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Ildefonso Card. Schuster, Liber Sacramentorum > III. La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua > Venerdì dopo le Ceneri

 

 

Missale Romanum

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VENERDÌ   DOPO  LE  CENERI

Colletta a Santa Lucia "in Septizonio".

Stazione ai Santi Giovanni e Paolo.

 

Santa Lucia in Septizonio è una vetusta diaconia distrutta sotto Sisto V, e sorgeva all'angolo meridionale del Palatino, presso il Septizonium di Settimio Severo. Il libro Pontificale la ricorda nelle biografie di Leone III e di Gregorio IV che vi fecero delle offerte; sappiamo che era assai vasta ed ornata.

La messa stazionale poi è sul Celio nella basilica di Bizante, eretta da questo senatore e da suo figlio Pammachio entro la casa dei Santi Giovanni e Paolo. I due martiri vi avevano incontrato la morte per la fede, e vi erano stati nascostamente sepolti in un sotterraneo. Così avvenne che, soli tra tutti i Martiri romani - tumulati regolarmente nei cimiteri estramurali, come imponeva la legge, - Giovanni e Paolo riposassero nel cuore stesso della Città Eterna, privilegio par-

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ticolare che fa ben rilevare il Sacramentario Leoniano nel prefazio festivo dei due Santi.

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L'introito deriva dal salmo 29: "Il Signore ascoltò il mio grido ed ebbe compassione di me; Iahvé è venuto in mio aiuto".

La colletta supplica il Signore che favorisca colla sua grazia l'iniziato digiuno, onde l'astinenza dai cibi vada altresì congiunta colla purificazione dello spirito.

La lezione di Isaia (LVIII, 1-9) insiste nel mostrare l'inutilità delle cerimonie esteriori, ove queste non siano accompagnate da un vivo desiderio di piacere a Dio, e dallo spirito intimo di verace penitenza, che ci allontana dalla colpa, e ci fa ritornare al Signore. Senza di che i digiuni, il vestir di cilicio, l'andar col capo chino e col collo torto, come appunto rimprovera Isaia agli Ebrei, sono di sterile efficacia.

Il responsorio graduale appartiene al salmo 26: "Una sola cosa chiesi a Iahvé, e questa bramo: di restare nella casa di Iahvé e di ripararmi nel suo santo tempio". Il Salmista soffre violenza da parte di avversari, probabilmente della casta sacerdotale che vorrebbero espellerlo, siccome indegno, dal servizio del Santuario; come appunto Gesù, che fu dichiarato blasfemo e reo di morte dai pontefici stessi e dal sinedrio. Il Salmista in figura di Cristo prega, e Dio l'esaudisce conferendogli un sacerdozio sempiterno.

La lezione evangelica (Matth. V, 43-48; VI, 1-4) descrive quest'oggi le leggi supreme dell'amore verso il prossimo e della beneficenza cristiana. Ripagare il garbo degli altri con egual gentilezza, è buona regola di creanza alla quale può arrivare anche il pagano; ma per perdonare le ingiurie, per beneficare chi è impotente a mostrarcisi grato, per sottrarci il necessario e darlo agli altri senza che nessuno venga a conoscere la nostra beneficenza, è necessario l'esempio, il comando, la grazia di Gesù Cristo.

Forse, la scelta di questa pericope di san Matteo, è stata ispirata dai ricordi stessi dell'ambiente nel quale svolgevasi oggi solenne il sacro rito, Pammachio dedica le sue sostanze ai poveri, e dopo aver convertito la casa in titolo, fonda a Porto uno dei più antichi ospizi pei pellegrini e pei malati. I Valerii cristiani lo imitano, e là dove altra volta sorgevano gli aurei palazzi di Melania, di Piniano, dei Gordiani, dei Martiri Giovanni e Paolo, sorge nel IV secolo lo Xe-

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nodochium Valerii, che fu unito in seguito a un celebre monastero dedicato a sant'Erasmo.

L'offertorio deriva dal salmo 118: "Signore, giusta la tua parola, ritornami a nuova vita, affinché io apprenda le tue verità".

Nella colletta supplichiamo il Signore, affinché il sacrificio che accompagna il digiuno quaresimale renda accetti i nostri cuori, e ci impetri la grazia di una santa alacrità di spirito nell'osservanza della sacra astinenza.

Ecco il verso della Comunione derivato dal salmo 2, e che ci dimostra come la stazione di ieri non sia originaria: "Servite il Signore nel timore e tremebondi rendetegli gloria. Apprendete la disciplina, per non allontanarvi dal retto sentiero".

La colletta eucaristica s'ispira a san Paolo. Come il pane è il frutto di tanti chicchi di grano, che, macinati, impastati, formano un'unica massa, così il cibo eucaristico simboleggia e produce l'unità della Chiesa, in un identico ideale di fede e d'amore.

La preghiera sul popolo prima di dimetterlo, è la seguente: "Proteggi, o Signore, il tuo popolo, e lo purifica da ogni macchia; perché allora nessuna avversità potrà nuocergli, quando non sarà più dominato da alcuna passione".

Iddio non ci vuole semplicemente buoni, ma perfetti; anzi, perfetti giusta l'esemplare dell'infinita santità divina. Per questo egli ce ne ha procurati largamente tutti i mezzi, volendo che la redenzione fosse, non semplicemente sufficiente, ma copiosa ed abbondante; a tal uopo Egli ha sparso tutto il suo sangue prezioso.

Quale pernicioso errore è quindi quello di molti, i quali ritengono che alla perfezione sono chiamati, al più, i religiosi e gli ecclesiastici. Ad un Dio che ci ha amato infinitamente, sino ad annientare se stesso, giusta l'energica frase di san Paolo, quale nera ingratitudine, rispondere: io t'amerò sin qui, senza offenderti gravemente, ma non di più!

 

da Card. A. I. Schuster O. S. B., Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano - III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), Torino-Roma, 1933, pp. 49-51.

 

 

 

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