UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

SABATO DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

La Stazione è alla chiesa di S. Susanna, Vergine romana e Martire. La ragione di questa scelta è la lettura che si fa oggi della storia della casta Susanna, figlia d'Elcia, che la Chiesa presenta all'imitazione dei cristiani.

 

lezione (Dan 13,1-62). - In quei giorni: Dimorava in Babilonia un uomo chiamato Ioachim, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia d'Elcia, bellissima e timorata di Dio, avendo i suoi genitori, che eran giusti, educata la figliola secondo la legge di Mosè. loachim era molto ricco, aveva accanto alla sua casa un giardino, e da lui andavano in gran numero i Giudei, perché egli era il più ragguardevole di tutti. Or in quell'anno furono eletti giudici del popolo due anziani, di quelli dei quali disse il Signore: L'iniquità è uscita da Babilonia per mezzo di anziani giudici che sembravano rettori del popolo. Questi frequentavano la casa di Ioachim, e tutti quelli che avevano cose da giudicare, andavano a trovarli. Quando il popolo, verso il mezzogiorno se ne andava, Susanna soleva andare a passeggiare nel giardino di suo marito. I (due) vecchi, standola a guardare ogni giorno quando andava a passeggio, concepirono per lei un'ardente passione; persero il lume dell'intelletto, chiusero gli occhi per non vedere il cielo, e per non ricordarsi dei giusti giudizi. Or mentre essi stavano ad aspettare il giorno più adatto, Susanna entrò secondo il solito con due sole ancelle nel giardino per fare un bagno, che era caldo. Lì non restarono che i due anziani, nascosti a contemplarla. Susanna disse alle ancelle: Dopo avermi portato l'unguento e i profumi, chiudete le porte del giardino, affinché possa fare il bagno. Partite le ancelle, i due anziani uscirono dai nascondigli e corsero da lei, e dissero: Ecco le porte del giardino son chiuse; nessuno ci vede, noi bruciamo per te, acconsenti, e abbandonati ai nostri desideri. Che se resisti, noi renderemo testimonianza. contro di te, che un giovane era teco e che per questo avevi mandate via le ancelle. Susanna sospirò e disse: Da ogni parte mi trovo oppressa: se faccio questo, per me è morte, se non lo faccio non potrò scampare dalle vostre mani. Ma per me è meglio cadere nelle mani vostre, senza aver fatto il male, che peccare nel cospetto del Signore. Allora Susanna diede un gran grido, ed anche i due anziani alzaron la voce contro di lei. Uno (di essi) corse alle porte del giardino e le aperse. I servitori di casa, avendo sentito rumore nel giardino, vi accorsero per la porta di dietro per vedere che fosse accaduto. Sentito quanto dicevano gli anziani, i servi restarono oltremodo confusi, perché tal cosa non era mai stata detta di Susanna. Venuto il giorno dopo, tutto il popolo s'adunò nella casa di Ioachim, marito di Susanna, e vi andarono anche i due anziani, pieni di cattive intenzioni contro Susanna, per farla morire. Essi dissero alla presenza del popolo: Mandate a chiamare Susanna, figlia d'Elcia, moglie di loachim. Mandarono subito a chiamarla, ed essa venne coi suoi genitori, coi figlioli e con tutti i suoi parenti. I suoi e tutti i suoi conoscenti piangevano; ma i due anziani, levatisi in mezzo al popolo, posero le mani sul capo di lei. Essa, piangendo alzò gli occhi al cielo, col cuore pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: Mentre noi si passeggiava soli nel giardino, costei venne con due ancelle, fece chiudere le porte del giardino, e licenziò le ancelle. Allora si accostò a lei un giovane, che era nascosto, e peccò con lei. Noi essendo in un angolo del giardino, vedendo l'opera rea, corremmo verso di loro e li vedemmo peccare. Il giovane non lo potemmo prendere, perché essendo più forte di noi, aprì le porte e scappò. Prendemmo allora lei, e la interrogammo chi fosse il giovane; ma non ce lo volle dire. Di ciò noi siamo testimoni. La moltitudine credette, perché essi erano anziani e giudici del popolo, e la condannarono a morte. Allora Susanna esclamò ad alta voce e disse: O Dio eterno, tu che conosci le cose occulte, e sai le cose prima che avvengano, tu lo sai che essi han detto falsa testimonianza contro di me; ed ecco io muoio senza aver fatto nulla di ciò che essi hanno inventato contro di me. Il Signore ascoltò la sua preghiera. Mentre era condotta al supplizio, il Signore suscitò lo Spirito santo in un tenero giovanetto chiamato Daniele, il quale gridò ad alta voce: Io son puro del sangue di lei! Rivoltosi a lui tutto il popolo disse: Che vorresti dire con le tue parole? E Daniele, stando in mezzo ad essi, disse: Siete così stolti, o figli d'Israele, da condannare una figlia d'Israele, senza esaminare e senza appurare la verità? Tornate al tribunale; perché essi han reso falsa testimonianza contro di lei. Il popolo tornò subito indietro, e Daniele disse ad essi: Separateli l'uno dall'altro, e io li esanimerò. Separati che furono l'uno dall'altro, ne chiamò uno e disse; Vecchio di giorni rei, or son giunti i tuoi peccati che hai fatti per l'addietro, dando sentenze ingiuste, opprimendo gl'innocenti e liberando i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai l'innocente e il giusto. Or dunque, se tu l'hai veduta: di': Sotto qual pianta li hai veduti parlare insieme? L'altro rispose: Sotto un lentisco. E Daniele a lui: Senza dubbio tu hai mentito a tua rovina: infatti l'Angelo di Dio ha già da lui ricevuta la sentenza di dividerti per mezzo. Rimandato questo, fece venir l'altro, e gli disse: Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione t'ha pervertito il cuore. Così voi facevate alle figliole d'Israele, e queste per paura parlavano con voi; ma una figliola di Giuda non ha potuto soffrire la vostra iniquità. Or dunque, dimmi, sotto qual albero li trovasti a discorrere insieme ? L'altro rispose: Sotto un leccio. E Daniele a lui: Senza dubbio anche tu hai mentito per tua rovina: già ti aspetta con la spada l'Angelo del Signore per tagliarti per mezzo, e così vi farà morire. Allora tutta l'adunanza diede in un gran grido e benedisse Dio, il quale salva coloro che sperano in lui. Poi insorti contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca d'aver detto falsa testimonianza, fecero ad essi il male che avevan fatto al prossimo, e li fecero morire. Così in quel giorno fu salvato il sangue innocente.

 

La virtù ricompensata.

Ieri abbiamo preso parte alla gioia dei Catecumeni, ai quali la Chiesa ha ormai svelata la fonte limpida e vivificante che scaturisce dal Salvatore, e nelle cui acque presto attingeranno una nuova vita; oggi l'insegnamento è diretto ai Penitenti, per i quali s'avvicina la riconciliazione. Ma come essi possono sperare ancora il perdono, dopo avere insozzata la veste candida del loro battesimo e calpestato il sangue divino che li aveva riscattati? Il perdono discenderà ugualmente su di loro e saranno salvi. Se volete comprenderne il mistero, leggete e meditate le sante Scritture: là imparerete a conoscere che v'è per l'uomo una salvezza che procede dalla giustizia ed una salvezza che viene dalla misericordia. Oggi abbiamo sotto gli occhi entrambi gli esempi. Susanna, che accusata ingiustamente di adulterio, viene vendicata e liberata da Dio, che la ricompensa della sua virtù; e un'altra donna, veramente colpevole della medesima colpa, che pure viene strappata dalla morte da Gesù Cristo. I giusti, dunque, attendono con confidenza ed umiltà il premio meritato; ed anche i peccatori sperino nella clemenza del Redentore, che venne più per loro che per i giusti. In questo modo la santa Chiesa incoraggia i suoi penitenti e li chiama alla conversione, scoprendo loro le ricchezze del Cuore di Gesù e le misericordie della nuova legge, che il divin Redentore è venuto a suggellare col suo sangue.

 

La Chiesa fedele a Gesù Cristo.

In questa mirabile storia di Susanna i primi cristiani vedevano anche il tipo della Chiesa dei loro tempi, la quale sollecitata al male dai pagani, rimane fedele al suo divino Sposo a costo della vita. Un vescovo martire del III secolo, sant'Ippolito, ci dà la chiave di questo simbolo (In Danielem p. 27, Edit. Fabricii); e le sculture degli antichi sarcofaghi cristiani, come pure gli affreschi delle catacombe romane, sono unanimi nel presentarci la fedeltà di Susanna alla legge di Dio, nonostante la morte che la minaccia, come il tipo dei martiri che preferiscono la morte all'apostasia, la quale, secondo il linguaggio delle sante Scritture, è un vero adulterio dell'anima verso Dio, di cui è divenuta sposa col battesimo.

 

VANGELO (Gv 8,1-11). - In quel tempo: Gesù andò al monte degli Olivi. E sul far del giorno tornò di nuovo nel tempio, e tutto il popolo accorse a lui e, sedutosi, l'ammaestrava. Allora gli Scribi e i Farisei gli conducono una donna colta in adulterio e, postala in mezzo, gli dissero: Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Or Mosè nella legge ci ha comandato che queste tali siano lapidate; e tu che ne dici? E dicevano questo per metterlo alla prova e per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatesi, si mise a scrivere col dito in terra. E siccome continuavano ad interrogarlo si alzò e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E di nuovo, chinatosi, seguitò a scrivere in terra. Ma quelli, udito ciò, uno dopo l'altro se ne andarono tutti cominciando dai più vecchi, e Gesù restò solo con la donna là in mezzo. Allora Gesù, alzatosi, disse alla donna: Dove sono, o donna, quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata? Ed ella: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Nemmeno io ti condannerò: va' (in pace) e non peccare più.

 

Il peccato perdonato.

Ecco qui la salvezza che viene dalla misericordia. La colpa di questa donna è reale; la legge la condanna alla morte; i suoi accusatori, chiedendone la pena, sono per la giustizia: eppure la colpevole non perirà. È Gesù che la salva, e per questo beneficio le richiede una sola condizione: che non pecchi più. Quale riconoscenza dovette avere per il suo liberatore! e come, d'ora innanzi, si preoccupò di seguire l'ordine di chi non volle condannarla, ed al quale doveva la vita! Come peccatori, penetriamoci di questi sentimenti verso il nostro Redentore. Non è stato lui a trattenere il braccio della divina giustizia che stava per colpirci, offrendosi a pagare per noi? Salvati dalla sua misericordia, uniamoci ai Penitenti della Chiesa primitiva, e durante questi giorni che ci restano, procuriamo di gettare le solide basi d'una nuova vita.

 

I peccati di lingua.

Gesù non risponde che una sola parola ai Farisei che sono venuti a tentarlo e a sottoporgli il caso di questa donna; ma una sola parola così breve non dev'essere da noi raccolta con minore rispetto e riconoscenza: perché, se esprime la pietà divina del Salvatore per la peccatrice tremante ai suoi piedi, racchiude anche una lezione pratica per noi. Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei. In questo tempo di riparazione e di penitenza, ricordiamo le maldicenze di cui ci siamo resi colpevoli verso il prossimo, i peccati di lingua, dei quali ci rimproveriamo così poco, mentre li dimentichiamo così presto, perché escono dalla nostra bocca, per così dire, come da una sorgente. Se la parola del Salvatore fosse risuonata in fondo al nostro cuore, come doveva; se avessimo soprattutto pensato a tanti lati reprensibili che sono in noi, non è forse vero che non avremmo più trovato il coraggio di criticare la condotta del prossimo, di mettere a nudo le sue colpe e perfino di giudicare i suoi pensieri e le sue intenzioni? Siamo più cauti per l'avvenire: Gesù conosceva la vita degli accusatori di questa donna, conosce interamente la nostra: guai a noi, dunque, se non diventiamo più indulgenti verso i nostri fratelli!

Consideriamo finalmente la malizia dei nemici di Gesù e con quale perfidia gli tendono il tranello. Se si pronuncia in favore della vita che ha condotta questa donna, l'accuseranno di disprezzare la legge di Mosè che la condanna ad essere lapidata; se risponde in conformità della legge, lo faranno apparire al popolo come un uomo crudele e sanguinario. Gesù, con la sua celeste prudenza, sfugge alle loro insidie; ma è bene che fin d'adesso teniamo presente quale sorte gli sarà riservata il giorno in cui, consegnandosi nelle loro mani, non opporrà altro alle loro calunnie ed ai loro oltraggi, che il silenzio e la pazienza d'una vittima votata alla morte.

 

PREGHIAMO

Stendi, o Signore, sui tuoi fedeli la destra del celeste aiuto; affinché ti cerchino con tutto il cuore e meritino di ottenere quanto giustamente domandano.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 581-585

 

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