UNA VOCE VENETIA  

Messe latine antiche nelle Venezie 
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Mons. Fiorio, staremo a vedere

Mons. Franco Fiorio, vicario generale di Verona, ha risposto al presidente di Una Voce-Firenze Dante Pastorelli - che aveva scritto al Vescovo mons. Carraro  - con la lettera del 22 aprile, riportata con la corrispondenza e ampio commento sul bollettino "Una Voce Dicentes" 1/2005. Fiorio assicura che nulla di male accadrà alla chiesa di S. Pietro Martire a Verona e alle reliquie del Santo che vi si trovano, in seguito alla paventata cessione della chiesa ai luterani, che tante proteste ha suscitato in tutto il mondo cattolico. "Daremo solo l'uso dell'ambiente della suddetta chiesa per qualche incontro di preghiera di cristiani di altra espressione cristiana". Solo? Siamo tutti qui che aspettiamo di vedere che cosa accadrà...

Una Voce Venetia

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Chi diffonde notizie false per seminar zizzania? 

Resta il grave problema della chiesa di S. Pietro Martire aperta ai luterani

IL VESCOVO DI VERONA E LA S. MESSA ANTICA

Un carissimo amico fiorentino, persona dabbene e degna di grande stima, lo scorso febbraio mi informò che da alcune  fonti veronesi non meglio specificate, ma estranee ad "Una Voce", gli era stato assicurato che il Vescovo mons. F. R. Carraro avrebbe presto ritirato la concessione dell'Indulto e posto fine alla celebrazione della S. Messa tridentina nella chiesa di S. Toscana. Gli risposi che queste notizie non mi convincevano per nulla e che forse erano soltanto il frutto d'una malefica volontà di seminar zizzania tra la Curia veronese ed il nutrito ed attivissimo gruppo di "Una Voce" da parte di "ambienti" da prender con le molle. Da ciò è derivata la corrispondenza che riporto.

                                                                                                                                   d.p.

A S. Ecc. za Rev. ma
Mons. Flavio. R. Carraro
Vescovo di Verona

                              Firenze, 28 Febbraio 2005

Eccellenza Rev. ma,

la notizia della Sua nomina a Ordinario della Diocesi di Verona accese in me ed in alcuni amici cattolici legati all'antica liturgia, che viene celebrata nella chiesa di S. Francesco Poverino a cura di "Una Voce" e della Venerabile Confraternita intitolata al Santo d'Assisi, a S. Girolamo e a S. Filippo Benizzi, grandi speranze, perché della Sua figura sacerdotale – sana dottrina, santità di vita e carità pastorale – era garante il sacerdote che da quasi vent'anni officia per noi la S. Messa di S. Pio V, l'amato padre Paolo Andreini cappuccino, che all'Eccellenza Vostra è legato da antico affetto e incrollabile stima.

Le Sue concrete aperture nei riguardi dei fedeli cosiddetti "tradizionalisti" (è un termine che uso malvolentieri e solo per motivi di semplificazione concettuale, perché, a mio avviso, assai ambiguo) della Sua Diocesi, e addirittura l'autorizzazione ad un sacerdote della Fraternità S. Pio X di celebrare la S. Messa in una chiesa di Verona, venivano da me portate quale esempio di premurosa "paternità" anche a vari Suoi confratelli nell'episcopato, non escluso il card. E. Antonelli.

Ebbene, ora mi colpisce profondamente la Sua dichiarata volontà, stando a quanto riferisce la stampa locale e nazionale, di cedere ai luterani la chiesetta del co-patrono di Verona, S. Pietro Martire, ucciso, in odio alla Fede Cattolica, dagli eretici "catari".

Poiché il buon padre Paolo Andreini, proprio ieri mattina, da me informato di questo Suo proposito, m'ha esortato a non esprimere giudizi senza conoscere i reali motivi della Sua decisione - ché dei motivi molto seri, reputo, devono giustificare un "dono" così prezioso che sta sollevando reazioni pesanti nell'opinione pubblica veronese -, mi rivolgo direttamente all'Eccellenza Vostra sicuro che vorrà, nella Sua da me sempre apprezzata disponibilità, chiarire tali motivi e, prima ancora, la veridicità delle notizie di stampa che pur riportano dichiarazioni di Suoi stretti collaboratori i quali danno per certa la cessione del venerato tempietto agli "eredi", per alcuni aspetti, di quei catari assassini.

Da fonti non veronesi ieri ho appreso altresì che, a seguito della scomparsa di mons. Fiorini che officiava la S. Messa di S. Pio V, l'Eccellenza Vostra avrebbe manifestato l'intenzione di revocare l'indulto ed impedire, pertanto, la celebrazione della S. Messa secondo il Rito Romano Antico.

Ho manifestato apertamente tutto il mio fondato scetticismo circa la possibilità di simile evenienza che contrasterebbe con la Sua linea pastorale, con le sagge direttive del Papa e gli innegabili sforzi dell'attuale Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" e sarebbe foriera di gravissime ripercussioni nella vita della Diocesi. Inoltre m'induce allo scetticismo la Sua constatata generosità.

In conclusione, Eccellenza, Le sarei vivamente grato ove volesse fornirmi, con paterna benevolenza, i richiesti chiarimenti ed una netta smentita a "voci" che circolano e che ritengo prive di fondamento e malevole, tese, cioè, a seminar zizzania.

Le accludo alcune copie del bollettino di "Una Voce dicentes" della sezione "Una Voce" di Firenze, che personalmente curo e, nell'attesa di un riscontro, nell'assicuraLe la mia devozione filiale in Domino invoco Sue preghiere per la salute cagionevole del nostro Padre Paolo e la Sua benedizione per tutti noi fedeli che, col nostro carisma, vogliamo restare sempre uniti alla Cattedra di Pietro nella continua professione della Fede immutabile.

            Dante Pastorelli

 

 

Ill.mo Sig.
Prof. Dott. Dante Pastorelli
Via Bronzetti, 14
50137 Firenze

Ill.mo Signore,

per incarico di Padre Flavio Roberto Carraro, Vescovo di Verona, riscontro la sua lettera del 28 febbraio c.a. Il Vescovo è assente da Verona per alcuni impegni pastorali e mi ha pregato di risponderle:

Posso rassicurarla che questa Curia sta preoccupandosi delle comunità cristiane di diversa tradizione secondo le indicazioni dei decreti conciliari e le norme della S. Sede e della Cei e nel doveroso rispetto alla Reliquie dei Santi.

Non è pertanto vero che sia nostra intenzione cedere la Chiesa di S. Pietro Martire a fratelli di altre Chiese o confessioni cristiane, ma daremo solo l'uso dell'ambiente della suddetta chiesa per qualche incontro di preghiera di cristiani di altra espressione cristiana. Questa concessione di uso di un edificio sacro è un gesto di solidarietà tra fratelli e sorelle che credono nello stesso Signore Gesù Cristo.

Posso rassicurarla invece circa la seconda preoccupazione che Lei manifesta: l'indulto concesso di celebrare la S. Messa nella chiesa di S. Toscana secondo il Messale di S. Pio V resta immutato: è stato dato secondo le indicazioni della S. Sede nella lettera apostolica "Ecclesia Dei".

Con rispettosi ossequi

            Don Franco Fiorio
Vicario Generale

Verona, 22.04.05

 

Prendo atto con soddisfazione della risposta di S. Ecc.za mons. F. R. Carraro, tramite il suo Vicario Generale, che conferma la mia piena fiducia nell'opera di un Vescovo che è stato tra i più disponibili nei nostri riguardi ed al quale confermo tutta la mia devozione.

I fatti mi danno ragione: durante la malattia di mons. Carlo Fiorini, ed anche dopo la sua scomparsa nel dicembre 2004, la celebrazione in S. Toscana della S. Messa non ha subito interruzioni. Anzi, dal 6 marzo u.s. ha preso possesso della chiesa come nuovo Rettore, nominato dal Vescovo, don Bruno Ferrante, Direttore Spirituale del Seminario Vescovile di S. Massimo. Le malelingue, pertanto, che allignano in ambienti cosiddetti tradizionalisti, sono servite: chiunque siano, si tratta di individui sciocchi, vili e bugiardi.

Quanto all'assegnazione della chiesa di S. Pietro da Verona – l' opera del Santo è ben nota a Firenze, dove fondò nel 1244 la Compagnia di Santa Maria della Misericordia ed il suo martirio è immortalato da famosi dipinti del Beato Angelico nel convento di S. Marco, della scuola degli Orcagna nel Museo del Bigallo e di altri artisti in altre chiese fiorentine - sembra, dalla lettera di don Fiorio, non trattarsi di totale, definitiva donazione di quella che fu la casa natale del Santo, ma di concessione, per motivi di solidarietà cristiana, a sporadiche riunioni di non cattolici. Il che è già in qualche misura, minima in verità, consolante, come l'assicurazione circa il rispetto delle reliquie del Santo Martire.

Ritengo, a dirla chiara, atteso l'assassinio da parte dei Catari del co-patrono veronese, che sarebbe stato assai più opportuno, anche, ma non solo, per non ferire la sensibilità religiosa della popolazione, offrire altri locali, non consacrati per il culto cattolico o sconsacrati, di cui le Curie non son mai sprovviste, onde permettere, nello spirito ecumenico rammentato e perseguito nella diocesi veneta, ai non cattolici, luterani in primis, che fra l'altro rifiutano altari, reliquie e immagini sacre, di riunirsi per incontri di preghiera e per le "cene". 

Un ripensamento del Vescovo mons. Carraro, nella direzione da me auspicata, insieme alla concessione della parrocchia "personale" di rito tridentino, richiesta insistentemente dalla folta schiera dei soci di "Una Voce", instaurerebbe un clima di reale serenità e fattiva collaborazione che gioverebbe anche ad un serio spirito ecumenico, cattolicamente inteso, sulla retta via segnata dalla Tradizione e condensata da Pio XI nella "Mortalium Animos", in contrasto con la quale né Papi né Concili possono deliberare.

Infine, non posso tacere che mi dispiace molto, nel contesto della lettera di don Fiorio, la totale assenza dell'assicurazione delle richieste preghiere per la salute del caro P. Paolo Andreini e della benedizione per noi figli fedeli della Santa Chiesa. Voglio sperare che tale assicurazione sia implicita.

Dante Pastorelli

 

da "Una Voce Dicentes" 1/2005, pp. 46-47

 

 

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Inserito il 15 giugno 2005

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