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Messe latine antiche nelle Venezie
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Andrea Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia > Parte Prima > 18. La Mattina di Pasqua di Resurrezione alla Messa

 

 

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La Mattina di Pasqua di Resur
rezione alla Messa.
Cap. XVIII.

 

Quando in tal giorno celebra la Messa il Papa si parte dalla stanza de’ Paramenti vestito di Pluviale, coperto di Triregno, e giunto alla Sala Ducale si pone in Sedia Gestatoria, e sotto il Bal-

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dacchino preceduto dal Sagro Collegio in Paramenti Sagri, scende nella Chiesa di S. Pietro; dove fatta breve Orazione all’Altare del Sacramento, si porta all’Altar Papale, ed inginocchiato per breve spazio avanti al Faldistorio al Soglio eretto dalla parte dell’Epistola, ed ivi riceve alla solita ubbidienza il Sagro Collegio, Patriarchi, Arcivescovi, e Vescovi Assistenti, e non Assistenti , Abbati Mitrati, e Penitenzieri di San Pietro parati, dopo la quale dà principio a Terza, intonando Deus in adiutorium meum intende, ed il nostro Coro proseguisce il resto come stà notato nel libro, intonando tutto i Contralti. Avverta il Signor Maestro, che mentre il nostro Coro Canta Terza, il Papa al Soglio legge la Preparazione per la Messa, onde dovrà usar tal prudenza nel salmeggiare, che quando il Papa ha terminato di leggere, il Coro altresì abbia finito di cantare li tre Salmi. Allora s’alza Sua Santità in piedi con la Mitra all’Antifona Hæc dies, dopo la quale siede, de-

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pone la Mitra, ed alzatosi nuovamente in piedi canta Dominus vobiscum R). Et cum spiritu tuo, e dopo l’Orazione si risponde Amen, e detto di nuovo Dominus vobiscum R). Et cum spiritu tuo, i due Soprani Anziani dicono il Benedicamus Domino R). Deo gratias, e così termina Terza.

Vestitosi poi il Papa de’ paramenti Sagri per dir la Messa scende dal Soglio, e girando intorno alla Cappella gli vanno incontro i tre ultimi Cardinali Preti, i quali un dopo l’altro gli ammette all’Amplesso. Quindi avvicinatosi a i gradini dell’Altare col segno della Croce dà principio alla Messa; starà per tanto attento il Signor Maestro, e subito ordinerà l’Introito, che si deve intonare da i Contralti, e deve durare la prima replica col Salmo Domine probasti me, sin tanto che il Papa sia salito all’Altare, ed allora farà dire il Gloria Patri, perche in tal forma non si dà incomodo al Papa, il quale deve allora chinare la testa, s’interrompe la

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Funzione; il Sicut erat si dovrà dire adagio, e dopo la replica dell’Introito si principieranno i Kyrie, i quali il Signor Maestro farà durare, quanto richiederà il bisogno, fin che il Papa, dopo incensato l’Altare, e ricevuta respettivamente l’incensazione dal Cardinal Diacono dell’Evangelio, passando dall’Altare al Soglio avrà quivi finito di leggere tutto l’Introito, ed all’ora dovrà subito il Signor Maestro terminare l’ultimo Kyrie, avvertendo, che il Papa si serve sempre del medesimo, ed unico libro, tanto per intonare in canto, quanto per leggere tutta la Messa, con questa differenza, che quando canta, sostiene il libro il Signor Cardinale Vescovo, e quando legge semplicemente, lo sostiene il Vescovo Assistente.

Cantata dipoi dal Papa l’Orazione, e rispostosi dal nostro Coro Amen, dopo che dal Suddiacono Auditore di Rota sarà terminata l’Epistola latina, e dall’Alunno del Collegio Greco l’Epistola Greca, il Signor Maestro farà cenno per dire il Gra-

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duale, che detto andante, con la seguenza di Matteo Simonelli. In quello mentre il Cardinal Diacono dell’Evangelio bagiata prima la mano al Papa, e preso dall’Altare il libro, accompagnato da i sette Ceroferarj si porta al Soglio a chiedere la benedizione, e poi al luogo dell’Evangelio, nel qual tempo il Signor Maestro farà terminare il secondo Alleluia.

Terminato dal Cardinal Diacono l’Evangelio latino, e da un’altro Alunno del suddetto Collegio Greco l’Evangelio Greco, la Santità di Nostro Signore Papa, CLEMENTE XI. imitando con applauso universale gli esempi di S. Gregorio Magno, e di S. Leone suoi gloriosissimi Predecessori recita una dottissima Omilia; dopo la quale cantato dal Cardinal Diacono il Confiteor, il Pontefice dà la Benedizione, alla quale st risponde tre volte Amen, e subito intona il Credo.

Avverta il Signor Maestro di non far dire Et incarnatus est se prima il Papa non

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sia a sedere e coperto di Mitra, e non sieno pur anche a sedere tutti gli Assistenti, e Ministri parati.

L’Offertorio si dovrà dire andante, così il bellissimo Mottetto Christus resurgens di Felice Anerio al libro 175. a cart. 1. parte sola. Nel mezzo di quello Mottetto é un sito a proposito dove si può replicare, quando vi sia il bisogno, e se pare al Signor Maestro potrà ritornar da capo a suo arbitrio, essendo la Funzione assai lunga: avvertendo però di terminarlo al solito degli altri, e di farlo dire sbattuto.

In ciò che poi segue, della presente Funzione, deve il nostro Collegio regolarsi in tutto, conforme le altre Cappelle, fin che dopo l’Elevazione si sarà cantato il Benedictus qui venit. Quando in questa mattina avanti del Parer noster il Papa dice Per omnia sæcula sæculorum. Avverta il Signor Maestro di non far rispondere Amen, perche in tal giorno, mentre un Sommo Pontefice celebrò in

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S. Giovanni in Laterano gli Angeli dal Cielo risposero Amen: onde in venerazione di questo prodigio non si risponde dal nostro Coro.

In prova di ciò non sarà, cred’io, cosa fuor di proposito, anzi molto adattata, e confacevole a questo luogo, e al mio assunto, che io trascriva qui il capitolo 51. delle nostre Costituzioni, dove in tal forma si legge. Cantores sint semper advertentes in respondendo Summo Pontifici, et præsertim in diebus Paschatis Resurrectionis, quando Santitas Sua dicit: Per omnia sæcula sæculorum, dum vult dicere Pater noster; Cantores non debent respondere Amen, ex eo, quod in tali die dum quidam Summus Pontifex celebraret, ad Per omnia sæcula sæculorum ante Pater noster Angeli responderunt Amen. E benche in quello Capitolo non si legga registrato il nome del Pontefice, a cui succedè tal miracolo, nulla di meno ho sempre inteso dire, che ciò accadesse a S. Gregorio; ancorche per molte diligenze da me fatte

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non abbia potuto trovar documento alcuno certo, e indubitato. E’ ben vero però, che se ciò è equivoco, ha nondimeno qualche fondamento quello, che al suddetto Santo Pontefice accadde mentre celebrava in S. Maria Maggiore il giorno di Pasqua, perche dopo aver detto Pax Domini sit semper vobiscum un’Angelo rispose Et cum spiritu tuo come narra Durando nel Rationale Divinorum Officiorum lib. 6. cap. 88. num. 1. Onde cred’io che abbiano confuso un fatto con l’altro.

Comunque ciò sia, egli è certo, che in tal giorno dal nostro Coro si tralafcia di dire quest’Amen, e pare, che oltre al testimonio riferito di sopra nel mentovato Capitolo, Innocenzo III, Misteriorum Missæ lib. 5. cap. 12. tacitamente ne assegni la ragione; imperochè il suddetto Amen significa il Pianto de’ Fedeli per la morte del Salvatore; sicchè essendo quello giorno di allegrezza per la di lui Resurrezione, con molta gran ragione non si risponde Amen, per non rammemorare la suddetta

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mestizia. Rimettendomi sempre a qualche ingegno cospicuo, che possa meglio di me darne la vera cagione.

Il Signor Maestro dovrà replicar più volte l’Agnus Dei con qualche prestezza per esser la Funzione che segue assai lunga, e per render meno incomodo a i Cantori, avvertendo di non fare dir mai Dona nobis Pacem fin tanto che non faranno terminate tutte le Funzioni, che quì appresso diremo.

Quando il Papa, dopo l’Agnus Dei, e letta la prima Orazione Domine Jesu Christe, qui dixisti, e data la Pace al Signor Cardinale Decano, e Signori Cardinali Diaconi Assistenti, sarà partito dall’Altare, e giunto al Soglio. Allora il Cardinal Diacono dell’Evangelio, che è restato presso il medesimo Altare prende la Patena sopra della quale sta l’Ostia consagrata coperta con stella d’oro, ed alzatala in alto fino alla sua fronte, fa un mezzo giro voltandosi dalla sua mano destra fin che appunto riguarda con la faccia al Papa, il

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quale si trova al Soglio, e poi nella medesima forma ritorna indietro, e passando a fare l’altro mezzo giro si rivolta agiatamente, e con gravità dalla man sinistra fin tanto che sia come sopra colla faccia verso il Papa; dipoi consegnata la Patena al Suddiacono Auditor di Rota genuflesso dalla parte dell’Evangelio, il quale con gravità si porta al Soglio, dove appena giunto, il Papa fa la genuflessione, indi alzatosi resta in atto di adorazione, ed il Suddiacono si ferma in piede alla sinistra del Pontefice.

Il Cardinal Diacono dell’Evangelio prende il Calice, e alzatolo, e giratosi nella stessa forma appunto, che abbiam detto parlandosi  della Patena, il Signor Maestro di Cerimonie lo cuopre con un piccolo cuscinetto ricamato; ed il Diacono si parte dall’Altare, e al Soglio, e quando vi giunge il Papa fa la genuflessione; indi s’alza, e il Diacono resta in piede alla di lui destra. Dopo se gli presenta il libro, e dice le due Orazioni Domine Jesu Christe Fili Dei vivi etc. Perceptio corporis

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tui etc. et Panem cælestem, e poi tre volte Domine non sum dignus, dopo di che si comunica con una metà dell’Ostia, dicendo prima Corpus Domini nostri, servendo l’altra metà per la comunione del Diacono, e Suddiacono; poi sorbisce parte del sangue con la fistola d’oro, ed allora il Signor Maestro di Cappella farà terminare l’ultimo Agnus Dei, e poi farà tacere  il Coro fin tanto, che il Diacono, e Suddiacono partiti dal Soglio, e giunti all’Altare abbiano consumato il residuo  del sangue, dopo di che il Cardinal Diacono dell’Evangelio al Soglio, e canta il Confiteor alla sinistra del Papa, che sta in piedi scoperto, e che di poi canta le due Orazioni Misereatur, e Indulgentiam, alle quali due volte si risponde Amen; indi si tace fin tanto, che siano stati comunicati dal Papa i Signori Cardinali Diaconi, gli Ambasciatori Regj, i Prencipi del Soglio, i Conservatori di Roma, gl’Ambasciatori di Bologna, o Ferrara, ed il Maestro del Sagro Ospizio.

Terminata la Comunione, il Papa

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sedendo si purifica prima le dita, poi presa la Mitra si lava le mani, e coperto parte dal Soglio, e quando principia e scendere i gradini il Signor Maestro farà cominciare il Communio, che dovrà durare fin tanto, che la Santità Sua giunta all’Altare, e baciatola sia andata al luogo dell’Epistola per leggere il Communio, ed allora il Signor Maestro farà fare la prima cadenza, e subito la seconda, essendo il Communio di poche parole.

Terminata la Messa si va alla Loggia dove il Papa dà la solenne Benedizione al Popolo, alla quale tre volte si risponde Amen.

Il Signor Maestro deve fare ogni diligenza per sapere se il Papa vuole i concerti alla sua mensa, e più anche per aver l’ora determinata in cui si debba il giorno cantare il Vespero segreto.

E perche abbiam fatta menzione de i concerti, che dal nostro Collegio alla Mensa del Papa si soglion cantare; egli è da sapersi ciò che in tal proposito riferisce

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Benedetto Canonico di S. Pietro nel 1130. Dice dunque, che il giorno di Pasqua alla Mensa del Papa, Cantores etiam ex præcepto Domini Pontificis cantant sequentiam, quæ sit conveniens Paschæ, modulatis organis; eaque finita eunt, et osculant Pedes Pontificis, qui dat eis coppam plenam potione, qui bibunt, et accipiunt a Sacellario unum Bizantium. Manoscritto della Biblioteca Otthoboniana al foglio 22. da che chiaro si scorge, che il costume, che per oggi dura d’aver l’Agnello, e le Paste della Mensa del Papa, e un Doblone per mancia, è veramente un uso antichissimo.

Quando in tal giorno non canta Messa il Papa si fa la Cappella, e celebra un Cardinal Vescovo, e la Funzione è la stessa di quella del giorno dell’Epifania, nulla di meno si fa la Comunione de i Cardinali Diaconi, alla quale non si risponde.

Il giorno all’ora prescritta dal Papa, si troverà il nostro Collegio nella stanza avanti alla Cappella segreta per cantare

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con l’Organo il Vespero, che si intona da uno de i nostri Compagni Sacerdote con la stola sopra la Cotta, il quale così parimente dice l’Orazione nel fine, e tanto i Salmi, che le Antifone devono essere corti, ed allegri, e di buoni Autori, ed il Signor Maestro regolerà il tutto con la battuta.

 

da A. ADAMI DA BOLSENA, Osservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia. Tanto nelle Funzioni ordinarie, che straordinarie, Roma, Antonio de’ Rossi, 1711, pp. 53-66.

 

 

 

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