UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

MERCOLEDÌ DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

La Stazione, a Roma, è nella chiesa di S. Sisto, sulla Via Appia, oggi chiamata di S. Sisto Vecchio, per distinguerla da un'altra chiesa consacrata alla memoria del medesimo santo Papa e Martire.

 

lezione (Es 20,12-24). - Queste cose dice il Signore Iddio: Onora tuo padre e tua madre, affinché tu viva lungamente sulla terra che ti darà il Signore Dio tuo. Non ammazzare. Non commettere adulterio. Non rubare. Non attestare il falso contro il tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la sua moglie, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né altra cosa che gli appartenga. Or tutto il popolo, sentendo i tuoni e il suono della tromba, e vedendo i lampi e il monte che fumava, atterrito e oppresso dalla paura se ne stette da lungi, dicendo a Mosè: Parlaci tu, e noi ascolteremo; non ci parli il Signore, che non abbiamo a morirne. E Mosè disse al popolo: Non v'impaurite. Dio è venuto per provarvi, affinché il suo timore sia in voi; e non pecchiate. Il popolo dunque se ne stette in lontananza, e Mosè s'avvicinò alla caligine nella quale era Dio. Poi il Signore disse a Mosè: Queste cose dirai ai figli d'Israele: Voi avete veduto come vi ho parlato dal cielo. Non vi farete degli dei ne d'argento né d'oro. Mi farete un altare di terra e sopra di esso offrirete i vostri olocausti, le vostre ostie pacifiche, le vostre pecore e i vostri buoi, in luogo dove vi sarà la memoria del mio nome.

 

Doveri verso Dio ed il prossimo.

Oggi la Chiesa ci richiama alla mente i precetti che riguardano il prossimo, cominciando da quello che impone il rispetto verso i genitori. In questo tempo di riforma e di conversione giova ai fedeli rammentarsi che i nostri doveri verso gli uomini poggiano sull'autorità di Dio; donde risulta che noi offendemmo lo stesso Dio, quando peccammo contro i nostri simili. Anzitutto il Signore reclama i suoi propri diritti, esigendo d'essere adorato e servito e interdicendo il culto grossolano degl'idoli; quindi prescrive l'osservanza del Sabato, i sacrifici e le cerimonie. Ma nello stesso tempo vuole che l'uomo ami il prossimo suo come se stesso, dichiarandosi vendicatore dei nostri fratelli, qualora li offendessimo e non risparmiassimo il torto o l'ingiuria. Nel reclamare i diritti del nostro prossimo, la sua voce suona come quando, sul Sinai, promulgò agli uomini i loro obblighi verso il Creatore. Chiarita così l'origine dei nostri doveri, comprendiamo meglio lo stato delle nostre coscienze, e quanto siamo debitori alla giustizia di Dio. Ma se l'antica legge, scolpita su tavole di pietra, sanziona con tanta autorità il precetto dell'amore del prossimo, quanto più la nuova legge, suggellata dal sangue di Gesù Cristo, morente sulla Croce per i suoi fratelli ingrati, ci rivela l'importanza del precetto della carità fraterna! Queste due leggi stanno davanti a noi come il doppio testo sul quale saremo giudicati. Siamo dunque solleciti a conformarci a ciò ch'esse prescrivono, perché si compia in noi la parola del Signore: "Da questo conosceran tutti che siete miei discepoli, se avrete mutuo amore" (Gy 13,35).

 

VANGELO (Mt 15,1-20). - In quel tempo: S'accostarono a Gesù degli Scribi e dei Farisei di Gerusalemme e gli dissero: Perché i tuoi discepoli trasgrediscono le tradizione degli antichi? Infatti non si lavano le mani quando mangiano. Ma egli rispose loro: E anche voi, perché trasgredite i comandamenti di Dio per la vostra tradizione? Dio infatti ha detto: Onora il padre e la madre; e chi maledirà il padre e la madre sia punito di morte; ma voi altri dite: Chiunque abbia detto al padre o alla madre: Quello che dovresti avere da me sia offerto a Dio, e non è più obbligato ad onorare il padre e la madre; e con la vostra tradizione avete annullato il comandamento di Dio. Ipocriti, ben profetò di voi Isaia, quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me: però mi onorano invano, insegnando dottrine e comandamenti d'uomini. E chiamata a sé la folla, disse loro: Ascoltate e intendete: Non quello che entra dentro la bocca contamina l'uomo; ma quello che esce dalla bocca, quello sì che contamina l'uomo. Allora i suoi discepoli accostatisi gli dissero: Sai che i Farisei, udite le tue parole, ne sono restati scandalizzati! Ed egli rispose loro: Qualunque pianta non piantata dal mio padre celeste sarà sradicata. Lasciateli, son ciechi che guidano dei ciechi: e se un cieco ne guida un altro, tutti e due cadono in una fossa. Pietro allora prese a dirgli: Spiegaci questa parabola. Ed egli disse: Ora siete anche voi senza intelletto? Non capite che quanto entra per la bocca, passa nel ventre e va a finire nel cesso ? Ma quel che esce dalla bocca viene dal cuore, e questo sì che contamina l'uomo. Perché dal cuore vengono i cattivi pensieri, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze e le bestemmie. Queste cose contaminano l'uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non contamina l'uomo.

 

Le pratiche esteriori.

La legge che diede Dio a Mosè imponeva una quantità di pratiche e di cerimonie esteriori, che i Giudei fedeli osservavano con scrupolo e puntualità. Anche Gesù, ch'era il supremo legislatore, vi si conformò con tutta umiltà. Ma i Farisei avevano aggiunto alle leggi e ordinanze divine delle tradizioni umane e superstiziose, quasi da far consistere la religione in queste invenzioni della loro superbia. Gesù ristabilisce il vero senso delle osservanze esteriori, per venire in aiuto ai deboli ed ai semplici, che potevano essere fuorviati da questo falso insegnamento. Durante il corso della giornata i Farisei praticavano una serie di lozioni, sostenendo che, se non si fossero lavate spesso le mani, ed una volta al giorno anche tutto il corpo, il loro cibo era impuro, per le immondezze contratte nell'incontrare o nel toccare mille cose che non erano affatto segnate nella legge. Gesù, volendo liberare i Giudei da un peso così umiliante ed arbitrario, rimprovera i Farisei d'aver pervertita la legge di Mosè.

 

Ciò che contamina l'anima.

Venendo poi a giudicare l'intimo di tali pratiche, insegna che nessuna creatura è per se stessa impura, e che la coscienza d'un uomo non può essere macchiata dal cibo che entra nello stomaco. "Ciò che fa l'uomo colpevole, dice il Salvatore, sono i pensieri e le opere cattive, che vengono dal cuore". Gli eretici pretendevano trovare in queste parole la condanna della pratiche esteriori imposte dalla Chiesa, specialmente quella dell'astinenza; ma a questo proposito dobbiamo applicare loro ciò che disse Gesù ai Farisei: "Sono come ciechi che guidano dei ciechi". Infatti se i peccati che si fanno con le cose materiali si devono attribuire alla volontà spirituale dell'uomo che li commette, non ne segue che la volontà ne possa usare innocentemente, quando Dio, o la Chiesa che comanda in nome suo, le vietano. Dio proibì ai nostri progenitori, sotto pena di morte, di mangiare del frutto d'una data pianta: ma essi ne mangiarono e si resero colpevoli. Forse perché il frutto era impuro in se stesso? No, perché era una creatura di Dio come gli altri frutti del paradiso; ma il cuore dei nostri progenitori si compiacque dell'idea della disobbedienza, ed essi disobbedirono: ecco come si spiega il loro peccato, che aveva per oggetto un frutto. Con la legge promulgata sul Sinai, Dio aveva proibito agli Ebrei l'uso della carne di alcune specie d'animali: se ne mangiavano, peccavano, non perché erano maledette in se stesse, ma perché disobbedivano al Signore. Ora, i precetti della Chiesa riguardanti il digiuno e l'astinenza sono della stessa natura di quelli cui abbiamo accennato. Per darci occasione d'applicare a noi, e unicamente nel nostro interesse, il principio della penitenza cristiana, la Chiesa ci prescrive, in una certa misura, l'astinenza: se violiamo la sua legge, non è l'uso delle vivande che ci contamina, ma la ribellione contro il sacro potere che Gesù Cristo ieri ci raccomandava con tale energia, da non esitare dall'affermare che chi non ascolta la Chiesa dev'essere considerato come un pagano.

 

PREGHIAMO

A noi, che cerchiamo la grazia della tua protezione, concedi, o Signore onnipotente, di servirti, liberati da ogni male, con animo tranquillo.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 570-573

 

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