UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
Venezia | Belluno | Bolzano | Gorizia | Mantova | Padova | Pordenone | Treviso | Trieste | Udine | Verona | VicenzaVittorio Veneto

 

 

L'anno liturgico

di dom Prosper Guéranger

 

Missale Romanum

 

VENERDÌ DELLA TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

 

La Stazione è a S. Lorenzo in Lucina, antico e celebre tempio, ove si custodisce la graticola sulla quale il santo Arcidiacono della Chiesa Romana consumò il martirio.

 

lezione (Nm 20,1.3.6-13). - In quei giorni: I figli d'Israele fecero assembramento contro Mosè e Aronne, e, levatisi in sedizione, dissero: Dateci dell'acqua per bere. Mosè ed Aronne, lasciata la moltitudine, entrarono nel tabernacolo dell'Alleanza, e prostratisi bocconi per terra, alzarono la voce al Signore, e dissero: Signore Dio, ascolta il grido di questo popolo ed apri loro il tuo tesoro, una fonte d'acqua viva che si dissetino e cessino di mormorare. E la gloria del Signore apparve sopra di essi; e il Signore parlò a Mosè, dicendo: Prendi la verga, raduna il popolo, e in sua presenza tu e il tuo fratello Aronne parlate alla pietra, ed essa darà acqua; e dall'acqua fatta sgorgare dalla pietra sarà dissetato il popolo coi suoi giumenti. Mosè adunque, seguendo l'ordine del Signoie, prese la verga ch'era alla presenza del Signore, e, radunata la moltitudine dinanzi alla pietra, disse loro: Ascoltate, ribelli ed increduli: potremo noi farvi uscire dell'acqua da questa pietra? Allora Mosè alzò la mano, con la verga percosse due volte la pietra, e ne scaturirono tante acque da dissetare il popolo e il bestiame. Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Perché non mi avete creduto da santificarmi dinanzi ai figli d'Israele, voi non introdurrete questi popoli nella terra che darò loro. Questa è l'acqua di contraddizione ove i figli d'Israele contesero contro il Signore, che fu santificato in mezzo a loro.

 

La roccia spirituale.

Abbiamo qui uno dei più augusti simboli dell'Antico Testaménto ed insieme l'immagine del Battesimo cui aspirano i nostri Catecumeni. L'acqua appare qui come l'oggetto dei desideri di tutto un popolo, che senza l'acqua doveva perire. San Paolo, svelandoci i misteri dell'antica Alleanza insegna che la roccia, o la pietra, significava Gesù Cristo (1Cor 10,4), dal quale zampillò la fonte d'acqua viva che disseta e purifica le anime. In seguito i santi Padri ci fecero notare che la pietra vivificò l'acqua, da essa contenuta, solo dopo essere stata percossa dalla verga, i cui colpi sulla roccia significano la Passione del Redentore. Il legno di questa verga, aggiungono gli antichi interpreti, è il simbolo della Croce, e i due colpi rappresentano i due legni di cui essa è formata.

 

Il nuovo Mosè.

Le pitture della Chiesa primitiva che ci restano nelle Catacombe di Roma ci mostrano ad ogni passo l'immagine di Mosè che percuote la roccia, donde scaturisce l'acqua; anzi un vetro dipinto rinvenuto in quei sotterranei, culla della nostra fede, ci mostra, dall'iscrizione che ancora si legge, che i primi cristiani consideravano nella figura di Mosè lo stesso san Pietro, il quale nella nuova Alleanza aprì al vero popolo di Dio la sorgente d'ogni grazia, prima con la sua predicazione il giorno della Pentecoste, e più tardi con quella che fece sentire ai Gentili nella persona del centurione Cornelio. Il simbolo di Mosè che percuote la roccia, e la maggior parte di quelli che abbiamo ravvisati e ravviseremo nelle letture che assegna la Chiesa all'istruzione dei Catecumeni, non solo furono impressi, in quei primi secoli sugli affreschi delle catacombe romane, ma numerosi monumenti attestano ch'erano anche rappresentati in tutte le chiese dell'Oriente e dell'Occidente. Anzi, molti di questi simboli giunsero fino al secolo XIII, ed oltre, sulle vetrate delle nostre cattedrali, le quali conservano ancora la forma ieratica ricevuta all'inizio. È triste vedere che, soggetti che suscitavano un sì vivo entusiasmo nei nostri padri, oggi sono divenuti così poco familiari. Usciamo da una tale indifferenza che non è affatto cristiana, e con la meditazione della santa Liturgia, ritorniamo alle tradizioni alle quali i nostri avi attinsero la solida fede e il sublime attaccamento a Dio ed alla loro posterità.

 

vangelo (Gv 4,5-42). - In quel tempo: Gesù giunse ad una città della Samaria, detta Sichar, vicina alla tenuta che da Giacobbe fu data al suo figlio Giuseppe, dove era pure il pozzo di Giacobbe. Or dunque Gesù, stanco del viaggio, stava a sedere, così com'era alla fonte. Era circa l'ora sesta. Venne ad attingere acqua una Samaritana. Gesù le disse: Dammi da bere. (I suoi discepoli erano andati in città a comprare da mangiare). Ma la Samaritana gli rispose: Come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono Samaritana? che i Giudei non hanno relazione coi Samaritani. Gesù le rispose: Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è che ti dice: dammi da bere, tu stessa forse ne avresti chiesto a lui che ti avrebbe dato acqua viva. La donna gli disse: Signore, non hai con che attingere e il pozzo è profondo: donde hai quest'acqua viva? Sei tu forse da più di Giacobbe nostro padre, che diede a noi questo pozzo e ci bevve lui stesso e i suoi figli e il suo bestiame? E Gesù le rispose: Chi beve di quest'acqua tornerà ad aver sete; ma chi beve l'acqua che gli darò io, non avrà più sete in eterno; che anzi l'acqua da me data diventerà in lui fontana d'acqua viva zampillante in vita eterna. E la donna: Signore, dammi di quest'acqua, affinché non abbia mai più sete e non abbia a venire qua per attingere. Gesù le disse: Va' a chiamar tuo marito e ritorna qui. Non ho marito, rispose la donna. E Gesù: Hai detto bene, non ho marito: perché ne hai avuti cinque e quello che hai ora non è tuo marito: in questo hai detto la verità. Gli disse la donna: Signore, m'accorgo che tu sei profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte, e voi dite che il luogo dove bisogna adorare è in Gerusalemme. Gesù le rispose: Credimi, donna; è venuto il tempo in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quello che non conoscete; noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l'ora viene, anzi è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Che il Padre vuol tali adoratori. Dio è spirito e quei che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. Gli disse la donna: So che ha da venire il Messia, che vuoi dire Cristo; quando sarà venuto lui, ci istruirà di tutto. E Gesù a lei: Sono io che ti parlo. In quel momento arrivarono i suoi discepoli e si meravigliarono che parlasse con una donna. Nessuno però gli disse: Che cerchi? o di che parli con lei? Ma la donna lasciò la sua brocca e andò in città a dire a quella gente. Venite a vedere un uomo il quale mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia il Cristo? Uscirono pertanto dalla città e andarono da lui. In quel frattempo i discepoli lo pregarono dicendo: Maestro, mangia. Ma egli rispose loro: Io mi nutro di un cibo che voi non conoscete. I discepoli si dicevano perciò tra loro: Forse qualcuno gli ha portato da mangiare! Gesù disse loro: Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e così compiere l'opera sua. Non dite voi: Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco io vi dico: Alzate gli occhi e mirate le campagne che già biondeggiano per le messi. E chi miete riceve la mercede e raccoglie frutto per la vita eterna, sicché ne goda insieme e chi semina e chi miete. In questo proprio s'avvera quel proverbio: Altri semina ed altri miete. Io vi ho mandati a mietere dove non avete faticato; altri hanno lavorato e voi siete sottentrati nel loro lavoro. Ora molti Samaritani della città credettero in lui per le parole della donna che attestava: M'ha detto tutto quello che ho fatto. Andati dunque da lui i Samaritani, lo pregavano a trattenersi con loro. E ci rimase due giorni. E molto più credettero in virtù della sua parola, e dicevano alla donna: Noi non crediamo già per la tua parola, perché noi stessi abbiamo udito e abbiamo conosciuto che colui è veramente il Salvatore di tutto il mondo.

 

Gesù al pozzo di Giacobbe.

Nel racconto evangelico è il Figlio di Dio in persona che continua il ministero di Mosè, svelando alla Samaritana, figura della gentilità il mistero dell'Acqua che dà la vita eterna. Il soggetto lo ritroviamo nelle pitture murali delle Catacombe e sui bassorilievi dei sarcofaghi cristiani del IV e V secolo. Meditiamo questa bella storia, dove tutto parla della misericordia del Redentore. Gesù è stanco del cammino percorso: lui, Figlio di Dio, al quale il mondo non è costato che una parola, si è stancato nel cercare le sue pecorelle, ed eccolo ridotto a sedersi per riposare le sue spossate membra, ma prende il suo riposo sull'orlo di un pozzo, presso una fonte d'acqua. Arriva là una donna, la quale conosce solo l'acqua materiale; e Gesù vuole rivelarle un'acqua molto più preziosa. Ma comincia a farle conoscere la stanchezza che lo accascia e la sete che lo divora. Dammi da bere, le dice, come dirà fra pochi giorni sulla Croce: Ho sete. Anche noi, per arrivare a concepire la grazia del Redentore, dovremo prima conoscerlo nell'aspetto dell'infermità e della sofferenza.

 

L'acqua viva.

Ma ben presto non sarà più Gesù a domandare dell'acqua: sarà lui a offrirla, ed è un'acqua che toglie per sempre la sete, un'acqua zampillante nella vita eterna. La donna che desidera gustare di quest'acqua, ancora non sa chi è che le parla, e già presta fede alle sue parole. Questa idolatra mostra più docilità che i Giudei, pur sapendo che il suo interlocutore appartiene a una nazione da lei disprezzata. L'accoglienza che fa al Salvatore le ottiene nuove grazie a sua favore. E Gesù comincia a provarla, dicendo: Va' a chiamar tuo marito e ritorna qui. L'infelice non aveva un legittimo marito; e Gesù vuole che lo confessi. Ella non esita; e perché le ha rivelato il suo disonore, lo riconosce per un profeta. La sua umiltà sarà ricompensata, ed avrà le sorgenti dell'acqua viva. Così pure s'arrese la gentilità alla predicazione degli Apostoli; essi, venuti a rivelare a questi uomini abbandonati la gravita del male e la santità di Dio, lungi dall'essere respinti, li trovarono docili e pronti a tutto. La fede di Gesù Cristo richiedeva dei martiri, e ve ne furono a folle tra le prime generazioni strappate al paganesimo e a tutti i suoi disordini. Vedendo Gesù questa semplicità nella Samaritana, giudica, nella sua bontà, che sia venuto il tempo di manifestarsi a lei; e dice alla povera peccatrice ch'è giunto il momento in cui gli uomini adoreranno Dio in tutta la terra, che il Messia è venuto, ed è colui che parla con lei. È tale la divina condiscendenza del Salvatore per l'anima docile, che si manifesta interamente ad essa. Nel frattempo arrivano gli Apostoli che sono ancora troppo Israeliti, per comprendere la bontà del loro Maestro verso la Samaritana; ma s'avvicina l'ora che anch'essi diranno con san Paolo: "Non vi è più né Giudeo, né Greco; né servo, né libero; né maschio, né femmina; ma voi tutti non siete che una sola persona in Gesù Cristo" (Gal 3,28).

 

Apostolo e Martire.

Intanto la donna di Samaria, trasportata da un ardore celeste, diventa anch'essa apostola; lascia l'anfora sull'orlo del pozzo, perché non vale più niente ai suoi occhi l'acqua materiale, dopo che il Salvatore le ha dato da bere dell'acqua viva; e rientra in città, per predicarvi Cristo Gesù e condurre ai suoi piedi, possibilmente, tutti gli abitanti della Samaria. Nella sua umiltà, porta per prova della grandezza del Profeta la rivelazione che le ha fatta dei disordini nei quali è vissuta fino ad oggi. Quei pagani abbandonati che i Giudei aborrivano, accorrono al pozzo dove è rimasto Gesù ad intrattenere i suoi discepoli sulla messe vicina, e venerano in lui il Messia, il Salvatore del mondo; e Gesù si degna trattenersi due giorni nella loro città, dove regnava l'idolatria mista a qualche traccia di osservanze giudaiche. La tradizione cristiana ha conservato il nome di questa donna che, dopo i Magi dell'Oriente, viene annoverata fra le primizie del nuovo popolo: si chiamava Fotina, e versò il suo sangue per colui che le si manifestò al pozzo di Giacobbe. La Chiesa ne onora ogni anno la memoria nel Martirologio romano, il 20 marzo.

PREGHIAMO

Fa', o Dio onnipotente, che noi, fidando nella tua protezione, possia­mo vincere col tuo aiuto ogni avversità.

 

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 577-581

 

Domenica Terza di Quaresima | Lunedì | Martedì | Mercoledì | Giovedì | Venerdì | Sabato

 

 

Inizio Pagina

Torna a dom Guéranger