione sia nel rito sia nei canti sia nelle omelie della più pura dottrina cattolica, quella ahimè dimenticata dai tanti preti modernisti che celebrano riti di sapore massonico, magari cantando canzoni profane, riti grazie a Dio sempre più disertati dai fedeli, che hanno sete di Verità e di Tradizione.

Franco Damiani
Venezia-Mestre

 

Lei scrive un sacco di cose non vere (non so se in buona o cattiva fede). Innanzitutto nel mio articolo non mi riferivo, ovviamente, al contenuto della conferenza di Floriano Abrahamowicz, in quanto scritto prima, ma al fatto di invitare un prete della Fraternità S. Pio X a parlare sulla fede cattolica. Libero voi di farlo, libero io di criticare. La detta Fraternità, infatti, è fuori della Chiesa cattolica essendo stati i suoi vescovi responsabili "scomunicati" dal Papa il 2 luglio 1988. Il defunto vescovo Lefebvre si è messo fuori della Chiesa non solo per aver ordinato altri vescovi contro la volontà del Papa, ma anche per aver rifiutato il Concilio Vaticano II, da lui dichiarato "eretico": questo costituisce un formale rifiuto della fede cattolica. Gli attuali responsabili e membri della Fraternità non hanno mai ritrattato e perciò rimangono fuori della Chiesa, anche se da tempo sono in atto tentativi di colloquio da parte della Santa Sede per farli rientrare.

Non esiste, come lei scrive, un cardinale Perl, ma semplicemente un prete funzionario in Vaticano che si chiama Camille Perl e che non ha alcuna autorità per fare certe dichiarazioni (se è vero che le ha fatte). Non è vero che a Verona nella chiesa di S. Toscana un sacerdote della Fraternità celebri la Messa con il permesso del vescovo. Il Vicario generale di Verona mi ha dichiarato che semplicemente si celebra una volta al mese la Messa in latino secondo il vecchio rito "da un sacerdote diocesano"; cosa del tutto legittima che si fa anche nella nostra diocesi. Ribadisco che un circolo che si intitola al Beato Marco D'Aviano e che organizza iniziative del genere, strumentalizza il nome del Beato che è sempre stato fedelissimo al Papa.

 

da "L'Azione". Settimanale della Diocesi di Vittorio Veneto, 20 luglio 2003

 

 

 

 

 

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