Messe latine antiche nelle Venezie 
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LETTERA AL GIORNALE SULLA QUESTIONE MESSA ANTICA

Quei preti che celebrano 
il "Mistero buffo"

Granzotto: "insistere con le petizioni, con gli appelli alla Curia romana, con le vostre ragionevoli suppliche. Non date tregua a loro e alle loro coscienze: il carnevale non dura in eterno e prima o poi arriva il tempo della quaresima"

 

Caro Granzotto, da tempo la comunità dei fedeli tradizionalisti più numerosa del Nord-Italia, quella veronese, chiede alla Curia Episcopale della città scaligera l'istituzione di una parrocchia di rito romano antico, con un sacerdote di formazione tradizionale. Ma il Vescovo Flavio Roberto Carraro e il suo Vicario Episcopale Franco Fiorio (che anni fa, nella sua parrocchia, mise in scena Mistero Buffo di Dario Fo), amici più dei no global che nostri, non ci sentono. Infilano una sull'altra riunioni ecumeniche, danze con i terzomondiali, visite in Sinagoga e convegni con i musulmani, ma per i cattolici tradizionalisti niente da fare. E non è che ci sia scarsità di edifici sacri se è vero come è vero che recentemente Vescovo e Vicario hanno rilasciato ad acattolici di svariate confessioni africane e asiatiche, per non dire dei luterani, dei battisti e dei valdesi, ben venticinque chiese. Una di queste, la chiesa già casa natale del domenicano San Pietro Martire o San Pietro da Verona, venerato in tutto il mondo e assai caro ai fedeli veronesi, è stata consegnata proprio ai luterani, ovvero agli eredi di coloro che lo martirizzarono. Pietro, che oggi riposa nella chiesa milanese di Sant'Eustorgio, fu squarciato con un falcastro alla Barlassina, sulla strada che da Como conduce a Milano, in odium Fidei dai Catari nel 1252 non riuscendo però a impedirgli di scrivere nella polvere, con il dito intinto nel proprio sangue, le prime parole della professione di fede cattolica: Credo in unum Deum. Mettendo a disposizione chiese ove celebrare messe in rito protestante o folcloristiche accompagnate dai riti afrocubani, il Vescovo e il suo Vicario mostrano una notevole "apertura", ma perché essa deve essere controbilanciata dalla chiusura nei confronti di quanti chiedono semplicemente di poter partecipare a una messa in rito antico, tradizionale, coi canti gregoriani?

Mansueto Bassi Mantova

 

Sarebbe interessante conoscere la risposta del diretto interessato, il Vescovo Carraro. Ma l'esperienza m'insegna, caro Bassi, che pur esaltando il dialogo e anzi facendone la loro bandiera, quando si tratta di render conto delle proprie scelte il clero progressista imbocca la via del mutismo. Eppure non credo che la Curia episcopale veronese ignori l'indulto del 1988 né la Lettera indirizzata da Giovanni Paolo II alla Congregazione per il Culto Divino e nella quale, dopo aver ricordato che "il Popolo di Dio ha bisogno di vedere nei sacerdoti e nei diaconi un comportamento pieno di riverenza e di dignità", il Santo Padre ricordava come "nel Messale Romano, detto di san Pio V", vi siano "bellissime preghiere con le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e di riverenza di fronte ai santi misteri: esse rivelano la sostanza stessa di qualsiasi liturgia". A proposito di riverenza, di dignità e di umiltà, un lettore triestino, Francesco G. Tolloi, mi ha invitato a visitate un sito Internet, www. unavoce-ve-it: "Vi troverà - scriveva - le sconsolanti (meglio agghiaccianti) immagini del cardinal, arcivescovo di Magonza e presidente della Conferenza episcopale tedesca, in abiti carnevaleschi. Il porporato inoltre sembra non avere in uggia neanche l'alcol e la belle ragazze. E già, il problema della Chiesa, secondo i vescovi, sono i tradizionalisti, anacronistici e sclerotizzati, fermi ancora al latino e al gregoriano. Poco importa che qualche cardinale abbia perduto il rispetto per l'abito che porta. O, peggio, la fede". Ho seguito il consiglio e sono rimasto di stucco. Ai preti zapatisti, guevaristi. cantautori, ballerini e saltimbanchi avevo fatto l'occhio, ma vedere un cardinale, un principe della Chiesa, combinato in quel modo, be', è stata proprio una sorpresa: Lehmann sembrava la caricatura che i Lanzi, al tempo del Sacco di Roma, facevano del Papa e dei porporati per sbeffeggiarli.

A sacerdoti così, in maschera, a preti con un debole per le Messe etniche, a preti che preferiscono il Mistero Buffo a quello divino, a Vescovi di Santa Romana Chiesa che s'inciuciano con i protestanti, la rigorosa solennità della Messa in latino, la spiritualità del canto gregoriano, la compostezza, la riverenza, l'umiltà di fronte al mistero dei fedeli tradizionalisti non può che sgomentare. Ragione di più, caro Bassi, per insistere con le petizioni, con gli appelli alla Curia romana, con le vostre ragionevoli suppliche. Non date tregua a loro e alle loro coscienze: lo sa anche l'eminenza reverendissima Lehmann che il carnevale non dura in eterno e che prima o poi arriva il tempo della quaresima.

Paolo Granzotto

 

da "Il Giornale", 26 febbraio 2005

 

 

 

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