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Sì alla messa in latino e ai canti gregoriani

 

Desidero informare lei e i lettori del Giornale che a Mantova esiste purtroppo una Chiesa del silenzio, rappresentata da quel cattolici che desiderano prender parte alla Santa Messa di rito tridentino, la stessa che, per affermarne l'assoluta liceità, ha celebrato nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore il Prefetto della Congregazione per li clero e presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", cardinal Darío Castrillón Hoyos.

L'ultimo episodio è questo: un gruppo di fedeli intendeva far officiare una Messa di suffragio alla memoria dei caduti di Nassirya in unti bella sala, messa a disposizione dalla Giunta, del Municipio di Ostiglia. Tutto era pronto quando, venuti a sapere che si sarebbe trattato di Messa in latino e con canti gregoriani, dalla curia di Mantova giunse l'ordine di sospendere tutto. Vescovo dì Mantova è Monsignor Egidio Caporello, lo stesso che autorizzò la celebrazione di Messe (di rito moderno, ovviamente) in Duomo, sull'altare coperto dalla bandiera arcobaleno dei movimenti pacifisti di sinistra. Che ospitò, esibendolo come un eroe della fede, don Turturro, inquisito dalla magistratura palermitana per reati contro la morale. E che ha sempre rifiutato l'autorizzazione alla celebrazione nella sua diocesi di Sante Messe in rito tridentino. E questo in contrasto con le sollecitazioni del Santo Padre e con l'Invocazione del cardinal Castrillón Hoyos "di garantire ai fedeli attaccati alla liturgia tradizionale il rispetto delle loro giuste aspirazioni".

Lettera firmata Mantova


Credo di ricordare che al momento dell'ordinazione i sacerdoti debbano far voto perpetuo di obbedienza. Ma forse non è più così o forse qualche prelato progressista considera quell'impegno poco no-global, non m linea con una Chiesa fortemente impegnata nell'indurre i fedeli a disertarla. Non è il mio campo, ma non ignoro l'esistenza dell'indulto papale per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito tridentino o di Pio V. Né, perché al tempo se ne è tanto parlato, il senso della Lettera apostolica di Giovanni Paolo II che istituiva la Commissione, poi presieduta dal cardinal Hoyos, col compito "di far rispettare l'animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina, mediante un'ampia e generosa applicazione delle direttive, già da tempo emanate dalla sede apostolica, per l'uso del messale romano secondo l'edizione tipica dei 1962". Sarà certamente legittimo addobbare un altare, marmo sacro, con il laico drappo arcobaleno e fors'anche intonare, al momento dell'elevazione, El pueblo unido jamas será vencido. Le vie del Signore, si sa, sono infinite. Quello che non capisco è la ragione per cui ci si intestardisce a non riconoscere, quando l'ha riconosciuta il Santo Padre, la legittimità di una messa celebrala in latino e nel corso della quale al posto delle ballate rivoluzionarie siano intonati canti religiosi gregoriani. Vorrei chiedere a monsignor Caporello: se riferendosi all'applicazione dell'indulto Papa Wojlyla ha avvertito la necessità di ricorrere a due aggettivi, "ampia e generosa", ci sarà o no una ragione? O monsignore ritiene di saperla più lunga del Papa?

Paolo Granzotto

 

da "Il Giornale", 19 dicembre 2003

 

 

 

 

 

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