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Messe latine antiche nelle Venezie  
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Difendiamo la santa messa "tradizionale"

 

Le chiedo cortesemente di darmi qualche delucidazione in merito al quesito che sottopongo alla sua attenzione: come mai la Chiesa cattolica ricordando ai contribuenti italiani, come sta facendo in questi giorni attraverso la parola o altri simboli, di devolvere a suo favore l'otto per mille ci presenta l'immancabile immagine di un prete in antico abito talare o con i paramenti addosso durante una funzione religiosa? Mi scusi, non fu gettato alle ortiche l'abito, insieme al breviario, dopo l'ultima riforma conciliare, preferendo indossare abiti civili più costosi e adatti a persone che svolgono ben altre prosaiche funzioni?

Roberto Scarciglia Avetrana (Taranto)

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Perché la Chiesa, caro Scarciglia, viene da molto lontano e la sa molto lunga. Sa che le tasse (e relativo otto per mille) mica le pagano i giovani che sfilano dietro i don Vitaliano della Scala, quelli che invece dell'abito talare indossano la maglietta col Che Guevara. Od altra icona della guerriglia. Le tasse mica le pagano i giovanotti e i giovanottisti dei centri sociali. E siccome lo sa, si adegua e nei suoi santi spot tira fuori un parroco vecchia maniera, con la tonaca magari impilliccherata ma regolamentare e, a veder bene, anche la tonsura, pratica credo disattesa dal 99,9 per cento dei sacerdoti. Onestamente non lo che cosa abbia indotto la suprema gerarchia della Chiesa a tollerare messe che finiscono per essere un concerto rock o dove i laici distribuiscono la comunione e altre faccende del genere. Se lo ha fatto, avrà avuto - e forse le ha ancora - le sua buone ragioni. Tuttavia da piccoli segnali che arrivano dai Sacri Palazzi, sembra che non sia poi così soddisfatta dei risultati. Non si spiegherebbe altrimenti perché, dopo decenni di intransigenza, mostri condiscendenza verso quanti alla messa postconciliare preferiscono quella tridentina o di Pio V, in latino, con il sacerdote che dà le spalle ai fedeli e la liturgia rispettata fino all'ultimo oremus. Un mesetto fa, il 24 maggio scorso, festa di S. Maria Ausiliatrice, nella Basilica romana di S. Maria Maggiore il Cardinal Dario Castrillon Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero e Presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", ha officiato una messa "tradizionale", ed era la prima volta dal 1970, da trent'anni a questa parte, che un cardinale di Santa Romana Chiesa celebrava una funzione col rito antico in una Basilica papale. E siccome la Chiesa viene da molto lontano e la sa molto lunga, l'avvenimento non è privo di significati, il cui senso capiremo in futuro. E a proposito di messe con il rito tridentino, voglio segnalare la petizione che i fedeli mantovani hanno rivolto al loro vescovo affinché autorizzi almeno una chiesa della diocesi a celebrare, secondo le intenzioni espresse dal Papa Giovanni Paolo II, la messa in lingua latina con rito gregoriano. Messa che è celebrata in quasi tutte le diocesi del nord e in molte altre città d'Italia, ma non a Mantova. I lettori di quella (bella) città possono firmare - domenica e lunedì prossimo - in Piazza Broletto o chiedere lumi al Coordinamento di via Valsesia 4. Fatelo.

Paolo Granzotto

 

da "Il Giornale", 1° giugno 2003

 

 

 

 

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  • La Voce di Mantova, 3 giugno 2003  p. 1p. 14

 

 

 

 

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Inserito il 3 giugno 2003

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